Giovanna Zavatti, chi è
Malwida?
Malwida von Meysenbug è una donna tedesca dell'Ottocento. Ha vissuto fino
a 35 anni in Germania, poi per un decennio a Londra, successivamente nella
sua patria d'elezione, l'Italia.
Che risponde a chi dice: non ne avevo mai sentito
parlare?
Neanche io, prima di leggere alcune pagine di Stefan Zweig. Ma alla fine
dell'Ottocento le sue Memorie, pubblicate in tedesco, in francese, e in gran
parte anche in italiano, la fecero conoscere e amare.
Perché riproporla oggi?
Ho cominciato a leggere i suoi ricordi in un momento difficile per me. Me
ne sono subito appassionata. Quelle pagine mi davano coraggio. Allora mi
sono detta: perché non farla conoscere alle altre donne?
A chi ha mostrato per prima il suo dattiloscritto?
A una mia ex-collega, insegnante di matematica, che stimo molto. Mi
chiese se poteva prendersi anche due mesi di tempo. Dopo una settimana mi
telefonò: le dispiaceva averlo già finito. Così mi sono rimessa al lavoro e
ho aggiunto il capitolo "Il racconto continua", 40 pagine selezionate e
tradotte da "Le soir de ma vie".
Perché non ha optato per una biografia?
Volevo lasciare il suo modo di raccontare le cose e le sue riflessioni.
C'é una grande onestà intellettuale in
Malwida
e insieme una sorta di
candore, una disposizione amorevole nei confronti del mondo.
Come mai nel libro non c'è una prefazione, ma c'è un post scriptum?
Nell'ultima pagina dico come è nato questo lavoro e come sono costruiti i
vari capitoli. E’ una spiegazione che ho collocato alla fine perché risponde
a domande che ci si pone alla conclusione di una lettura più che al suo
inizio.
Leggo dal risvolto di copertina che questo è il secondo libro in cui
racconta un'amicizia molto solida, e un po' insolita, tra un uomo e una
donna. Ce ne sarà un terzo?
Sì, ma non subito.
Qual è il messaggio di
Malwida?
Malwida
non ha alle spalle una carriera brillante. Non ha marito nè
figli. Non è neppure diventata quell'artista che da giovane ha sognato di
diventare. La sua opera d'arte è la sua vita, il suo interrogarsi sul senso
dell'esistenza, trovando risposte di volta in volta diverse, agendo in
coerenza con le sue idee, e non rinunciando a concretizzare i suoi ideali.
Lei è un esempio che non c'è alcun limite alla crescita in sapienza e in
amore, anche per chi di primavere ne ha viste più di ottanta.