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Su GENTE, mentre arriva sugli schermi dopo il successo a Cannes il film di Marco Bellocchio, si racconta un'altra storia sentimentale del Duce rivelata dal nostro volume «La Pianista del Duce» di Roberto Festorazzi.
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Roberto Festorazzi
La pianista del Duce
Vita, passioni e misteri di Magda Brard,
l'artista francese che stregò Benito Mussolini.
Con una postfazione di Alberto Longatti
ISBN 978-88-86792-25-7
Simonelli Editore
Questo titolo è ora disponibile soltanto in eBook
Nel vortice di passioni della vita sentimentale di Benito Mussolini - osserva l'Autore - un posto di rilievo lo occupa una donna assolutamente dimenticata e che forse ha voluto farsi dimenticare: la francese Madga Brard.
Nata nel 1903 a Pontivy, in Bretagna, la Brard fu un astro del pianoforte. Bambina prodigio, allieva prediletta di Cortot a Parigi, si diplomò al conservatorio a dodici anni conquistando il primo premio di eccellenza. A diciannove anni aveva già guadagnato una notorietà mondiale quando tenne nel Nordamerica una lunghissima tournée di 120 concerti. Cresciuta alla scuola romantica, Magda Brard era una grande virtuosa della tastiera. La sua stella, tuttavia, ad un certo punto cessò di brillare e quel talento giovanile finì oscurato dalla tragedia del secondo conflitto mondiale. Già all'inizio degli anni Quaranta, infatti, la Brard abbandonò la scena pubblica per offrire le sue delizie musicali a circoli di uditori ben più ristretti.
Confinata, per così dire, in una ricca villa del lago di Como, circondata dagli agi e dagli ozi di una condizione privilegiata che strideva con il dramma della guerra, la grande artista agì protagonista in uno scenario malsano sul quale si agitavano, come comprimari, personaggi da basso impero. Per lei, a guerra conclusa, fu dunque inevitabile finire processata per collaborazionismo e spionaggio. Ma - e qui sta la sorpresa - fu tratta in salvo per intervento di Togliatti, il quale, nel suo ruolo di Guardasigilli, diede una prova da manuale del suo ineguagliabile cinismo, cedendo alle pressioni del governo di Parigi che reclamava la Brard libera in territorio francese. Un episodio non privo di risvolti torbidi, poco cristallini.
Ma ciò che più ci interessa di Magda Brard è il suo rapporto con Benito Mussolini. Una vicenda inedita che è rimasta sepolta per oltre mezzo secolo, calata in una coltre di ambiguo silenzio, stretta in un riserbo dettato da ragioni di convenienza. La stessa Brard ha fatto di tutto per cancellare le tracce di quella relazione nata sulla scia della passione musicale del dittatore, che trovò una facile esca nel fascino un po' esoterico di Magda, donna abilissima nell'usare la magia del suono come arma di seduzione.
Mussolini e Magda furono amanti: il loro rapporto non durò molti anni, ma certamente è da classificare tra le relazioni stabili e non occasionali che ebbero un ruolo importante nell'esistenza del Duce. I due si conobbero alla fine degli anni Venti e si frequentarono sino all'inizio degli anni Trenta. Poi cessarono di essere amanti, ma restarono buoni amici, e i loro contatti continuarono fino alla vigilia della morte di Mussolini. A memoria vivente di questa relazione vi è anche l'enigma di Vanna, la secondogenita di Magda Brard della quale il primo marito della pianista, il piemontese Michele Borgo, disconobbe la paternità. Parecchi indizi convergono nel dimostrare che Vanna, nata nel 1932, sia proprio figlia di Benito Mussolini.
L'ennesima rivelazione sulle prodigiose virtù procreative del Duce?
Non proprio. Siamo infatti convinti che dietro i misteri di Magda e di sua figlia si celi una storia intrigante che porta senza ombra di dubbio all'alcova del focoso, quanto magnetico, amateur romagnolo».
Roberto Festorazzi
è nato a Como il 3 marzo 1965. È sposato e ha due figli. Laureato in scienze politiche, giornalista professionista, ha lavorato al quotidiano Avvenire: attualmente collabora a Il Giornale e a diversi altri quotidiani e periodici. Studioso di storia contemporanea, ha svolto inchieste mrigorose e analitiche sui misteri del dopo Liberazione, scoprendo documenti e testimoni di grande rilievo che hanno contribuito a innovare l'interpretazione di pagine discusse e controverse delle nostre vicende nazionali. Ha pubblicato «I veleni di Dongo» (Il Minotauro, 1996), «Hard da morire» (Limina, 1997); «Churchill-Mussolini: le carte segrete» (Datanews, 1998); «San Donnino, cella 31» (Simonelli Editore, 1999).
Dello stesso autore da Simonelli Editore:
«San Donnino, cella 31»
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