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«Il Ritorno - Boìcu ed altre storie»
di Romano Asuni in eBook ed ExLibris
Gran
Bel Libro
Una boccata d’aria
inattesa, in un panorama di noia e ripetizioni
di
Giorgio Flavio Pintus
giornalista e scrittore
È
una Sardegna diversa quella che ci racconta questo libro, un’isola, mai nominata nel testo, che si trasforma, passando dall’immagine che conosciamo, quella di Salvatore Niffoi per intendersi, aspra, a tratti selvaggia, all’altra che si affaccia a una lenta trasformazione e al Continente. E lo fa attraverso una storia, ma sono tante storie che si riuniscono in una toccante "reconductio ad unum". Storia dura, nonostante l’apparente asciuttezza commossa, inusuale nel linguaggio letterario contemporaneo. La prima sensazione è di definire "desolato" (riferendolo alla desolazione del destino dell'uomo) il registro di fondo del libro. In realtà, è la storia di una rincorsa all’appartenenza, una sorta di imprinting che marchia l'essere con regole, riti, valori, principi e sentimenti che, di fatto, lo "abitano". Così personaggi tanto diversi, Paolo, suo padre, il gigante Boìcu, Perdu, l’ultimo re pastore, i tanti altri personaggi che si affacciano dalle pagine, si ritrovano a cantare in un coro antico che si affaccia a un presente che non tutti capiscono o accettano. Ma è il loro.
Il ritorno di Paolo, il protagonista del libro, è il tentativo, riuscito, di dimostrare che si possono mantenere le radici vivendo una realtà diversa, con la stessa forza e la stessa intensità. Ed è un discorso universale che vale alle falde del Gennargentu come a Bolzano o nel Burundi. Per chi conosce la lacerante fatica che si fa nel bolinare, perennemente irrisolti, tra le due condizioni, il pregio sommo di queste pagine è che sanno raccontare benissimo questo umanissimo, necessario e sofferto navigare a vista senza trucchi facili e senza quei terrificanti "spiegoni" che infestano spesso con estenuanti analisi psicosociologiche le pagine contemporanee. L’autore, d’altra parte, viene dalle tradizioni dei "contos", la letteratura orale dell’antica Sardegna, e dunque sa da sempre come si racconta, in un'invidiabile capacità di scrittura che fa giustamente parlare le azioni, i gesti, i pensieri minuti e anche i silenzi dei protagonisti.
La "sarditudine", o "sardità", che pervade il libro (che, ripeto, non nomina mai l’isola, per quanto riconoscibilissima) non è solo durezza di pietre e di cuori, grevità di destini e densità di sentimenti. C’è anche un cielo inimitabile, che regala anche luci di impareggiabile leggerezza e letizia. E tracce magari magiche, fantasiose e divertenti, a riprova che non è vero che l'Isola non conosce le favole, contrariamente a quanto sostiene l’autore. Invece, su fragu 'e murta, il profumo del mirto di cui parla il libro, porta con sé anche la leggerezza del sughero e delle nuvole che giocano con il maestrale. Gran bel libro, una boccata d’aria inattesa, in un panorama di noia e ripetizioni.
Giorgio Flavio Pintus
giornalista e scrittore
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Romano Asuni
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