I "Desaparecidos" della Letteratura

di Ermanno Bartoli  n.8
Autori Introvabili o quasi


 

Longfellow non abita qui

HENRY WADSWORTH LONGFELLOW
(1807 - 1882)

 

12-I-381 è il numero di catalogo con cui è stato archiviato, presso la Biblioteca Municipale "Panizzi" di Reggio Emilia, quello che è forse l'unico volume rintracciabile in Italia delle opere di questo grande letterato americano: Un UTET del 1957 (praticamente un ultraquarantenne) contenente le ballate in prosa "Evangeline" e "La canzone di Hiawatha". Splendide; soprattutto la seconda. Permeato di un romanticismo arcaico al quale non fa difetto una liricità intrinseca orgogliosa tra il sognante e l'ingenuo, Longfellow è da molti considerato, in Patria, il poeta dei bambini. Il romanticismo di Longfellow, nato per reazione (ma soprattutto per ispirazione propria) al pietrificato classicismo imitatore di bei modelli antichi, è permeato di un amore viscerale e confessato per tutto ciò che è natura (compreso l'essere umano) e per gli indiani d'America... quelli che prima di Whitman e Longfellow stesso veivano, bene che andasse, definiti "selvaggi". Cantore dell'umiltà dei grandi spiriti, Longfellow ebbe in patria un successo e un'ammirazione che si fatica anche solo ad immaginare.
Pantofolaro più che avventuriero, contrariamente a quanto furono Whitman e Hawthorne, Longfellow ebbe però modo di arricchire il suo amore e la conoscenza del "popolo rosso" nei suoi poco frequenti spostamenti... forse più di tanti altri che viaggiarono molto. La sua comprensione dell'altro (l'indiano o il bambino) ha eguali, fra i letterati, forse soltanto nel Whitman de "In morte di Osceola" e, per quanto riguarda i bambini, nella letteratura orale indiana. Ponte fra i popoli e le generazioni, Longfellow amò, riamato, in una società ancor bacchettona e che vedeva nel bambino un essere incompleto da "educare" con ogni mezzo, in epoca ormai lontana dalla nostra, le nuove generazioni di un amore unico.
Quale differenza col nostro modo, anche attuale, di intendere l'infanzia! E quale abisso! Purtroppo è difficile trattare di un autore del quale è disponibile, tradotto in italiano, quasi nulla; ma, per scelta , intendo basarmi solo su questi. Grande esempio di vigore letterario è per me l'inizio de "La canzone di Hiawatha":
«Se mi domandaste donde vengono questi racconti, queste leggende e tradizioni che hanno gli odori della foresta, la rugiada e l'umidità dei prati, il fumo volteggiante delle wigwams, l'impeto dei grandi fiumi, con le loro frequenti ripetizioni e i loro echi selvaggi come di tuono fra i monti, io vi risponderei: "Dalle foreste e dalle praterie, dai grandi laghi del Nord, dalla terra degli Ojjbways (Chippewas), da quella dei Dakota, dalle montagne, brughiere e paludi dove l'airone azzurro, lo 'Shu-shu-gah' pascola tra le canne e i giunchi. Io li ripeto quali li ho uditi dalle labbra di Nawadaha il musico, il dolce cantore."»

Davanti a tale bellezza, ed è solo l'inizio, non rimane all'estimatore che aggiungere...
-Caro Henry ti aspettiamo! Nel frattempo accetta, quale saluto, questa preghiera d'intercessione presso il Grande Mistero - in favore dello "Spazio Sacro del bambino che è in noi" - secondo il pensiero della Nazione Seneca... A riconoscimento dell'opera tua, e per le nuove generazioni:

«Grande Mistero, insegnami ad onorare le leggi dello Spazio Sacro, le usanze e le Tradizioni di ogni credo e di ogni razza. Grande Mistero, insegnami a sviluppare i talenti che possiedo e a comportarmi con rispetto nella dimora altrui. Grande Mistero, insegna al Bambino che c'è in me ad accettare con grazia la parte del Sacro Mistero presente in ogni spazio».


Non dimenticare di leggere «Giovanni Pascoli» di Gian Luigi Ruggio
pp. 504, euro 17,05
La biografia che non c'era e che hanno voluto
le Biblioteche degli Istituti Italiani di Cultura in tutto il mondo
ORDINALA SUBITO CONTRASSEGNO



I "Desaparecidos" della Letteratura di Ermanno Bartoli  n.8