I "Desaparecidos" della Letteratura

di Ermanno Bartoli  n.21
Autori Introvabili o quasi


 

RAY BRADBURY
(Waukegan - Illinois - 1920)

"SILENZIO: PARLA IL BAMBINO"

Pretendere di far passare un autore come Ray Bradbury per un non pubblicato o quasi è certo pretendere troppo, ma quest'autore, poliedrico e mai banale, scrittore di fantascienza e non solo, non è soltanto autore di romanzi famosissimi quali «Fahrenheit 451» o «Cronache marziane» ma anche di splendide opere meno note quali i romanzi... «L'estate incantata» ("Dandelion wine" - ricordi d'infanzia resi da Bradbury in maniera magistrale), «Il popolo dell'autunno» ("Something wiched this way comes" - letteralmente tradotto suonerebbe come "Qualcosa di sinistro sta per accadere"; titolo ripreso fedelmente nell'edizione italiana dell'omonimo film di Jack Clayton magistralmente interpretato da Jason Robards), «Morte a Venice» e di racconti quali... «L'uomo illustrato» (altro film, con Rod Steiger) e «Il gioco dei pianeti». Se facciamo conto che pure «Fahrenheit 45» ispirò un famoso film, appare evidente che questo è stato tra gli autori più "saccheggiati" dal cinema.
Pubblicato in maniera corposa e apprezzato da registi e sceneggiatori... eppure sono qui, a parlare di lui, su questa rubrica per "colleghi" in Italia meno fortunati; colleghi i quali, ovviamente, spero un giorno abbiano miglior fortuna dell'attuale. E lo faccio per i meno noti titoli di cui sopra e per un motivo ancor più pressante: egli è il cantore dell'infanzia e di quell'infanzia "di cuore" e non zuzzurellona che ogni uomo dovrebbe possedere e coltivare sempre. Ed ecco che Bradbury parla del bambino, al bambino... a se stesso.
«Il popolo dell'autunno» ha, in ciò, un inizio folgorante nel quale Bradbury scherza (ma non troppo) coll'argomento scuola.
«In primo luogo era ottobre, un mese eccezionale per i ragazzi. Non che tutti i mesi non siano eccezionali. Ma ce ne sono di buoni e di cattivi: come dicono i pirati. Prendete settembre, un mese cattivo: cominciano le scuole. Considerate agosto, un mese buono; le scuole non sono ancora incominciate. Luglio, ecco, luglio è veramente splendido: niente scuole. Giugno, senza dubbio, giugno è il migliore di tutti, perché le porte delle scuole si spalancano e settembre è lontano un miliardo di anni. Ma adesso prendete ottobre. Le scuole sono cominciate da un mese, e voi ve la prendete più calma, tirate avanti. Avete il tempo di pensare all'immondizia che scaricherete sul portico del vecchio Prickett, o al costume da scimmia che indosserete alla festa dell'YMCA l'ultima sera del mese. E se è già il venti di ottobre e tutto odora di fumo e il cielo è color arancio e grigiocenere al crepuscolo, sembra che la vigilia di Ognissanti non verrà mai, in una pioggia di manici di scopa e in un fiottare sommesso di lenzuola attorno agli angoli delle strade.»
«L'estate incantata», invece, comincia in una città, in un periodo dell'anno diverso, ma con la stessa poesia.
«Era una mattina tranquilla e la città era ancora avvolta nel buio, infilata a letto. Il tempo diceva che era estate: il vento aveva quel certo tocco e il respiro del mondo era lungo, caldo e lento. Bastava alzarsi e sporgersi dalla finestra per sapere che questo era il primo giorno di libertà e di vita, il primo mattino d'estate. Douglas Spaulding, dodici anni, appena sveglio, lasciò che l'estate lo cullasse nel flusso pigro dell'alba...»
Sono due romanzi che parlano di ragazzi. Crescono e si dipanano in modo differente: angosciante e cupo il primo, lirico e malinconico il secondo. Però entrambi parlano di ragazzi. Ragazzi e infanzia; un'infanzia spesso violata che può compromettere in maniera terribile il resto di una vita: è l'argomento preferito da Ray.
«Morte a Venice», invece, è un romanzo-saggio: un atto d'accusa a tanta cultura del malessere e della piaga del malo-vivere propagandata e sponsorizzata da scelte editoriali e di lettura non proprio "sane". Qui, in una Venice notturna e claustrofobica, incontriamo il protagonista... e il signor Shrank che colleziona: Hardy, Poe, de Sade, Nietzsche, Hitler, Mussolini e altri... per tutta la casa, fin dentro la vasca da bagno. Naturalmente si può non essere d'accordo su tutti i nomi che egli fa (cita anche alcune opere di Shakespeare); su Poe, ad esempio, io non sono d'accordo... di quest'autore mi sono fatto progressivamente l'idea di un uomo profondamente malato e diviso al suo interno; tossico e alcolizzato; disperato e distrutto, ma con una voglia "dentro", di denuncia del suo stesso male e di "farcela" che ha dell'incredibile. «Il cuore rivelatore» e «La caduta di casa Usher» sono due tra i tanti esempi che ne rivelano l'essenza profonda... in una parola: Poe non ci marcia; anzi!
Rilievi a parte, il romanzo è di un'intensità unica, ed alla fine rimane il dubbio anche su certi nomi. Il Bradbury di «Morte a Venice» è scomodo, a tratti può risultare antipatico, ma ha il pregio di mettere il dito su una piaga che pochissimi osano anche soltanto vedere: il malessere fatto cultura, che finisce per servirsi di quanti hanno - o si ritiene abbiano - il destro per prestarvisi... Tra questi, spesso, e qui sta la grandezza di questo scorbutico sognatore, alcuni tra i definiti "grandi". Per i racconti rimando alla volontà dei lettori.
Terminando, per rendere chiaro che davvero ci troviamo di fronte ad una personalità non comune e autenticamente (cioè non secondo moda) affascinante, vi lascio con un suo scritto di qualche anno fa; parole che suonano come un testamento. Per Bradbury, conoscendolo... il più bello.
«Se qualche ragazzo verrà a vedere la mia tomba di qui a cento anni, e scriverà a matita sul marmo Egli Raccontava Favole, io sarò felice. Non desidero fama più grande di questa».
Grazie, Ray. Da un ragazzo.


Non dimenticare di leggere «Giovanni Pascoli» di Gian Luigi Ruggio
pp. 504, euro 17,05
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