di Mariantonietta Sorrentino Rizzo
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L' interesse per la memoria è un atto di giustizia e di amore.
Memoria in quanto riscoperta e valorizzazione delle matrici della nostra cultura mediterranea, matrici multietniche.
Memoria per progettare il futuro, per comprendere il presente.
Un viaggio negli itinerari della memoria alla scoperta di una realtà tanto poliedrica quanto seducente.

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La cittadina sicula di San Vito Lo Capo ospita una singolare competizione gastronomica, quest'anno giunta alla sua terza edizione. Attorno alla preparazione del "cous cous" si scontrano paesi arabi e non: Algeria, Palestina, ma anche Tunisia e Francia, Marocco e Italia. Un'occasione per consolidare rapporti di amicizia tra civiltà diverse, appuntamento attuale e degno di nota dato lo stato di tensione in Medioriente.
Armati di innocui arnesi da cucina i migliori chef del Mediterraneo si affrontano "in singolar tenzone".
Il piatto, legato alla cultura araba, si è diffuso grazie alle incursioni saracene in Grecia, in Andalusia e in Sardegna, dove è stato battezzato "fregula". Francois Rabelais, nel XVI secolo, riportava notizia del "coscoton alla moresca", prelibatezza molto gradita ai provenzali. In Sicilia compare molto tempo prima: nell'XI secolo.
La sua denominazione attuale, etimologicamente, fa riferimento al tipo di impasto lavorato con poca acqua. Nella sua preparazione, ingrediente principale è la semola di grano duro. Ridotta in cocci, cioè grani, spruzzata con acqua, seguendo movimenti rotatori, essa diventa "incocciata". L'intero procedimento avviene nella "mafarda", recipiente di terracotta preposto a questa funzione.
Pronta per essere condita e cotta al vapore, la semola. In Sicilia viene legata all'olio, al prezzemolo, al pepe ma anche all'alloro, alla cannella e alla buccia di limone. Le varianti sono diverse, ma l'origine araba rimane evidente, non fosse altro che per i condimenti usati.
Stessa provenienza quella del carrubo o ceratonia siliqua, albero dal legno duro e rossastro usato in ebanisteria. Noto per i suoi frutti, in vernacolo chiamati "scioscelle", una ghiottoneria in passato per i bambini che non conoscevano ancora le moderne merendine.
Il carrubo, in greco "Keration", produce semi molto regolari per forma e dimensioni, e per questo, nell'antichità, usati come unità di peso per oro e gioielli. Da qui il termine "carato".

Mariantonietta Sorrentino Rizzo

 


 
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