I "Desaparecidos" della Letteratura

di Ermanno Bartoli  n.6
Autori Introvabili o quasi


 

Cercasi Thoreau

HENRY DAVID THOREAU
(1817 - 1862)

«Andai nei boschi perché desideravo vivere con saggezza, per affrontare solo i fatti essenziali della vita, e per vedere se non fossi capace di imparare quanto essa aveva da insegnarmi, e per non scoprire, in punto di morte, che non ero vissuto. Non volevo vivere quella che non era una vita, a meno che non fosse assolutamente necessario. Volevo vivere profondamente, e succhiarne tutto il midollo...»
(H.D. Thoreau; «Walden: vita nei boschi»)

«Di cuore faccio mia l'affermazione: "Il migliore dei governi è quello che governa meno" e vorrei vederla messa in pratica più rapidamente e sistematicamente.»
(H.D. Thoreau «La disobbedienza civile»)

In momenti storici come questo; nel quale sull'Europa si sganciano bombe e soffiano venti di guerra, messaggi come quelli del padre della «Dissobedienza Civile» paiono ancor piùamabili e attuali. In Walden, Thoreau parla della sua esperienza vissuta in un anno d'isolamento da tutto e da tutti, in una capanna che si era costruita sulle rive del lago Walden, come di un fatto per lui di una grandezza unica. Vivere con quello che gli dava la natura e nient'altro... Via da tutti le cacofonie interne ed esteriori che la cosiddetta società civile elargisce. Ma in momenti come questo è più prepotente il richiamo dell'altra sua grande opera: «La dissobedienza Civile».
Perché Thoreau disobbedì al potere del suo Stato (gli Stati Uniti d'America), rifiutandosi di pagare quel cinque per cento delle tasse che sarebbe andato in armamenti per la guerra che gli States si accingevano a combattere contro il Messico.
«Non voglio che i miei soldi siano spesi per comprare armi che serviranno ad uccidere dei miei fratelli», aveva ribadito pił volte. E Thoreau pagò per questo col carcere. Da quell'esperienza, nacque «Civil Disobedience» che sarebbe stato il vademecum culturale di quanti in America furono contrari a guerre sbagliate o d'invasione (Vietnam in testa). Quel «Civil Disobedience» che altri scrittori e intellettuali di tutto il mondo riscopriranno a abbracceranno nelle più diverse situazioni e che fu definito da molti: un classico del pensiero libertario. Secoli dopo, Thomas More, un altro uomo aveva posto un nuovo pilastro, imprescindibile, sul cammino dell'emancipazione umana dalle storture del buio.
Tra tutti gli autori che si rifanno all'opera di Thoreau per andare - però - mirabilmente per strade proprie, parrà strano ma voglio citarne uno di fantascienza: l'americano Eric Frank Russell che negli anni Cinquanta scrisse uno dei più bei romanzi, non solo di fantascienza, sull'Utopia realizzabile che mai sia stato scritto: «Galassia che vai». In quest'opera, Russell pone il problema della "disobbedienza necessaria"... (necessaria per obbedire in primis a se stessi - alle proprie istanze interiori, secondo Thoreau) in termini di rifiuto ad andare contro la propria natura; rifiuto che si estrinseca in quella che Russell definisce la pił potente di tutte le armi che l'uomo potrà mai costruire, ma che difficilmente mette in cantiere: l'I.M.R... Cioè il... "Io mi rifiuto". Quante sofferenze inutili e quanto sangue allora evitato! Per questo motivo Thoreau è e resterà, per me - almeno per me - un grande. Peccato che i richiami del bene siano così facilmente elusibili. Peccato che non solo nelle librerie, ma anche nelle coscienze al ribasso che ogni epoca pare voglia elargirci con solerte magnanimità e perizia, essi rimangano quasi puntualmente inascoltati.
L'augurio che questo non sia un momento di così totale sordità come parrebbe volerci sembrare.


I "Desaparecidos" della Letteratura di Ermanno Bartoli  n.6