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Perché non si butta in politica?

Caro Simonelli,
la seguo ormai puntualmente da un paio d'anni e debbo riconoscerle che mantiene davvero fede al suo tanto urlato rispetto della libertà altrui, al limite del masochismo. Ma non dico questo come una critica, debbo riconoscere che da quello che scrive e da come si comporta on line mi sta dando una lezione di civiltà di cui faccio tesoro. E le chiedo, allora, perché circoscrivere tutto questo alla realtà de L'ISTRICE? Perché una persona come lei non si butta per così dire in politica, o perlomeno non cerca di dare vita a un gruppo di persone per riportare nella vita italiana questa stessa correttezza che lei dimostra di praticare?

Michele Ferrandini

Gentile amico,
le sue osservazioni se da una parte mi fanno naturalmente piacere da un'altra aumentano la mia indignazione: ma quale Paese è diventato questo se rivendicare il rispetto delle regole della buona educazione, un po' di senso della misura, il diritto di ciascuno di poter esprimere liberamente e completamente le proprie idee diventa addirittura qualcosa di così rivoluzionario da sollecitarmi addirittura di farne l'oggetta di una battaglia politica?
No, secondo me, amico mio, la politica in un Paese veramente democratico, come si dichiara il nostro, dovrebbe volare molto più in alto. Auspicando una "battaglia" per il reale rispetto di queste regole così basilari lei, inconsapevolmente, nega l'esistenza di una autentica democrazia nel nostro Paese.
Io però non credo che sia così. Credo semplicemente che stiamo attraversando un periodo in cui c'è una soverchia dose di arroganza in chi è al potere a cui si contrappone una altrettanto soverchia dose di pavidità da parte dei cittadini. Gli uni, quelli al potere, nascondono, dietro l'arroganza, un'incapacità di vedere al di là delle piccole manovre di difesa della poltrona, gli altri, i cittadini, pur sapendo perfettamente che in una democrazia potrebbero essere loro, con i loro voti, a fare la differenza, preferiscono pensare più ai fatti loro (e non sanno che anche questo comportamento finirà per diventare un fatto loro).
Il problema è che gli uni e gli altri, un po' tutti, hanno smesso di sognare. Nessuno sta davvero sognando in questo momento un futuro per il nostro Paese e per in nostri figli. E senza veri sogni da voler realizzare non si va avanti.


È davvero sterminata la schiera degli inediti. Giungono quotidianamente mail con richieste di pubblicazione soprattutto di romanzi. E se alcuni, i più cortesi, si limitano a una mail di presentazione, altri, purtroppo la maggioranza, sono convinti che le nuove tecnologie diano loro diritto di allegare alle mail attached di centinaia di pagine.
Nessuno pare aver letto che, per motivi di sicurezza antivirus, invitiamo a non inviare attached, a meno che non siano da noi specificamente richiesti.
Nessuno, inoltre, si preoccupa di leggere, prima di inviare qualsiasi cosa, quanto noi proponiamo agli inediti. E tutti danno per scontato che, essendo questa una casa editrice, noi dobbiamo leggere tutti i manoscritti che vengono inviati, trascorrere ore ed ore ad esaminarli attentamente, quindi inviare articolate lettere di analisi critica.
No, le cose non stanno così.
Noi non DOBBIAMO e leggiamo soltanto quanto ci viene sottoposto nel rispetto delle procedure indicate per gli inediti che, se non le conoscete, le potrete andare subito a scoprire cliccando qui.

Luciano Simonelli

[La lettera precedente]


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