di Mariantonietta Sorrentino Rizzo 
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L' interesse per la memoria è un atto di giustizia e di amore.
Memoria in quanto riscoperta e valorizzazione delle matrici della nostra cultura mediterranea, matrici multietniche.
Memoria per progettare il futuro, per comprendere il presente.
Un viaggio negli itinerari della memoria alla scoperta di una realtà tanto poliedrica quanto seducente.

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"...donne occupate a macinare il grano, cessate di affaticare le vostre braccia. Potete dormire quando vi piace e lasciar cantare gli uccelli la cui voce annuncia il ritorno dell'aurora..."
Così cantava Antìpatro di Tessalonica, non sapendo di lasciare ai posteri un documento interessante per la storia dei mulini.
I versi dell'epigrammista greco ci introducono in un'epoca lontana , la fine dell'Impero Romano. Per gli storici della tecnica essi attestano un dato significativo : l'emancipazione femminile passò attraverso l'utilizzo dell'acqua nell'attività molitoria.
La forza motrice dei primi rudimentali mulini era prestata dalle braccia umane o dagli animali.
Una risorsa di madre natura, quella dei fiumi, che conveniva "accaparrarsi" a proprio vantaggio. Attività commerciali di tutto rispetto prosperarono, molitura dei cereali in testa.
I mulini, ubicati lungo i maggiori corsi d'acqua, rientravano nelle proprietà ecclesiastiche, e non solo.
La necessità di ingenti investimenti, ne monopolizzò la proprietà nelle mani di una oligarchia. Uomini di governo fino ad esponenti della nobiltà.
Il territorio degli Alburni, in provincia di Salerno vide nel settore molitorio una delle sue maggiori esperienze preindustriali.
Ad alimentarlo, le acque del Calore, del Tanagro, del Fasanella e del Nero con i loro affluenti. Ma nell'era dell' energia elettrica non sarebbe saggio e opportuno restituire ai fiumi il loro aspetto originario, la loro limpidezza evitando di usarli come pattumiera?

Mariantonietta Sorrentino Rizzo

 


 
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