Vincenzo Pardini, noto narratore
e giornalista, comincia con questo
articolo-denuncia la sua
collaborazione con L'Istrice.
Nella foto è ritratto con il suo
fedele mulo che considera
il migliore amico.
    


Clamorosa iniziativa per difendere
la memoria del grande poeta.
Cominciata una raccolta di firme
contro le illazione di alcuni "critici" e "studiosi"
che vedono nel rapporto tra lui e la sorella Mariù
un legame morboso. Contro questi squallidi
pettegolezzi, anche
L'Istrice aderisce
all'iniziativa delle "Osterie Pascoliane" e invita i lettori
che volessero fare altrettanto
a inviare una e-mail in redazione a ed@simonel.com
oppure al Ritrovo del Platano di Ponte di Campia.


Basta con le calunnie
su Giovanni Pascoli

di
Vincenzo Pardini

Amici e frequentatori delle "Osterie Pascoliane", costituitesi in comitato qualche mese fa, la cui sede è al "Ritrovo del Platano" di Ponte di Campia, nel comune di Gallicano, a Lucca, nelle vicinanze di Castelvecchio Pascoli, sono protagonisti di un'iniziativa assai particolare: hanno firmato una lettera (per adesso sono una quarantina di firme, ma la raccolta prosegue) nella quale si prendono le difese di Giovanni Pascoli dalle illazioni di alcuni critici e studiosi che vedono nel rapporto tra lui e la sorella Mariù un legame morboso, se non addirittura l'incesto. Fra gli studiosi, è citato Cesare Garboli «che da anni», osservano i sottoscrittori, «cavalca questo squallido e personale convincimento. Ma a nostro avviso si tratta di fisime puramente para-intellettuali. Scopo delle "Osterie Pascoliane"» proseguono «è sia di valorizzare l'opera di Pascoli, sia di tutelarne l'integrità morale, che fu sempre costante e irreprensibile».
Lo sentono ancora loro avventore e amico dei nonni: al punto che in collaborazione col "Pipa Club" di Viareggio, e il suo titolare Giovanni Salmaso, si sono attivati per dedicare al poeta un sigaro toscano personalizzato come è accaduto con Giuseppe Garbaldi. La direzione dell'E.T.I. di Roma (Ente Tabacchi Italiani) ha guardato con interesse e simpatia questa idea. Tra breve la risposta.
«Firmatari di questa presa di posizione pro Pascoli non sono soltanto gli abitanti della Garfagnana, ma anche di Genova, Milano, Spezia, Parma, Modena», dicono Gabriele e Andrea, gestori rispettivamente di al "Ritrovo del Platano" e del "Vecchio Mulino" di Castelnuovo Garfagnana. «Che appena veduta la lettera l'hanno subito condivisa, adducendo di quanto sia inutile e sgradevole affermareciò su un poeta che è parte della nostra memoria e cultura».
Gian Luigi Ruggio, Conservatore di Casa Pascoli a Castelvecchio, e autore di una biografia a lui dedicata («Giovanni Pascoli - Tutto il racconto della vita tormentata di un grande poeta» - Simonelli Editore) s'allinea con le "Osterie Pascoliane" e dice:
«Dalle carte che ho studiato per circa 30 anni non emerge nulla della presunta incestuosità tra Giovanni e Mariù. Quanto sostengono Cesare Graboli e Anna Maria Andreoli, e quanto si è letto in un articolo comparso la settimana scorsa su "Gente", non aggiungono niente di nuovo. Sono semmai ridicoli. Come avrebbe potuto Mariù permettere la pubblicazione di queste lettere se fosse stata veramente un'incestuosa? Solo che il linguaggio di Pascoli, se non interpretato nella giusta maniera - e qui cose da dire ce ne sarebbero - può dare adito a equivoci: usa infatti il verbo amare, ma solo in senso affettuoso. Siamo seri, come si conviene a dei veri studiosi. Raffaele Pascoli, nipote del poeta, mi ha più volte manifestato la sua indignazione» continua Gian Luigi Ruggio, «proprio a riguardo di tali illazioni di bassa lega. E sostiene che suo zio ebbe semmai molte amanti, tra cui Lia Bianchi e altre, proprio a Castelvecchio, ancora sconosciute, ma non tanto. Mariù lo sapeva e taceva: considerava ciò tra le legittime evasioni di uno scapolo. Il resto, tra cui il legame che univa i due fratelli, appartiene alla tragedia della famiglia Pascoli, all'uccisione del padre di cui ben sappiamo. Per tutta la vita, il poeta altro non fece che ricercare l'affetto perduto. Mariù lo sapeva, e rinunciò a farsi una famiglia pur di stargli vicina. Una scelta, anche la sua, di poesia».
Insomma, la polemica sul legame fra Giovanni e la sorella non si placa, semmai continua a infiammarsi con risvolti davvero insoliti: come la raccolta di queste firme, che sono anche da vedersi come un atto di fedeltà verso l'opera del poeta, tra le più alte e significative del Novecento. Un'opera attuale e quanto mai viva: senza esitazioni acconta i travagli che da sempre assediano l'umanità. E che lui ha scritto dietro il fumo del sigaro toscano, suo compagno all'osteria e nel silenzio dello studio.

Vincenzo Pardini


Gian Luigi Ruggio

«Giovanni Pascoli»
Tutto il racconto della vita tormentata
di un grande poeta

In appendice, un'ampia antologia
dei suoi versi migliori

Collana:
«Il piacere di raccontare»
pp.504,
L.33.000
Euro 17.05

ISBN 88-86792-12-3

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