I "Desaparecidos" della Letteratura

di Ermanno Bartoli  n.13
Autori Introvabili o quasi


 

GIUSEPPE CONTE
"Poeta del Mito"

Risorgeremo, sprofondati in mare.
Si perderanno gli amanti, non l'amore.

Dylan Thomas

Conobbi Giuseppe Conte, che non ne avevo voglia, ai Chiostri della Biblioteca del Comune di Reggio Emilia, una sera di settembre di qualche anno fa. Stavo niente bene; ero febbricitante e malaticcio... la testa mi tremava e le gambe mi giravano - o viceversa - comunque non stavo bene, in più ero reperibile per il lavoro, e fu solo grazie alle insistenze di mia moglie e di alcuni amici che ci andai.
«Dài», dissero, «vieni anche tu!»
Così mi feci forza e, barcollando, il fedele teledrin rompiballe alla cintola... sperando non suonasse, seguii lo sparuto drappello di amanti della poesia.
Appena Conte cominciò a parlare, con quella sua lena pacata e coinvolgente sentii qualcosa, ma fu quando cominciò a far nomi circa le sue affinità del passato che provai un brivido lungo la schiena: prima di tutti Whitman, poi Emerson, Thoreau e... non certo per effetto della febbre, cominciai a scendere piano lungo la sedia. Quindi accennò a un libro la cui lettura l'aveva piacevolmente "segnato" in gioventù: «Alce Nero parla» di John G. Neihardt. A quel punto mia moglie e i miei amici si girarono contemporaneamente a guardare il povero sottoscritto, cercando di capire quale delle due "febbri" stesse vincendo sull'altra; a quel punto la sintonia fu completa. Gli autori del Trascendentalismo americano e quel libro là...
«Alce Nero»: sembrava che il poeta parlasse coi miei sentimenti, coi miei pensieri. Poi cominciò a leggere alcune sue liriche da un libricino grigio intitolato «L'oceano e il ragazzo» e da quel momento, se fino ad allora avevo capito qualcosa, cominciai a non capirci più niente. Erano una più splendida dell'altra. «Il vento bisognava sentirlo», «Tezcatlipoca», «Addio per una yucca», «L'ultimo ragazzo drogato» (scritta con commossa leggerezza, in epoca in cui trattare certi argomenti non era proprio aria) e «Metamorfosi d'amore», quella che per me rimane una delle più belle poesie mai lette:

Giuseppe era il mio nome di cristiano,
ora non ho più nome:
sono api e lucertole, pietre e mimose, il mare:
lei non mi potrà riconoscere.
Lei non mi potrą pił dire: amore.
Potremo volare insieme all'alveare del sole,
vicini e sconosciuti,
rovinare in frane da sentieri scoscesi sulle spiagge rocciose,
essere due conchiglie nel silenzio del fondale.

Me ne andai dall'incontro che la febbre se n'era andata cinque minuti prima di me. E quella notte faticai a prendere sonno. Da allora ci saremo scritti (ho avuto l'ardire di contattarlo) si e no tre-quattro volte, ma so che mi ha dato tanto.
Conte non è un "Desaparecidos" nel senso vero del termine, visto che è uno impegnato su più fronti. Comunque in Italia, se non rientri nei primi tre-quattro nomi più inflazionati ti conoscono in pochi. L'autore ha dato alle stampe altre raccolte di poesie ed un romanzo: «Il ragazzo che parla col sole»; ha curato un'edizione di poesie di Neruda, una raccolta di liriche da Omero al Novecento, e tradotto le «Leaves of grass» (Foglie d'erba) di Walt Whitman rendendole così, finalmente, un po' più trovabili per gli italiani. Ma, fra tutte, rimane a me cara l'immagine d'un ragazzo di Liguria, al principio della vita e dell'oceano con un libricino grigio in mano... Un ragazzo ed un poeta grande.


Non dimenticare di leggere «Giovanni Pascoli» di Gian Luigi Ruggio
pp. 504, euro 17,05
La biografia che non c'era e che hanno voluto
le Biblioteche degli Istituti Italiani di Cultura in tutto il mondo
ORDINALA SUBITO CONTRASSEGNO



I "Desaparecidos" della Letteratura
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