Aria
di Casa Pascoli

Pagine inedite, curiosità, echi di storie lontane e sconosciute, altre tessere del mosaico della vita del Poeta ricostruite da chi ha firmato la prima e più completa biografia dell'autore della "Cavalla storna" - «Giovanni Pascoli - Tutto il racconto della vita tormentata di un grande poeta » -  da chi da oltre trenta anni è il Conservatore di Casa Pascoli, l'angelo custode dei centosessantunmila scritti autografi del poeta. Qui sotto, settimana dopo settimana, ci sarà anche la sorpresa di una delle poesie di Giovanni Pascoli. Premete con il puntatore del mouse sul titolo e vi si aprirà una pagina a tendina con il testo integrale. E se un verso vi piace particolarmente, selezionatelo, vi apparirà sulla pagina al posto del titolo della poesia.

 di
 Gian Luigi Ruggio

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   In una nota rubrica televisiva per nottambuli il conduttore chiede immancabilmente ai suoi assonnati ospiti se i sogni aiutino a vivere. A questo punto ognuno può esprimere l'opinione che vuole: domande trabocchetto in cui non si sa bene quanta sincerità ci sia nella risposta; ma se al posto di questi impeccabili signori ci mettessimo Giovanni Pascoli, ogni dubbio svanirebbe d'incanto: perché per lui i sogni ci aiutano, eccome, nella vita. Sono - è vero - una specie di regressione psicologica, che concede molto ad una fantasia di tipo infantile anche sotto il profilo cromatico: nei sogni dei suoi piccoli personaggi i rami sono infatti tutti d'oro e così le foreste: una parola-chiave a significare che i sogni si colorano d'oro perché sono, preziosi, luminosi, abbaglianti come la magia di un sorriso o come una ciocca di capelli biondi.
A Giovanni, sognare la propia madre, salvò addirittura la vita. Coinvolto nei tumulti di piazza che seguirono alla condanna all'ergastolo dell'ananrchico Passanante (settembre 1879) Pascoli fu arrestato e trattenuto in carcere fino al dicembre dello stesso anno. L'umiliazione, i disagi, il freddo di un inverno precoce e rigidissimo, fecero maturare in lui l'idea del suicidio. Ma una notte sognò la povera mamma morta che lo scongiurava e Giovanni recesse dal suo cupo proposito.
Pascoli - in seguito - fu liberato per diretto interessamento del proprio grande maestro Giosue Carducci. L'episodio è descritto con efficacia nella poesia «La Voce».
Un'altra volta, in «Ultimo sogno», fu ancora l'immagine della madre a infondergli la forza psicologica di reagire al torpore mortale di una grave malattia infettiva che lo aveva portato sull'orlo della tomba. A dire il vero c'è anche da osservare che - oltre ai sogni arcadici - Pascoli ne immaginava altri che erano anche piccole vendette, innocue "valvole di scarico" perché soltanto escritte in cversi: sicché, quando Rosa e Rico, due contadinelli, si sposano, egli fa sognare Violetta - sorella minore di Rosa - indicibili torture inflitte durante la prima notte d'intimità.
Non bisogna scordare che Pascoli aborriva il matrimonio dopo quello dell'Ida, considerato un "tradimento". Solo una volta il sogno descritto come «l'infinita ombra del vero» si colora di un velo cupo e inquietante. Ma è solo una crisi passeggera. Intuizione poetica di altri tempi? Forse.
Ma intanto, tempo fa, un cronista nel riportare la notizia di un ennesimo tentativo di violenza ai danni di una bambina annotava testualmente: «Dopo il brutto episodio la bimba si è addormentata nel suo letto alla ricerca di un sogno che la liberasse del ricordo di quel fatto sconvolgente...»
Una conferma indiretta di un Pascoli ancora valido e attuale?

Gian Luigi Ruggio