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LE PRIME DUE PAGINE DI...
«Giovanni Pascoli» di Gian Luigi Ruggio

1.
La società dimentica e perdona.
I figli non dimenticano,
la coscienza non perdona.

 

Ruggero Pascoli, il padre di Giovanni, aveva visto la luce a Ravenna il 24 marzo 1815. Figlio unico di Margherita e Giacomo Pascoli, era però rimasto orfano di entrambi i genitori a soli nove anni. Avevano allora dovuto prendersi cura di lui i fratelli del padre, Giovanni e Luigi, che si erano innanzitutto preoccupati di dargli una solida istruzione mandandolo in Collegio.
Ma era stato soprattutto lo zio Giovanni, che aveva ben presto perduto la moglie e anche l’unico figlio, Ferdinando, a occuparsi di Ruggero. Essendo l’amministratore della grande tenuta dei principi Torlonia (che lo stimavano al punto dal volerlo poi ricordare, alla sua morte, con una lapide commemorativa) lo aveva tenuto qualche tempo con sé in campagna. E forse, chissà, non era stato proprio un caso se poi, anni dopo, scomparso lo zio, Ruggero aveva finito per assumere l’incarico d’Intendente della stessa Tenuta della Torre San Mauro. Questo era avvenuto nel 1849, dopo essere stato per qualche tempo, come si legge in una lettera autografa conservata nell’archivio di Cesena, Comandante Civico del Comune di San Mauro.
Caterina Vincenzi Allocatelli, moglie di Ruggero Pascoli, era invece nata a San Mauro di Romagna il 12 dicembre 1828. Era figlia di Olimpia Allocatelli, discendente da una nobile e agiata famiglia di Sogliano al Rubicone, e di Paolo Vincenzi, un uomo benestante ma di origine contadina di San Mauro. Caterina era la secondogenita di cinque figli, tre femmine e due maschi. Ma questi ultimi, come troppo spesso accadeva a quei tempi, “li aveva ripresi il cielo” in tenerissima età. Le sue due sorelle erano Rita (la zia alla quale Giovanni Pascoli e sua sorella Mariù saranno particolarmente legati) e Luigia, nate rispettivamente nel 1827 e nel 1833.
Rimaste orfane della madre nel 1842, le tre signorine Allocatelli si maritarono molto presto. Rita, ad appena sedici anni, disse sì a Placido David, ricco possidente di Sogliano al Rubicone dal quale ebbe due figli. Luigia andò in sposa ad Alessandro Morri, Segretario del Comune di Sogliano, ed ebbe a sua volta due figlie. E, infine, Caterina nel 1849 sposò Ruggero Pascoli e formò con lui una famiglia di ben dieci figli. Tra questi, Giovanni Agostino Placido, così venne battezzato il futuro poeta, era il quartogenito ma un destino funesto, privandolo in pochi anni di ben cinque fratelli, finì per farlo diventare presto il primogenito. Ma ecco, nella scheda di famiglia vergata di suo pugno da Ruggero Pascoli, con linguaggio tanto sintetico quanto un po’ burocratico, l’elenco dettagliato di tutti i componenti:
Matrimonio fra Ruggero Pascoli di Ravenna e Caterina Vincenzi Allocatelli di San Mauro di Romagna, avvenuto il 23 settembre del 1849.
Figli di Ruggero e Caterina Pascoli nati nelle seguenti epoche:
1° - 19 ottobre 1850, ore 6 1/2 pomeridiane, Margherita Olimpia Vittoria battezzata nel giorno successivo a San Mauro dal M. Rdo. Don Pasquale Fabbroni. Padrini Parcali Ferdinando e Vincenzi Rita. [Margherita morì di tifo il 13 novembre 1868].
2° - 24 febbraio 1852 ore 4 3/4 pomeridiane, Giacomo Ugo Enea battezzato nel giorno successivo a San Mauro dal M. Rdo. Don Pasquale Fabbroni. Padrini Montini Eugenio di Bologna e Vincenzi Luigia. [Giacomo morì il 12 maggio 1876 all’età di soli 24 anni, due mesi e 15 giorni].
3° - 14 febbraio 1854 ore 2 1/2 antimeridiane, Luigi Filippo Venanzio, battezzato il giorno successivo a San Mauro dal M. Rdo. Don Antonio Tognacci. Padrini Monti Adelaide di Cesena in Pascoli e Pascoli Giovanni non intervenuto perché indisposto. [Luigi morì il 18 ottobre 1871 a soli 17 anni e otto mesi].
4° - 31 dicembre 1855 ore 6 1/4 pomeridiane, Giovanni Placido Agostino battezzato il giorno successivo in San Mauro dal M. Rdo. Don Antonio Tognacci. Padrini Morri Alessandro di Rimini e David Vincenzi Rita.
5° - 28 novembre 1857 ore 9 pomeridiane, Raffaele Sigismondo Cesare, battezzato in San Mauro il giorno successivo dal M. Rdo. Don Luigi Buraschi. Padrini Vincenzi Paolo e Rosa Vespignani di Rimini.
6° - 21 luglio 1859 ore 10 1/2 antimeridiane, Alessandro Giuseppe Paolo, battezzato nel giorno successivo in San Mauro dal M. Rdo. Parroco sottoscritto. Padrini M. Rdo. Don Federico Balsimelli, Parroco di San Mauro e Vincenzi David Rita.
7° - 18 luglio 1870 ore 4 1/2 antimeridiane, Carolina Vittoria Maria, battezzata il giorno successivo in San Mauro dal M. Rdo. Parroco sottoscritto. Padrini M. Rdo. Don Federico Balsimelli, Parroco di San Mauro e Vincenzi David Rita.
Carolina Vittoria Maria volò al cielo (dopo penosa malattia sofferta a Sogliano) il 2 dicembre 1865 alle ore 11 1/2 antimeridiane).
8° - 2 gennaio 1862 ore 6 1/2 antimeridiane, Ida Elda Maria Vittoria, battezzata nel giorno successivo dal M. Rdo. Don Luigi Braschi. Padrini Giorgi Luigi di Cesena e Parioli in Squadrani Eugenia.
N.B. Il battesimo accadde nello stesso giorno della nascita. Ida Maria Vittoria volò al cielo, dopo penosa malattia nel giorno 27 agosto 1862 alle ore 10 pomeridiane.
9° - 22 ottobre 1863 Ida Angela Olimpia, nata alle ore 7 1/4 antimeridiane e battezzata nel giorno successivo in San Mauro dal M. Rdo. Don Alessio Tognacci. Padrini Vincenzi in Morri Luigia ed Emilio David.
10° - 1° novembre 1865 ore 4 1/4 pomeridiane, Maria Santa Adele Annetta, battezzata il giorno successivo in San Mauro dal M. Rdo. Don Alessandro Tognacci. Padrini Morri Alessandro e Luigia Vincenzi coniugi.
La famiglia Pascoli viveva dunque, serenamente, nella linda casetta di San Mauro. I figli crescevano nell’amore dei genitori che, pur portando affetto a tutti in egual misura, avevano un occhio particolare per Giovannino. Perché?
Perché era un bambino tranquillo, socievole con tutti, che amava tanto essere accarezzato ed era particolarmente affezionato alla mamma. Spesso, anche quando sarebbe stato molto più grandicello, le si accovacciava accanto poggiando la testa sulle sue ginocchia restando entrambi così, a lungo, in silenzio. Sì, era un fanciullo molto sensibile, ma, racconta Maria nelle sue memorie, non gli piaceva fare il furbo e neppure il bimbo prodigio. Aveva anche lui una preferenza per uno dei suoi tanti fratelli: Luigino (Gigino), col quale giocava alla guerra nascondendosi tra il folto delle thunie, dei cipressi, dei cedri e gli ippocastani del giardino di casa. Le armi? Le spade erano foglie di giaggiolo e i proiettili bacche di cipresso.

...CONTINUA
IN «GIOVANNI PASCOLI»
di Gian Luigi Ruggio
Simonelli Editore, pp.504,
Euro 17,05