In Italiano e in Inglese
Una piramide da scalare
Maslow e la
sua psicologia umanistica
A Pyramid to Climb
Maslow and His Humanistic Psychology>>>
di/by
Laura
Maffey
All’apice della carriera lo psicologo Abraham Maslow (1908-1970)
ripercorse col pensiero l’inizio difficile della sua vita. Per lui, come
per tutta la prima generazione di ebrei americani degli anni venti,
l’antisemitismo aveva opposto una seria barriera all’autorealizzazione.
Eppure era riuscito a superarne gli ostacoli con passione intellettuale,
anticonformismo e ambizione. Aveva sempre avuto un rapporto molto
negativo con una madre superstiziosa e crudele, e ora si rendeva conto,
col senno di poi, di avere tramutato anche quello in un vantaggio: lo
spirito di ribellione contro di lei era l’elemento che l’aveva spinto a
costruire una teoria fondata su tutto ciò che quella donna odiava. Così
troviamo amore, amicizia, gentilezza e cooperazione tra i capisaldi
della psicologia umanistica, la scuola di pensiero di cui Maslow fu uno
dei principali fondatori insieme a George Kelly (1905-1966) e Carl
Rogers (1902-1987).
Ma cos’è esattamente la psicologia umanistica? Fu un nuovo approccio,
chiamato anche “terza forza”, che nacque come reazione alla psicologia
sperimentale e alla psicoanalisi. Divenne un movimento definito negli
anni cinquanta con la fondazione dell’Associazione americana della
psicologia umanistica (AAHP). La sua origine, tuttavia, risale alla fine
dell’Ottocento, quando William James, uno dei padri della “scienza della
vita mentale” nei suoi Principi di psicologia (1890) rese la coscienza
umana, l’esperienza e il libero arbitrio oggetti fondamentali della sua
analisi. Oggi, l’approccio umanistico dibatte ancora questi temi.
Anziché prendere le mosse da regole istituzionalizzate per la ricerca e
la terapia, la psicologia umanistica è soprattutto una filosofia che
esplora l’esperienza umana cosciente nei suoi aspetti diversi – l’amore,
la creatività, l’io, l’essere, il divenire, la responsabilità e il
libero arbitrio, tanto per dirne qualcuno. In particolare Maslow
riteneva che questi aspetti fossero trascurati dalla psicologia
sperimentale che, fortemente influenzata dal comportamentismo, si era
sempre principalmente occupata dello studio dei processi mentali umani e
animali manipolando, in laboratorio, variabili che potevano produrre
effetti sul comportamento.
D’altra parte la psicoanalisi, col suo credo nell’inconscio come forza
propulsiva del comportamento palese, aveva i suoi inconvenienti per
l’approccio umanistico. Perché – si obiettava – scavare nel nostro
lontano passato pieno di oscure, tormentose ombre quando abbiamo il
presente su cui agire in piena coscienza e in modo creativo? Gli impulsi
inconsci, certo, possono essere riesumati in seduta analitica, ma solo
per venire presto smitizzati e combattuti col ragionamento. Piuttosto –
ci si chiedeva pure – perché si dovrebbe dare per scontato l’obbligo di
adattarsi a una società repressiva invece che la libertà di cambiarla?
Così, per lo psicologo umanista “qui e ora” divenne la dimensione
preferita da considerare, una dimensione nella quale le interpretazioni
soggettive che la gente dà degli eventi della propria vita – cioè, con
consapevolezza cosciente – giocassero un ruolo fondamentale. Questo era
dunque il punto di partenza per cambiare.
Qui si può riscontrare l’influenza delle idee esistenzialiste, in voga
più o meno a partire dagli anni trenta, che derivavano della
fenomenologia, una filosofia fondata dal tedesco William Husserl
(1859-1938). Era lui a sostenere che i concetti astratti possono essere
capiti solo attraverso il filtro dei modi della coscienza, mettendo
così in primo piano il carattere profondamente soggettivo di tutta
l’esperienza umana.
Alla teoria di Husserl venne dato seguito da Martin Heidegger
(1889-1976), l’esistenzialista (sebbene lui rigettasse l’associazione
con gli esistenzialisti) che ebbe predominante influenza su Jean Paul
Sartre. L’opinione di Heidegger era che vivere un’autentica esperienza
umana significasse essere coscienti della mutevole natura della realtà,
della sua contingenza storica e delle restrizioni imposte ad aspirazioni
e desideri individuali. Quindi l’unica cosa di cui possiamo essere certi
è che la nostra esistenza è parte del flusso universale della vita che
culmina nella morte. Queste premesse alquanto deprimenti portavano a
chiedersi come individui normali (senza contare gli alienati) possano
trovare la felicità o, almeno, la serenità in uno stato di cose così
ineluttabilmente incontrollabile.
Psicologi e psichiatri umanisti europei hanno proposto svariate
soluzioni, sviluppando terapie dirette ad aiutare i pazienti a dare
significato alla loro vita in modi diversi. Per esempio, l’austriaco
Viktor Frankl (1905-1997) suggerì attività soddisfacenti e
contemplative come dipingere, costruire oggetti, creare giardini,
apprezzare la bellezza e l’amore. Gli psicologi umanisti americani, in
particolare, ridimensionarono il lato pessimistico della concezione
esistenzialista, quella di una vita aggravata dal peso della mortalità e
dalla libertà’ menomata, per esaltare invece la capacità di scelta.
Questa era anche la presa di posizione di Maslow.
Interessato soprattutto a personalità sane, fu lui a sviluppare una
teoria della motivazione umana che riposa su necessità a suo giudizio
innate. Così, alla base di una piramide immaginaria troviamo un gruppo
di fondamentali necessità “da privazione” – perlopiù istinti fisiologici
il cui fine è l’immediata soddisfazione dell’individuo. Seguono, a
livelli più alti, necessità di sicurezza, di appartenenza e affetto, e
di autostima. È abbastanza facile capire il meccanismo di ascesa nella
gerarchia, poiché se le necessità di base non sono soddisfatte non c’è
la volontà di soddisfare le necessità di ordine superiore. Solo
individui equilibrati e appagati, perciò, riescono a raggiungere la
vetta della piramide, dove risiede la suprema necessità “esistenziale”
– l’autorealizzazione, che Maslow definì la “tendenza a diventare tutto
ciò che uno e’ capace di diventare”. Questa, naturalmente, è fine a se
stessa.
Qui troviamo un netto contrasto con la tipica mentalità occidentale,
troppo preoccupata che il comportamento sia vincolato a un tornaconto.
Per questo gli psicologi umanisti sentirono la necessità di imparare da
pensatori orientali che, accantonando considerazioni utilitaristiche,
davano grande importanza a qualità umane positive come la giocosità, la
curiosità intellettuale e l’apprezzamento del bello. Max Wertheimer
(1880-1943), creatore della psicologia Gestalt (fondata sull’importanza
nell’essere umano del percepire e pensare per “insiemi” piuttosto che
per singoli elementi) iniziò Maslow allo spirito del pensiero
orientale. Meditazione e yoga sono infatti metodi che gli psicologi
umanisti includono nelle loro terapie.
Prendendo spunto dalle vite di persone di successo e psicologicamente
sane, Maslow si dedicò a uno studio particolare sugli autorealizzatori.
Dalle loro personalità emersero tratti generali comuni (e a volte anche
antitetici) come semplicità, creatività, sensibilità, sangue freddo,
apertura mentale, tenacia, moderato anticonformismo e socievolezza unita
a desiderio di solitudine. Maslow osservò pure come gli autorealizzatori
siano in genere persone mature, portate ad avere quelli che lui chiamò
“momenti di beatitudine” – intense e piacevoli sensazioni sia di tipo
contemplativo (come apprezzare un tramonto o un pezzo di musica) che
fisiche (come appezzare il buon cibo o il fare l’amore). Va da sé che
Maslow, come psicologo, consigliava alla gente sana di trovare il tempo
per riflettere di più sui propri sentimenti, troppo spesso ignorati
nelle febbrili vite di ogni giorno, in modo da concentrarsi sulle
esperienze positive così come vengono (cioè sia importanti che minute).
Questo servirebbe a combattere la tendenza dell’individuo a rifugiarsi
in atteggiamenti regressivi, infantili ed egocentrici ogni volta che si
sente disorientato.
Per gli ansiosi elaborò istintivamente una terapia, in alternativa a
lunghe sessioni psicoanalitiche, simile al metodo
cognitivo-comportamentale oggi largamente usato. Secondo questo metodo
si chiede all’individuo di fare una lista di situazioni che gli creano
ansia perché poi, insieme all’analista, possa programmare una serie di
“passi” (di fatto, istruzioni) da seguire per imparare a gestire, a
esaurimento, tutti i momenti di crisi.
E Maslow mise in pratica i suoi insegnamenti? Sì, tutta la vita.
Riusciva a convertire tutto a buon fine mentre, curioso inveterato,
cercava sempre fonti di indagine e ispirazione per il perfezionamento
della sua teoria. Al punto che un periodo di malattia grave, che lo
costrinse a interrompere la carriera accademica per andare a lavorare
con i fratelli nella fabbrica di botti di famiglia, gli fece venire in
mente di introdurre i principi della sua teoria sulla motivazione umana
nel mondo della direzione aziendale. Voleva un ambiente di lavoro più
umano e democratico, in cui gli impiegati potessero trovare stimolo a
essere più produttivi, e dove la capacità imprenditoriale potesse
diventare una forma di autorealizzazione.
Fu da lui ugualmente ben sfruttato il brutto periodo che passò in
ospedale per una grave malattia coronarica. Come pure i lunghi anni di
vita accademica in un’epoca di enormi cambiamenti sociali, dagli anni
trenta alla fine degli anni sessanta. E grazie alla teoria che scaturì
dall’esperienza diretta di Maslow, medicina ed educazione rimodellarono
alcune delle loro linee direttrici.
Il successo della psicologia umanistica è praticamente dovuto alla
relativa facilità con cui si applica a situazioni della vita di ogni
giorno. Motivo per cui, fin dai suoi inizi, è stata impiegata sempre di
più in una moltitudine di settori, tra cui psicoterapia, consulenza
matrimoniale, istruzione, sanità (dove un approccio olistico invita a
curare mente e corpo come un’unità e non come pezzi separati di un
meccanismo), imprenditoria e perfino marketing. L’idea che sottende
tutte le varie tecniche adottate in ciascuno di questi diversi contesti
è che le circostanze possono sempre essere migliorate tramite una più
soddisfacente intesa e cooperazione tra gli individui. E proprio per
questo vengono incoraggiate discussioni schiette tra parti in reale o
potenziale conflitto.
Lo stesso Maslow era una persona molto socievole e disponibile, che in
privato non mancava mai di apprezzare la compagnia della moglie, un bel
paesaggio, la musica classica, il comportamento di un animale
interessante o il progresso di un bambino in crescita. Questi erano
prediletti momenti di beatitudine, quelli che lo aiutavano a
controbilanciare il suo temperamento ansioso. Portato inoltre alla
speculazione filosofica, ammetteva di essere forse un po’ troppo
utopista nel credere che dalla sola comprensione delle motivazioni umane
il mondo potesse diventare un posto migliore in cui vivere. Ma sapeva
anche che nel provare a scalare la sua piramide tutti avremmo avuto,
quanto meno, buone probabilità di trovare noi stessi.
Laura Maffey
Leggi anche della stessa autrice:
Quel povero Diavolo del Diavolo>>>
A Pyramid to Climb
Maslow and His Humanistic Psychology
At the height of his career, the psychologist Abraham Maslow (1908–1970)
thought back over his difficult start in life. For him, as for all the other
first generation Jews in 1920s America, anti-Semitism had been a serious
barrier to self-fulfilment. Yet he managed to get over the hurdles with his
intellectual propensity, non-conformism and ambition. He had had a very
negative relationship with his superstitious and cruel mother throughout his
life, and could now see, with the benefit of hindsight, that he had turned
it into an asset, too: his spirit of rebellion against her was what had
inspired him to build a theory based on everything she hated. So we find
love, friendship, kindness and cooperation between individuals among the
tenets of humanistic psychology, the school of thought of which Maslow was a
key founder together with George Kelly (1905-1966) and Carl Rogers
(1902-1987)
But what is exactly humanistic psychology? It was a new approach, also
called the "third force", that was born out of a reaction to experimental
psychology and psychoanalysis. It became a defined movement in the 1950s
with the founding of the American Association for Humanistic Psychology (AAHP).
Its roots, however, can be traced back to the end of the nineteenth century,
when William James, one of the fathers of the “science of mental life", in
his Principles of Psychology (1890) focused on human consciousness,
experience and free will as the fundamental subject matter of his analysis.
Today, the humanistic approach still debates on these issues.
Rather than relying on institutionalised rules for research and therapy,
humanistic psychology is more a kind of philosophy that explores conscious
human experience in its different aspects – love, creativity, self, being,
becoming, responsibility and free will, just to mention a few. Maslow in
particular felt that these aspects were neglected by experimental psychology
which, strongly influenced by behaviourism, had always been mainly concerned
with studying human and animal mental processes by manipulating, in the
laboratory, variables that could affect behaviour.
Psychoanalysis, on the other hand, with its belief in the unconscious as the
determining force behind overt behaviour, had its setbacks for the
innovative humanistic approach. What is the point – it was argued – of
delving into our distant past full of dark, haunting shadows, when we have
the present to act upon consciously and creatively? Unconscious impulses can
be acknowledged, of course, during analytic treatment, but they are quickly
demystified and dismissed rationally. Rather – it was also asked – why
should it be taken for granted that people have to adjust to a morally
repressive society instead of thinking to change it? So, for the humanistic
psychologist the "here and now" became the preferred dimension to consider,
one in which the subjective interpretations that people put on the events of
their lives – that is, their conscious awareness – played a fundamental role.
Change started from there.
Here we can detect the influence of the existentialist ideas circulating
from about the 1930s, which were a derivation of phenomenology, a philosophy
founded by the German William Husserl (1859-1938). It was he who claimed
that abstract concepts could be understood only through the filter of human
modes of consciousness, thus underlying the highly subjective character of
all human experience.
Husserl's theory was carried further along by Martin Heidegger (1889-1976),
the leading existentialist (although he rejected the association with the
existentialists) who influenced Jean Paul Sartre. Heidegger's view was that
living an authentic human experience consisted of being aware of the
ever-changing nature of reality, its historical contingency and restrictions
on individual aspirations and desires. So, the only thing of which we can be
certain is that our existence is part of the universal flow of life
culminating in death. These rather gloomy premises begged a question as to
how normal individuals (let alone maladjusted ones) can find happiness or,
at least, serenity in such a hopelessly incontrollable state of affairs.
European humanistic psychologists and psychiatrists have given various
answers to that by developing therapies directed to help patients to give
meaning to their lives in a variety of ways. For instance, the Austrian
Viktor Frankl (1905- 1997) suggested satisfying and contemplative activities
such as painting, building objects, creating gardens, appreciating beauty
and love and so on. The American humanistic psychologists, in particular,
put into the right perspective the pessimistic side of the existentialist
conception of human lives burdened by the weight of mortality and crippled
freedom; they exalted, instead, the power of choice. This was also Maslow's
stance.
Mainly concerned with healthy personalities, he developed a theory of human
motivation centred on what he believed to be inborn human needs. So, at the
base of an imaginary pyramid we find a set of basic or "deficiency" needs–
mostly physiological drives, whose end is the individual's immediate
satisfaction. There follow, at a higher level, needs for safety, belonginess
and love, and self-esteem. Understanding this unfolding hierarchy is quite
straightforward, for if the basic needs are not satisfied, there is no will
to pursue higher needs. Only balanced, fulfilled individuals, therefore, can
reach the top of the pyramid, where the ultimate "being" need –
self-actualisation – is placed. Maslow defined it "as the tendency to become
everything that one is capable of becoming". And this, of course, is an end
in itself.
We find here a sharp contrast with the typical Western mentality,
excessively preoccupied with goal-seeking behaviour. Hence humanistic
psychologists felt the need to learn from Eastern thinkers, who, setting
aside utilitarian considerations, put great emphasis on positive human
qualities such as playfulness, wonder, and aesthetic enjoyment. Max
Wertheimer (1880-1943), the founder of Gestalt psychology (based on the
importance of human thinking and perceiving "wholes" rather than single
elements), introduced Maslow to the insight of the Eastern thought.
Meditation and yoga are in fact the methods that humanistic psychologists
include among their therapies.
Drawing from the lives of successful, psychologically healthy people, Maslow
carried out a special study on self-actualisers. From their personalities
emerged common (and sometimes even antithetical) general traits such as
simplicity, creativity, sensitivity, coolness, open-mindedness, stubbornness,
mild unconventionality and sociability as well as solitariness. Maslow also
observed that self-actualisers happen to be mostly mature people, prone to
have what he called "peak experiences" – intense pleasurable sensations of a
contemplative nature (e.g. appreciating a sunset or a piece of music) as
well as of a physical nature (e.g. enjoying good food or lovemaking) .
Needless to say, Maslow, as a psychologist, advised healthy people to find
the time to get more in touch with their feelings, which are too often
ignored in hectic everyday lives, in order to concentrate on positive
experiences as they present themselves (i.e. whether great or small). This
would counteract an individual’s tendency to adopt a regressive,
self-centred infantile attitude whenever confusion threatens.
For anxious people he intuitively developed a therapy, in alternative to
lengthy psychoanalytic sessions, that is similar to the
cognitive-behavioural method widely used today. By this method the
individual was asked to make a list of their anxiety situations so that,
together with the analyst, they could plan a series of "steps" (virtually
instructions) to follow in order to act more efficiently until all the
difficulties are mastered.
Did Maslow himself put his teaching into practice? He certainly did, all his
life. Everything was put to good use by him who, insatiably curious, always
looked for sources of inquiry and inspiration for the refinement of his
theory. So much so that a period of serious ill health, which led him to
interrupt his academic career to go and work with his brothers in the
cooperage family firm, suggested that he introduce the principles of his
theory of human motivation into the world of business management. He wanted
a working environment more humane and democratic, where employees'
motivation to be more productive could be stimulated, and where
entrepreneurship could become a form of self-actualisation.
Equally constructively exploited was the bad spell he spent in hospital for
a serious coronary disease, as well as the long years he was an academic
throughout a period of huge social change, from the 1930s to the late 1960s.
Thanks to the theory that stemmed from Maslow's own direct experience,
medicine and education have since revised some of their policies.
The success of humanistic psychology is in fact due to its relatively easy
practical application to everyday life situations. That is why, since its
early days, it has been increasingly adopted in a variety of fields, such as
psychotherapy, marriage counselling, education, healthcare (where an
holistic approach suggests that body and mind form a unity to be treated in
synchrony rather than separately like pieces of machinery), management and
even marketing. The idea behind all the various techniques employed in each
of these different settings is that things can be always improved by a
better understanding and cooperation between individuals; so, frank
discussions are encouraged between actual or potentially conflicting parties.
Maslow himself was a very sociable, cooperative person, who in private never
missed the opportunity to enjoy the company of his wife, a beautiful
landscape, classical music, the behaviour of an attractive animal or the
progress of a growing child. These were his favourite peak experiences,
which helped him to counterbalance his anxious temperament. Also inclined to
philosophical speculation, he admitted that perhaps he was a bit of an
utopian in believing that by just understanding human motivations the world
could be made a better place to live in. But he also knew that by trying to
climb his pyramid, at the very least, we all can have a chance of finding
ourselves.
Laura Maffey
Laura Maffey, a British national of Italian origin and a member
of the Fabian Society, has been doing research on Sigmund Freud’s
metaphysics for quite a few years without failing, in spite of the
present outwards-expanding environment, to look after her house and
garden…and her husband. In the past she pursued interests as diverse
as interior decoration and the voicing of educational programmes for
publishing houses and literary commentaries for broadcasting
stations, including the Radio of the Daily American. After completing the OU Mathematics Course (and passing the exams) she
read Health and Social Care and Psychology, but decided not to work
for any qualifications in the belief that any formal training puts
orthodoxy before learning, hindering the individual from his
cultural development.
Laura Maffey, cittadina britannica di origine italiana, membro della
“Fabian Society”, compie da anni ricerche sulla metafisica
freudiana, senza tuttavia trascurare – in un mondo così proteso
verso l’esterno – la casa, il giardino… e il marito. Ha coltivato
interessi contrastanti, che l’hanno spinta in passato a completare
arredamenti d’interni e a lavorare come speaker per case editrici di
programmi registrati su nastro e per emittenti private, tra cui la
Radio del Daily American. Dopo aver studiato matematica alla Open
University (superandone gli esami) ha seguito gli insegnamenti di
“health and social care” e di psicologia, rifiutandosi però di
indirizzarli al conseguimento di qualifiche accademiche, convinta
che lo studio formale anteponga l’ortodossia al libero sviluppo
degli stimoli culturali dell’individuo. |