Carlo Emilio Gadda non solo è considerato uno dei maggiori scrittori italiani del Novecento ma è anche l'autore sul quale si continuano a scrivere saggi, segno evidente di un'opera, la sua, dall'incredibile vitalità. Su Gadda, però, hanno scritto solamente addetti ai lavori, vale a dire letterati, filosofi o critici letterari che - per così dire - hanno interpretato il "mondo gaddiano" dall'interno vale a dire con strumenti tipici delle discipline umanistiche. Questo saggio, invece, è completamente nuovo perché per la prima volta non è un letterato che si occupa del Grande Lombardo, ma un fisico, che ha dietro le spalle un itinerario di studi assai simile a quello di Gadda. Il saggio proietta tutta la produzione di Gadda sullo sfondo delle grandi rivoluzioni scientifiche del Novecento, giustificando certi attggiamenti e certi temi di fondo da una prospettiva completamente nuova. L'apparente "disordine" della prosa di Gadda - e questo è solo un esempio - potrebbe nascondere in realtà una disperata ricerca dell'ordine, proprio come le "strutture" disordinate dei "frattali" sottendono in realtà il disegno di un ordine. Il testo, infine, getta un ponte fra le due culture (scientifica e umanistica) e pertanto può costituire, in mano a insegnanti volenterosi delle ultime classi liceali, un efficace strumento per un lavoro interdisciplinare che dimostri come la letteratura non sia un mondo chiuso a se stante, ma aperto inevitabilmente alle influenze (in questo caso le rivoluzioni o comunque i grandi problemi della scienza che vengono dall'esterno.
Franco Gàbici (Ravenna, 22 maggio 1943). Laureato in fisica, è direttore del Planetario e del Museo di scienze naturali di Ravenna. Giornalista pubblicista, collabora con articoli di scienza e costume ai quotidiani Il Resto del Carlino-La Nazione-Il Giorno, Avvenire e all'inserto "Tuttoscienze" de La Stampa. Firma su L'Istrice la popolare rubrica "Bollicine di memoria, cultura e molto altro". E' presidente della sezione ravennate della "Dante Alighieri".
Oltre a una ventina di saggi di storia locale ("Ravenna: cento anni di cinema", "Leopardi turista per caso"...), ha scritto "Didattica col Planetario" (La Nuova Italia, 1989) ed è autore dell'unica biografia di don Anacleto Bendazzi, considerato il più grande enigmista italiano ("Sulle rime del don", Ravenna, Essegì, 1996)
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