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Cronache da una "Realtà" con un Grande Passato e un Radioso Futuro...
Scandali & Scandali
 di Nicoletta Sipos
Milano, 2 novembre 2007  n. 1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 9 - 10 - 11 - 12 - 13 - 14 - 15 - 16 - 17 - 18 - 19 - 20 - 21 22- 23

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L'Antica Arte dello Scandalo" di Nicoletta Sipos

Ma dov’è
il Royal Scandal ?

  Alla fine i tabloid hanno trovato pane per i loro denti con il nuovo scandalo reale, il primo consegnato nelle sapienti mani di Scotland Yard da oltre cent’anni. Nel 1891, infatti, il futuro re Edoardo VII, allora uomo già maturo, difese a spada tratta il suo primogenito, il duca di Clarence, finito dei guai per due maldestre lettere scritte di suoi pugno (un’esplicita ammissione di peccato) a prostitute che minacciavano di ricattarlo. La polizia intervenne in modo efficiente e tempestivo, e il duca poté tirare un respiro di sollievo assieme all’intera famiglia reale. La storia fu rapidamente insabbiata, saltò fuori solo nel 2002 quando le due lettere furono messe all’asta. Cent’anni fa avrebbe davvero potuto affossare la monarchia. Anche perché il povero duca di Clarence era secondo nella linea di successione al trono (ancora saldamente detenuto da sua nonna, la regina Vittoria), dopo l’illustre padre noto più per i suoi amori extramaritali che per le sue doti di uomo di Stato. E in più, sul suo conto correvano ben altre voci infamanti. Alcuni, per esempio, vedevano in lui il famigerato (e tuttora misterioso) Jack lo Squartatore. Un’ipotesi fantasiosa che avrebbe davvero mandato la monarchia a gambe all’aria, ma che per altro non trova conferma nella realtà del duca: giovane dalla salute cagionevole e per di più lento di riflessi, che mai avrebbe potuto squartare le sue vittime con l’abilità del tristo Jack.
  Il recente royal scandal nasce con ben altri presupposti e prove assai più fragili. Si è parlato di un young royal, ossia un membro minore della famiglia Windsor, che avrebbe fornito cocaina a un aiutante del Palazzo e avrebbe ricevuto da lui, in cambio, una prestazione di sesso orale. La stria sarebbe venuta fuori perché l’aiutante in questione avrebbe fornito ampia testimonianza a due sordidi imprenditori, Ian Strachan e Sean McGuigan, che dopo aver registrato la sua confessione con una videocamera, si sarebbero presentati al young royal in questione chiedendogli 50 mila sterline (oltre 70 mila euro) per consegnargli la bobina incriminante.
  Avviso ai lettori: fin qui la storia ha una sua sordida logica. D’ora in avanti la ragione comincia a vacillare. È ben difficile considerare una prova solida, la chiacchierata dell’aiutante con i due figuri. Si è colti, anzi, da curiosi sospetti quando l’uomo racconta d’avere ricevuto dal blasonato un quantitativo di cocaina in una busta con lo stemma del palazzo. E ci si chiede quale strano individuo abbiamo davanti, quando lui stesso si vanta d’avere ricambiato con prestazioni particolari la cortesia ricevuta.
  Ma il meglio arriva ora. Il young royal si è rifiutato di subire il ricatto (bravissimo), ha spifferato la sua storia a Scotland Yard. Due agenti si sono presentati a nome suo ai ricattatori, e li hanno colti con le mani nel sacco schiaffandoli in prigione. È successo il 13 settembre, e i due figuri sono in galera in attesa del processo che si terrà il 20 dicembre.
  La storia, chissà perché, è saltata fuori con un ritardo di sei settimane, e cioè a fine ottobre. Senza, per altro, il nome del young royal, coperto dal top secret in ossequio alla legge inglese, che vieta alla stampa di svelare l’identità di persone incriminate, per rispetto della loro privacy. I tabloid si sono letteralmente scatenati sulle tracce del nobiluomo compromesso. E non hanno dovuto faticare troppo, perché il biografo Nicholas Davies ha lestamente confidato IL NOME a una emittente televisiva americana.
  E non a caso. Londra, infatti, era in subbuglio. I tabloid puntavano l’obiettivo su vari personaggi, dal principe Carlo, sospetto bisessuale, ai suoi figli William e Harry, che se la sono visti più volte brutta per storie di alcol e simili. Fino alle scavezzacollo per eccellenza, Lord Frederick Windsor, figlio del principe Michael di Kent, già noto per i suoi giochi con la droga. E gli esperti a chiedersi quali danni sarebbero derivati alla monarchia dall’infame pacchetto.
  Insomma, secondo le antiche leggi della scandalogia, la bomba si è ridimensionata grazie all’autodenuncia del membro della famiglia reale in questione, che era poi David, visconte di Linley, figlio della principessa Margaret, amata sorella di Sua Maestà. In effetti, con Linley il problema sfiora appena la successione al trono. In fondo lui è “solo” dodicesimo nella successione ed è improbabile che venga chiamato a regnare. Insomma, qualunque cosa faccia o dica è detrimentale, senza dubbio, ma entro certi limiti.
  Il meglio, però, viene ora. Perché Linley nega di aver fatto alcunché di negativo. I due galeotti negano d’aver messo mano a un ricatto. Sicché a questo punto lo scandalo si sgonfia del tutto in un gran gioco di condizionali e costruzioni teoriche sul filo dell’impossibile. Ne vedremo mai la conclusione? Misteri della real casa. Roba da perderci la testa. Tanto che la scandalogia suggerisce di guardarsi intorno e chiedersi: che cosa nasconde questo trappolone?
  C’è quasi da sentirsi ringalluzziti dall’ultimo scandalo scoppiato a Stoccolma, a ribadire l’elevato senso etico degli svedesi, a torto ritenuti spregiudicati a oltranza. In breve: la signora Ulrika Schenstrom, segretaria di Stato nell’ufficio del primo ministro Frederik Reinfeld, viene fotografata in un locale pubblico con Anders Philblad, cronista politico dell’emittente Tv4: è chiaramente bevuta e sbaciucchia il suo compagno. Le foto finiscono sul tabloid “Aftonbladet”, scoppia lo scandalo e dopo qualche blando tentativo di schiarimento da parte dei due bevitori, e un ancor più vago tentativo di difesa da parte del primo ministro, la Schenstrom si dimette chiedendo scusa per il suo comportamento scorretto. Il procedimento rispetta meravigliosamente le regole senza ma, forse e alibi vacillanti. E la scandalogia, commossa, ringrazia.


  Vorrei tanto che qualche lettore accettasse di condividere con noi le riflessioni sulla scandalogia.
  C’è per questo il Forum,
The Web Park Speaker’s Corner.

Nicoletta Sipos
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