SIAMO A UNA SVOLTA
di Florindo Rubbettino

«Più idee sono una ricchezza», scriveva Karl Popper; «non c'è niente di più raro e prezioso che una buona idea» era il parere di Albert Einstein. Queste due riflessioni ci danno il senso della delicatezza e dell'importanza del mestiere di editore, in quanto l'editore è colui il quale contribuisce a veicolare le idee. E siccome le idee nascono e si sviluppano spontaneamente, credo che la presenza di un'editoria libera da affrancamenti e da condizionamenti sia prima di tutto una garanzia di civiltà e di fecondità culturale per un paese.
La storia editoriale italiana del dopoguerra è fin troppo nota per essere ricordata. Una élite culturale ha dominato il campo decidendo cosa pubblicare e cosa non pubblicare e dettando i canoni per porre una linea di demarcazione netta tra ciò che era politicamente ed editorialmente corretto e ciò che non lo era. Intellettuali del calibro di Karl Popper, Ludwig von Mises e Friedrich von Hayek, per restare al campo delle scienze sociali, ma ovviamente il discorso può essere esteso a qualunque altro genere, sono stati sistematicamente ignorati ed ostracizzati e, solo grazie alla perseveranza ed al coraggio di un manipolo di intellettuali e di qualche editore, sono alla fine riusciti a penetrare, con cinquant'anni di ritardo rispetto agli altri paesi dell'Europa occidentale, nel dibattito scientifico.
Credo che sia innegabile che la piccola editoria abbia costituito in Italia una inestimabile fonte di ricchezza culturale ed abbia svolto un ruolo di primaria importanza nella crescita del nostro paese. Oggi siamo ad una svolta. Per anni abbiamo assistito ad un fenomeno di crescente divaricazione tra grande e piccola editoria, fenomeno determinato dalla tendenza della grande editoria ad accentuare sempre di più la propria struttura a carattere industriale, dovendo fronteggiare una concorrenza che diviene sempre più spietata che ha reso necessaria perciò quella strategia di crescente industrializzazione che consente all'impresa di sopportare costi minori e di poter applicare le economie di scala. Tutto ciò spesso è ottenuto a scapito del prodotto libro, che è divenuto sempre di più una merce, perdendo la propria diversità di prodotto culturale. Questo significa che il ruolo dei piccoli editori di qualità diviene sempre più prezioso.
Oggi, dicevo, siamo ad una svolta. L'avvento di Internet può ridare visibilità a tutta una serie di operatori la cui azione viene offuscata dalle "viscosità" del mercato editoriale, dominato da baroni e baronie che è difficile contrastare. Basti pensare che una delle più importanti catene di librerie del nostro paese è gestita in maniera centralizzata dal suo direttore il quale tratta gli editori che tentano, dico tentano perché puntualmente le sue segretarie si premurano di prendere i recapiti telefonici dando per certa una telefonata che non arriverà mai, di interloquire con lui, alla stregua di questuanti. Dopotutto si tratta sempre di Editori, operatori culturali il rispetto dei quali imporrebbe quantomeno una risposta negativa, non il silenzio. Eppure, dicevo, l'avvento di Internet, può ridare centralità e potere contrattuale a tutta una schiera di piccoli e medi editori che possono trovare il modo di tornare ai nastri di partenza di nuovo alla pari, o quasi, con i grandi editori. L'importante è sapersi confrontare con questi nuovi strumenti e saperli utilizzare al meglio. Credo che il caso di Simonelli sia emblematico ed allo stesso tempo possa servire da stimolo a tutti noi operatori del settore.

Florindo Rubbettino
Rubbettino Editore

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