I "Desaparecidos" della Letteratura

di Ermanno Bartoli  n.16
Autori Introvabili o quasi


 

BARTOLOMÉ de LAS CASAS
BREVISSIMA RELAZIONE DELLA DISTRUZIONE DELLE INDIE

Nel 1542 il domenicano Bartolomé de Las Casas, giunto nel nuovo mondo in qualità di "encomendero" (commissario), al seguito dei colonizzatori spagnoli, scrisse fra l'altro nella sua "Brevissima relazione...": «Nell'anno 1526 un altro miserabile (Francesco de Montejo) fu nominato governatore del regno di Yucatan, grazie alle menzogne e alle falsità che aveva detto al re e alle offerte che gli aveva fatto, alla stessa maniera in cui tutti i tiranni, ancor oggi, riescono ad ottenere cariche e uffici che permettan loro di rubare. Questo regno di Yucatan era pieno di genti in numero infinito, perché è terra oltremodo salutevole e prodiga di raccolti e frutti...»
Il breve passo tratto dal capitolo dedicato al regno di Yucatan colpisce per le sue volutamente sottili ed inquietanti allusioni circa la sorte di quelle genti, («Questo regno di Yucatan era pieno di genti in numero infinito...») laddove altri passi colpiscono per le sciagurate efferatezze denunciate. La Brevissima relazione fu scritta nel 1542, ma in Italia si dovette attendere il... 1987, per vederla compiutamente tradotta e finalmente pubblicata. E se non è un "Desaparecidos" questo!...
Bartolomé de Las Casas, umile frate domenicano portato ad un incarico che non faceva per lui, dedicò la seconda parte della sua vita ad una denuncia spietata dei crimini e delle crudeltà che spesso sotto l'egida della croce l'invasore bianco andava compiendo nei territori appena "scoperti". Purtroppo i risultati della sua battaglia furono scarsi. I potenti d'Europa avevano già inquadrato l'affare rappresentato dalle terre d'oltreoceano: un grande territorio di conquista, prodigo di ricchezze e materie prime a tal punto da far impallidire al confronto qualsiasi altro territorio conosciuto... e, non ultimo, una palestra ideale per sfogare le frustrazioni accumulate all'ombra di una cultura basata principalmente su odi, divisioni e rancori, e dar corso così a tutte le atrocità che potessero venir in mente.
Nell'allucinante suo malgrado relazione, Bartolomé scrive tra l'altro: «Facevano scommesse a chi sarebbe riuscito a fendere un uomo in due con una sola sciabolata, a tagliargli la testa d'un colpo di picca oppure a sviscerarlo. Strappavano gli infanti dai petti delle madri, e tenendoli per i piedi ne fracassavano le teste contro le rocce. Altri se li gettavano dietro le spalle precipitandoli nei fiumi con grandi risate e motteggi, e stavano poi a osservare la creatura nell'acqua dicendo: "Corpo di mille diavoli, guarda come scodinzola".»... E altre atrocità: «... e poiché alcune volte, poche invero e di rado, accadeva che gli indiani, con giusta reazione e santa giustizia uccidessero dei cristiani, questi decretarono che per ognuno di loro ammazzato si mettessero a morte cento indiani.»
Ad infuire non poco sull'animo sensibile e autenticamente religioso di Bartolomé fu il discorso tenuto da fra' Antonio Montesinos nel 1511, in un sermone rimasto famoso. Il frate, dopo aver parlato accoratamente davanti a un pubblico di coloni che si faceva via via più fosco e ostile, delle impossibili condizioni di vita degli indiani delle isole, accusava all'improvviso, con frasi di paura, i suoi sbigottiti uditori minacciandoli di eterna perdizione: «Questa voce vi dice che siete tutti in peccato mortale, che in esso vivete e che in esso morirete per la crudeltà e la tirannia che usate contro queste genti innocenti... Dite: con quale autorità avete condotto sì detestabili guerre contro queste genti che vivevano mansuete e pacifiche nelle loro terre, in queste terre dove in numero infinito li avete annientati con morti e scempi di cui mai s'era udito prima? Come potete tenerli così oppressi e fiaccati... sì che li uccidete onde cavarne oro da accumulare un giorno dopo l'altro?.. tenete per certo che a cagione del modo in cui vivete non potrete salvarvi più di quanto non possano fare i mori e i turchi che ignorano o rifiutano la fede di Gesù Cristo.»
Ad ascoltare il sermone vi era l'allora trentasettenne Bartolomé de Las Casas. Ora, senza voler sottilizzare su certa cristiana pretesa di poter ottenere una possibilità salvifica soltanto nell'abbracciare la fede in Cristo (posizione magistralmente registrata nell'introduzione al libro), il sermone di fra' Montesinos si rivelerà molto importante per l'affermarsi della verità su questa orribile pagina della storia del genere umano. E sarà tra gli elementi scatenanti l'impegno di Bartolomé de Las Casas. Il coraggio interiore e la fede autentica dei due religiosi saranno purtroppo vanificati dai molti interessi in campo. Il resto: la fine dell'encomienda, la promulgazione e il successivo annullamento delle Leyes Nuevas sono parte integrante di un libro di storia - unico nel suo genere - che, disgusto a parte per certi raccapriccianti particolari, vale davvero la pena di leggere... Non foss'altro per i suoi quasi cinque secoli di oblio. Non foss'altro per il valore di un animo forse non propriamente letterario ma umile, onesto ed incisivo... credo che fra' Bartolomé de Las Casas il nostro grazie se lo meriti tutto. Insieme alla nostra appassionata, partecipata e commossa lettura.


Non dimenticare di leggere «Giovanni Pascoli» di Gian Luigi Ruggio
pp. 504, euro 17,05
La biografia che non c'era e che hanno voluto
le Biblioteche degli Istituti Italiani di Cultura in tutto il mondo
ORDINALA SUBITO CONTRASSEGNO



I "Desaparecidos" della Letteratura
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