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 Alex Lewis
Una Radura nell'Ithilien

 Lorenzo Daniele
J.R.R.Tolkien:PORTFOLIO

 
Roberto Di Scala
J.R.R.Tolkien:
Ubi Maior, Minor Cessat

 a cura di Giovanna Zavatti
Malwida

 Maria Santini
Liszt

 Maria Santini
I Pascoli del Mistero

 
Gian Luigi Ruggio
Giovanni Pascoli

 
Giovanni Pascoli
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© Copyright Simonelli Editore srl

Alex Lewis
Una Radura  nell'Ithilien
Una "Tolkien-inspired-fiction",
un romanzo inspirato a "Il Signore degli Anelli"

Prefazione di Franco Manni
Traduzione di Roberto Di Scala
Illustrazioni di Ruth Lacon e Lorenzo Daniele

ISBN 88-86792-83-2 - LIT
ISBN 88-7647-012-3  - PDF
Euro 6,50

Simonelli Editore


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"Una Radura nell’Ithilien" - osserva Franco Manni nella Prefazione - è un breve romanzo scritto da un autore vivente, Alex Lewis, ma in qualche modo scritto anche da un autore che vivente non è più , John Ronald Reuel Tolkien. Siamo di fronte a una "Tolkien-inspired fiction": Lewis prende la storia de "Il Signore degli Anelli" , vi immette una variazione su un punto dell’intreccio (di cui dirò dopo) e ne trae le conseguenze logiche ( di logica letteraria).

Fu lo stesso Tolkien a auspicare l’avvento dei "poeti ciclici". Nel 1951 scriveva a un suo possibile editore:

"I cicli dovrebbero essere collegati a un maestoso insieme, e purtuttavia lasciare spazio per altre menti e altre mani".

Lewis non è il solo ad avere raccolto l’auspicio di Tolkien, ma è la persona che lo ha fatto con più costanza ed efficacia, non solo scrivendo "poemi ciclici" tolkieniani in prima persona, ma anche stimolando tanti altri scrittori e scrittrici a farlo , avendo fondato e dirigendo sin dal 1991 la vitale rivista "Nigglings" che a questo scopo è dedicata.

Ma veniamo a "Una radura nell’Ithilien". La struttura del romanzo è quella di una "Russian Doll", per usare le parole dello stesso Lewis: al suo centro ha una storia che segue i passi del "Signore degli Anelli" dall’Ithilien fino a Monte fato, ma con eventi diversi, causati "a cascata" da un singolo e remoto e molto minore evento del passato: l’avere Finduilas dato una sciarpa grigia a Faramir e una blu a Boromir, quando i due fratelli erano bambini. Appena prima del centro della "Russian Doll" c’è una visione elegiaca di una Terra di Mezzo anche essa in parte diversa: a Imladris vediamo la tomba di Bilbo, a Meduseld la tomba di Merry, a Minas Tirith la tomba di Pipino, e nell’Ithilien la tomba di Frodo. Nella bambolina ancora precedente vediamo un misterioso Vecchio parlare a due bambini hobbit figli di Merry e Pipino e dire loro, con le parole di Gandalf: "le cose avrebbero potuto andare diversamente".

La storia centrale è appunto quel "diverso", e assai più triste , corso delle cose che avrebbe potuto esserci.

Il messaggio di Lewis è indirizzato ai bimbi hobbit annoiati e saputelli che incontrano il misterioso viandante nella Vecchia Foresta, in seconda battuta a quei bambini inglesi degli Anni Sessanta che incontrano il vecchio Tolkien a Oxford. Ai primi dice che avrebbero potuto non essere nati. Ai secondi che l’Inghilterra avrebbe potuto essere molto meno prospera e serena in quanto avrebbe potuto essere dominata dal Terzo Reich e nessun "Signore degli Anelli" avrebbe potuto essere pubblicato dall’antihitleriano Tolkien. A noi lettori fa riflettere sul mistero della Storia e - se mai, per chi crede - della Provvidenza.

Alex Lewis non è solo un romanziere e un poeta, è anche un saggista acuto e filosofico. Nei Proceedings del convegno oxoniense per il centenario della nascita di Tolkien abbiamo già letto il suo scritto su "Historical Bias in the Silmarillion", in cui dimostra come il "Quenta Silmarillion" sia stato scritto dagli Elfi e dunque riempito dei loro pregiudizi etnocentrici. Anche il romanzo che ora presentiamo al pubblico italiano evidenzia l’interesse che Lewis ha per le dinamiche sofisticate e per nulla immediate della Storia e della Storiografia.


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