di Mariantonietta Sorrentino Rizzo n. 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17
L' interesse per la memoria è un atto di giustizia e di amore.
Memoria in quanto riscoperta e valorizzazione delle matrici della nostra cultura mediterranea, matrici multietniche.
Memoria per progettare il futuro, per comprendere il presente.
Un viaggio negli itinerari della memoria alla scoperta di una realtà tanto poliedrica quanto seducente.

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L'Oriente seduceva Federico II. La sua passione si tradusse in scelte architettoniche precise. Ben rappresentata dai castelli, veicolata dalle loro forme è la sua straordinaria avventura di imperio europeo e mediterraneo.
Un territorio mai davvero disciplinato e assoggettato, ma che dal Mare del Nord si spingeva verso il Mar levante. Il re di Germania, Sicilia e Gerusalemme, lo "Stupor Mundi" più di altri monarchi si espresse nelle fortificazioni, che volle disseminate a controllare il territorio.
Melfi e Lagopesole in Lucania, Castel Ursino a Catania dipanano un unico filo rosso.
Il primo, un quadrilatero irregolare, reso celebre dalle "Constitutiones Augustales" del 1231, il secondo, ultimo tra le costruzioni volute dallo svevo, ne conserva bene lo spirito.
Capolavoro di grande levatura politica, il codice melfitano, la cui stesura si deve a Pier delle Vigne, primo Ministro imperiale.
Ma quale luogo era più adatto di un castello per ordire complotti? Federico ne conobbe più d'uno. Il maniero che sovrastava Capaccio, nel salernitano, ospitò la "congiura dei baroni" del 1246. Alla testa dell'azione Pandolfo Fasanella, uomo di fiducia dell'imperatore, nominato Capitano della Tuscia, fratello di quel Tommaso creato podestà di Prato, per volontà imperiale. Un colpo basso che Federico soffocò nel sangue.
"Lesa maestà" e "parricidio" erano i gravi crimini da punire. Capaccio, con Castello e Cattedrale, venne rasa al suolo e con essa S. Angelo a Fasanella, feudo della casata rea di tradimento.
Poco meno di tre secoli separano questa da un'altra congiura, in territorio salernitano. Ne fu teatro il castello di Teggiano. Protagonisti Antonello Sanseverino, principe e potente feudatario, e Ferrante I re di Napoli.
Quella rocca non smentì la sua fama d'essere imprendibile, anzi, con un assedio durato tre mesi, la rinsaldò. La guerra si concluse con una resa onorevole sancita da patti sottoscritti dal Re e dal Principe. E la soluzione ebbe il vantaggio anche di salvaguardare l'integrità dell'intera popolazione, accorsa in massa in favore dell'amato signore.
Il maniero domina, maestosamente, tutta la valle settentrionale del colle che lo ospita. Sormontato da un considerevole maschio, ora crollato, il castello ha permesso di controllare l'intera vallata per secoli.

Mariantonietta Sorrentino Rizzo

 


 
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