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Roddy Doyle allo Specchio
Attraverso un originale saggio appena
pubblicato in SeBook su eBooksItalia e firmato da un intelligente
ricercatore italiano entriamo nella realtà espressiva del famoso
scrittore irlandese. Ne parla l'autore: Federico Marco Federici.
Quand'è che Roddy Doyle pubblicherà il seguito di
Una
stella di nome Henry?
È una domanda inevitabile quando penso all'importanza che potrebbe assumere
un altro romanzo nella carriera del prolifico scrittore irlandese. Da I Commitments, che lo resero famoso agli inizi degli anni novanta al suo
Booker Prize del 1994, Doyle è cresciuto costantemente fino a tentare la
strade dell'epopea e dell'epica irlandese, senza, tuttavia, riuscirci a
pieno. La ricchezza dei suoi personaggi, il colore della loro voce
originale, con toni e veleni della lingua parlata quotidianamente dai
ragazzi di Dublino, anzi di Kilbarrack, sembravano spingerlo alla ribalta
nel panorama della letteratura sia post-coloniale (in fondo la Repubblica
d'Irlanda non è più un dominion della Corona inglese da meno di un secolo)
sia in quello della letteratura regionalistica. La letteratura
regionalistica
spesso urla la voce di realtà marginali; offre un pulpito temporaneo a voci
periferiche che d'improvviso calcano la scena, diventano fenomeni di massa,
o di vasto pubblico, e manifestano realtà che invece sono ridotte, minime,
quasi invisibili nella massa delle omologazioni di una sovraimposta e non
ben chiara, "cultura occidentale." Però il caso di Doyle sembra diventare
tristemente un'epopea degli anni Novanta, una voce che ha iniziato a parlare
e si è zittita nel giro di un decennio. Il mio testo
Insider or Outsider? già
cattura alcune delle discrepanze, le stridenti lacerazioni interne e i segni
inequivocabili di imminenti fratture, sia letterarie, sia tematiche. Eppure
parla del Roddy Doyle in piena ascesa e al pieno della sua forza creativa e
della sua fama.
Che cosa caratterizza allora il Doyle descritto dal suo
Insider or Outsider?
L'analisi letteraria in
Insider or Outsider? lascia spesso spazio a
ricostruzioni tematiche della sua opera, per tracciare segni connessioni e
intertestualità ricorrenti tra un romanzo e l'altro. Però, il nodo dell'
opera è nell'appartenenza a questa Irlanda dei miracoli economici e
culturali, che è cambiata, correndo e macinando tutti le sue tradizioni e le
sue caratteristiche, per diventare motore economico e finanziario della zona
occidentale dell'Europa Unita. Un paese che è sempre stato al margine, oggi
occupa posti di rilievo tra le compagnie assicurative che spesso ci scrivono
dall'ufficio centrale europeo con sede a Dublino, o per l'informatica, che
ha trovato nel paese delle verdi colline lo spazio per piccole Silicon
Valleys (molti dei software che si usano in Europa vengono progettati,
aggiornati, o programmati in nella Repubblica d'Irlanda). Lo scrittore Doyle
e i suoi romanzi sembrano rappresentare la generazione che si è trovata a
cavallo di questo cambiamento enorme, che percepisce le rotture e gli
strappi, ma non sa spiegarseli o non sa adeguarcisi. I suoi personaggi
appaiono ora troppo moderni per i loro anni ora troppo arretrati la
caratteristica di rimanere sempre in mezzo né inclusi né esclusi, li lascia
tra color che son sospesi.
Quale futuro per Roddy Doyle e quale futuro per le analisi del suo
Insider or
Outsider?
In una letteratura internazionale che macina copie e autori, propone,
dispone, esalta e distrugge, tutto sembra sempre più caduco. Sebbene Doyle
possa appartenere agli effimeri, c'è qualche spunto poetico e lirico in
Paddy Clarke che non farà mai dimenticare il bambino di 9 anni che corre per
una Dublino vecchio stile. Questo accade perché le sue tecniche narrative
sono basate non solo sulla fortuna del momento, ma su un accorto e vigilato
stile, che, se vuole, può produrre opere letterarie di raffinata fattura.
Allora, se Doyle dovesse finire con il suo poco riuscito copione per il film
Quando Brendan incontrò Trudy, o con la sua dolce biografi
a della vita
ordinaria e "normale" dei suoi genitori, avrà comunque provveduto a
raccontare qualcosa il senso incomprensibile degli anni di cambiamento,
delle fasi in mutazione vorticosa delle quali gli uomini non si accorgono e
non ne percepiscono le dimensioni finché non possono riflettere sui dati
statistici o sui libri di storia. Insider or Outsider? resterà ugualmente
un'analisi del suo stile per raccontare quella e non un'altra fase di
passaggio, ma con chiavi di lettura e tecniche compositive che erano già
state usate e che saranno senz'altro riprodotte. Ai lettori della mia
monografia critica resterà un assaggio della mia passione per Doyle e, a chi
volesse distruggere Doyle, con le armi della critica letteraria e della
dialettica offrirà alcune ottime teste di ponte per iniziare l'assalto.
Insider or Outsider?
Il linguaggio dell’irlandese Roddy Doyle è in grado di rappresentare un
quartiere e il variegato habitat sociale che vi gravita intorno.
Il saggio si incentra su due romanzi di Doyle "The Commitments" (1988) e
"Paddy Clarke Ha Ha Ha" (1993). Centrale nell’intera opera di Doyle è
l’uso dell’originale iberno-inglese, l’inglese parlato in Irlanda, con
traslitterazione della lingua e dell’accento di strada. Ma questa
caratteristica macroscopica negli originali, non può che perdersi nella
traduzione italiana. Il saggio s’interroga su quale possa essere la
componente vincente, quando la caratteristica distintiva è perduta.
Doyle usa una forma di realismo linguistico e strutturale, così descrive
un intero paesaggio non solo geografico ma anche sociale. Prendendosi la
libertà di rappresentare un mondo di emarginati, o quasi, con la pretesa
di rispecchiarne la lingua e l’umorismo.
L’autore irlandese si serve dell’umorismo tipico della comunità, per
mostrare la sua ironia e la sua abilità di narratore. Il saggio
sottolinea come l’evoluzione dello stile nei successivi romanzi mostrino
ottime ragioni perché abbia mantenuto forza ed efficacia, anche in
traduzione.
Quando Doyle si è finanziato con un mutuo per pubblicare "The
Commitments", era pronto a scrivere un ottimo romanzo e ne nasce una
brillante storia metropolitana. Jimmy e compagni costituiscono una voce
regionale vivace, e, nelle loro grida da outsiders, contengono gli
embrioni di complesse denunce sociali e politiche che Doyle vuole
veicolare senza appesantire la brillantezza del romanzo...
"Paddy Clarke Ha Ha Ha" chiarisce la polemica di Roddy Doyle nei
confronti della ristretta mentalità irlandese, legata troppo al passato.
E affronta il tema della famiglia, scegliendo un punto di vista
privilegiato la voce di un bambino di 10 anni.
Tragedie e felicità sono tutte inscindibilmente legate dalla gioia di
vivere e dalla vivace intelligenza di questo narratore bambino.
L’attenzione del lettore è catturata dalla forte sensualità delle
percezioni di Paddy. L’attenzione dell’autore mira ad assumere una
visione che sfrutti tutte le caratteristiche del narrante per parlare
del narrato, è sintomo della volontà di ritenersi insider del mondo che
sta definendo eppure capace di guardarlo dal di fuori.
Seppure non si possa considerare a pieno uno di loro, Doyle parlando con
la voce degli insiders non commette un errore, non usa i suoi ambienti
sociali, come manifestazioni di una cultura regionalistica di trappola
ed esclusivista. D’altronde non c’è bisogno di essere irlandesi per
riconoscersi nei disagi sociali descritti
Dunque, Doyle sarà insider o è l’outsider? |
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