QUESTO NOSTRO CINEMA ITALIANO:
Come sta il Cinema Italiano?
Madrina d'eccezione e primo protagonista con cui conversare in nome del
Cinema e per il Cinema è Mita Medici.
Allora, parliamo di Cinema Italiano?
«Bene. Io ho iniziato anni fa con un film che ha avuto anche un
discreto successo. "Estate" di Paolo Spinola. Poi ho girato "Pronto,
c'è una certa Giuliana per te" di Massimo Franciosa, che è un
film molto conosciuto tra i cinefili. Era un periodo ricco di proposte di
qualità. Di lì a poco, è cominciata la stagione dei
film alla Pierino e company. Non so che cosa sia accaduto, ma c'è
stata una degenerazione progressiva. E lì ho smesso per un po'. Non
mi piaceva quel tipo di cinema. Poi lo sappiamo tutti qual è la
situazione oggi».
Ti vediamo spesso in TV in "Un posto al Sole". Ti vedremo ancora anche
sul grande schermo?
«Non a breve termine. Ho lavorato in alcuni cortometraggi di giovani.
Io partecipo con molto entusiasmo ai progetti che trovo interessanti.
Soprattutto ultimamente ho girato "Antelope Kobler" di Antonio Faldato che
ha vinto anche un premio al festival di Annecy in Francia».
Siamo tornati al cortometraggio. È anche un buon segno. Fa
pensare che il cinema stia covando una generazione nuova...
«È anche però un segno di mancanza di spazi. La
televisione sta mangiando tutto. In Italia, soprattutto, è difficile
che il cinema si sleghi dal piccolo schermo. Non vedete che proliferazione
di film di comici di origine televisiva che c'è? Io stimo
Pieraccioni e Co., ma il cinema ha bisogno anche di film di qualità
e non solo di commedia. Poi, diciamocelo, questi film sono nella
maggioranza dei casi dei collage delle gag che abbiamo già visto in
TV».
Secondo te, a che cosa è dovuta questa difficoltà del
cinema Italiano ad uscire da una crisi che ormai dura da quasi 30
anni?
«Beh, innanzi tutto manca la figura del produttore. Quello che mette i
soldi ma che anche segue con una struttura organizzata tutte le fasi della
preparazione. Un tempo esisteva una struttura perfetta, si leggevano i
copioni, si lavorava nello sviluppo del progetto, si cercavano i nuovi
talenti. Esisteva un ambiente lavorativo molto specializzato. Oggi non
esistono più queste figure importantissime. Non c'è stato
ricambio generazionale. I vecchi sceneggiatori, quelli che hanno fatto
grande il cinema italiano in tutto il mondo non sono riusciti a passare il
testimone».
È una crisi generazionale allora?
«Beh, no. Io credo che manchi la visione del mercato. In America il
cinema vive dei film medi, non delle mega produzioni. Il cinema commerciale
medio manca qui da noi. Mancano quei film rappresentativi della
società, quelli da mandare ai Festival. Il filone derivato dalla
televisione non può rappresentare un paese. Per esempio, sono
d'accordo con il premio a Benigni, lui ha dimostrato di non essere solo il
comico che era prima e basta, ma che aveva qualcosa da dire. Prendiamo un
altro esempio. Bertolucci è andato negli USA a fare il grande
cinema, ma quand'è che ha riconquistato la sua dimensione
cinematografica? Con un piccolo film, girato anche in parte in digitale:
"L'Assedio". Anche questo prodotto dalla TV. Anzi, nasce come idea per la
televisione, che poi, durante il lavoro è diventato un film per
il cinema. Un fatto quasi unico».
Pensi che non ci siano giovani sceneggiatori di qualità?
«Io penso che non abbiano la possibilità di venire fuori. Non
c'è lo spazio e soprattutto ci sono dei produttori pigri, frustrati,
intrallazzoni soprattutto, che non fanno il proprio lavoro».
Quale potrebbe essere una soluzione?
«Mah, è difficile a dirsi. Bisognerebbe convincere dei
personaggi nuovi, con idee e passione per il cinema a investire denaro e
energie nel settore. Se non si torna alla mentalità di un tempo,
magari anche più commerciale, è difficile che si riesca a
far rinascere il cinema con una mentalità così passiva. E non
dimentichiamoci il problema della distribuzione. In Italia abbiamo un
conflitto d'interessi abbastanza insolito. I grossi produttori sono anche
padroni delle case di Distribuzione più grandi. Non c'è
mercato libero. Ci vorrebbe un Antitrust apposito. E si dovrebbe
soprattutto proteggere il cinema di casa. Questo in Italia non esiste,
ogni grande film Americano che arriva da noi occupa centinaia di sale. Cosa
può ottenere un film italiano che si trova a poter essere proiettato
in una decina di cinema in tutto il paese? Non c'è un sistema
distributivo che protegge i prodotti di casa, anche perché i grossi
distributori sono pochi e dominano il mercato con quello che decidono
loro».
Da questo semplice interrogativo a cui è però complesso
rispondere comincia una nostra inchiesta. Ma non saremo noi a parlare,
saranno soprattutto i protagonisti sulla base delle provocazioni che sono
le nostre (e anche le vostre se ce le invierete per e-mail) domande. La
parola dunque ad attori, registi, sceneggiatori ma anche a quei tecnici
che, pur essendo meno noti, costituiscono l'asse portante di ogni film.
Unico obiettivo è quello di capire, di adare a fondo di una
questione apparentemente e annosamente irrisolvibile. Ci riusciremo?
Sarebbe un ottimo risultato. Ma forse sarebbe già molto importante
innescare un dibattito serio, sincero, senza peli sulla lingua da qualsiasi
parte e senza il condizionamento di tutti quegli altri "peli" che possono
essere militanze poltiche. Noi sognamo un Cinema, come la Cultura in
genere, senza condizionamenti di parte, come noi non siamo di nessuna
parte: né di centro, né di destra, né di sinistra. Noi
siamo soltanto per il Cinema.
Donna disponibilissima, dallo spirito vivace e molto giocoso, con una
grande voglia di fare e di proporre, Mita Medici si è cimentata un
po' in tutti i campi nel mondo dello spettacolo. Ha inciso dischi, scritto
delle fiabe, realizzato regie teatrali e naturalmente interpretato dei
film.
Recentemente ha preso parte al Festival Internazionale di Teatro Danza e
Musica Medioevali di Elche, in Spagna. È stata impegnata in due
sacre rappresentazioni del 1500 di autori anonimi, per la regia di Salvo
Bisonti, un giovane con una già notevole esperienza alle spalle.
Questa intervista ha avuto luogo proprio a Elche, dove anch'io facevo parte
della "combriccola" di teatranti in tournée. E Mita Medici ha
risposto alle domande con la consueta schiettezza, senza i fronzoli o i
giri di parole di chi dice sempre quello che pensa.
Cosa ne pensi del sistema di finanziamento statale?
«Beh non ci scordiamo che il famoso Articolo 28 (oggi tramutato in
fondo di Garanzia) nato negli anni '60, ha permesso ad artisti come
Bertolucci o Bellocchio di uscire fuori. All'inizio era un ottimo strumento
di sostegno per i giovani emergenti. Penso che, come al solito, sia stato
un problema di degenerazione. Nella Commissione che decide i finanziamenti
dovrebbero esserci persone di comprovate capacità e competenze
artistiche. Invece sono sempre i soliti annoiati e frustrati e un po'
traffichini. È il problema dell'Italia. Raramente si premia la
qualità. C'è sempre qualcosa sotto».
Non si farebbe prima ad abolire i finanziamenti statali e ad incentivare
delle forme di sostegno privato?
«Sì, ma in Italia il cinema non è considerata
un'Industria su cui investire. Anche perché la promozione e la
distribuzione sono carenti. E così pochi sanno se ci sono film di
valore prodotti in Italia. È come la produzione dei formaggini, per
esempio, magari sono buoni ma se nessuno lo sa, nessuno li compra no?
È necessario convincere i produttori a investire e il pubblico a
comprare. Lo so, è un discorso difficile. In Italia, poi, quando si
tratta di soldi siamo tutti un po' "fregoni". Ci vorrebbe un'onestà
di fondo in cui pochi credono. Ripeto, ci vorrebbe anche una Commissione
formata da personaggi al di sopra dei sospetti, con capacità e
competenze».
Chi proporresti tra i membri di una ipotetica Commissione?
«Gente di successo meritato! Che non ha niente da perdere, o forse
tutto...chissà!?»
Ti ci vedresti?
«Mhm, perché no?»
Lanciamo la proposta da questo nostro sito.
«[Sospiro] Beh, c'è adesso un progetto che mi piace molto. Me
l'hanno proposto qualche tempo fa. Vedi, io vorrei che si realizzasse per
il cinema, e invece sai che succede? Che molto probabilmente verrà
girato per la Televisione. Questa tendenza è difficile da
invertire».
Non sarà anche responsabilità degli attori che si gettano
sulla Televisione per avere maggiore visibilità?
«La televisione produce, e anche a ritmo esponenziale, gli attori non
possono rifiutare le proposte, devono lavorare, questo è onesto no?
Quando ci sarà una produzione maggiore di film, allora potendo
scegliere...»
Hai un progetto cinematografico nel cassetto?
«Ce l'avrei anche, sì. È una sceneggiatura che mi hanno
proposto qualche tempo fa. Molto bella. Con un ruolo stimolante. Solo che,
come dicevo prima, ho la sensazione che si farà in Televisioneanche
se credo che sarebbe un ottimo progetto per il cinema. Ma come può
un produttore pensare di fare un film se ha la quasi certezza che non
arriverà nelle sale?»
Grazie per la tua disponibilità. Spero di rivederti presto e di
sentire che il tuo progetto è partito e che verrà lanciato
nei cinema di tutta Italia. In bocca al lupo.
«Grazie. Crepi il lupo».
Ho l'impressione che, da qualsiasi punto di vista lo si guardi, il cinema
Italiano più che in crisi sembri proprio defunto. Esistono ancora le
professionalità, i tecnici, gli sceneggiatori, i registi, ma nascono
e crescono nella televisione, con una impostazione che ha dei tempi
strettissimi e che mira a catturare quanto più pubblico possibile.
Un film, diversamente, ha bisogno di una cura e di una indipendenza
intellettuali del tutto particolari. Lavorare sul set di
una fiction televisiva, non è lo stesso che affrontare il set
cinematografico. Pensate che in una soap possono essere girati 25 minuti al
giorno. Cioé, ogni giorno viene girato materiale che servirà
poi a fare una puntata intera. In cinema, a volte, si girano una manciata
scarsa di minuti in una giornata intera di lavoro durissimo, e questo per
la strenua ricerca della perfezione. Il massimo si raggiunge in
pubblicità, dove spot di 30 secondi possono essere girati anche in
due giornate piene. Luca
Dresda
E ora parliamo delle tue esperienze personali. Come sono le sceneggiature
che ti passano per le mani?
Ma il nostro viaggio-inchiesta conversando sul Cinema Italiano è
appena cominciato.
(1.CONTINUA)