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Questo intervento di Ely Galleani, ispirato
dal caso di Piergiorgio Welby è stato scritto poche ore prima che venisse annunciata la
sua morte. Lo segnaliamo soltanto per completezza dell'informazione perché le
riflessioni contenute restano del tutto valide.
Il Naufragio
L’indifferenza delle persone verso i mali che
affliggono la nostra società spesso può
peggiorare trasformandosi in una presa di
posizione sommaria che liquida, in maniera tanto
categorica quanto superficiale, la disamina del
problema in questione.
Si tende in questi casi ad uniformarsi alla
morale comune evitando una analisi più
approfondita e soffermandosi a quanto, in una
prima lettura, appare più consono alla nostra
etica.
Si cerca una soluzione quando invece la
questione meriterebbe una rivisitazione dei
motivi che lo hanno portato a divenire un caso
sociale.
Per i pochi giorni durante i quali i media lo
sottopongono alla pubblica attenzione ci si
schiera a favore di un esito o del suo opposto.
Si evita, in modo tanto accurato quanto,
purtroppo, incosciente di sondare e capire le
ragioni che hanno causato l’evento. E , portando
avanti questo modo di ragionare , ne si vanifica
l’originario intento!
Purtroppo quando si denuncia un male sociale è
perché si è giunti ad un punto di non ritorno,
si sono esaurite tutte le energie, dissipati
tutti gli stratagemmi per “tirare avanti”.
Solo allora si grida il proprio dolore, si
attira l’attenzione prospettando un gesto
finale, una provocazione atta a liberarci dalla
morsa che ci attanaglia …non perché si abbia, in
cuor proprio, l’intenzione di portarla a termine
ma perché non si può più vivere in quelle
condizioni.
E’ il Save Our Soul di un naufrago !
Così fintanto che la televisione ce lo ha
proposto e solo fino ad allora, purtroppo, siamo
stati occupati a discutere del caso Welby : se
era giusto o no permettere ad un essere umano di
staccare autonomamente la spina che lo tiene
legato alla vita.
Abbiamo discusso, nella nostra insipienza, di
vita e di morte come se esse ci
appartenessero…senza chiederci perché si può
arrivare a non tollerare più la vita, a
desiderare di morire.
Occhi e orecchie ovattate non hanno sentito né
visto cosa c’era dietro quell’estremo atto
provocatorio.
Eppure le immagini erano chiare .
Un piccolo letto in una modesta stanza , un
malato, attaccato ad una macchina, assistito da
una anziana madre e una moglie, entrambe senza
più fiato per combattere il proprio stato di
abbandono.
Un infermo che ha dovuto cedere , giorno dopo
giorno, all’idea di una soluzione terminale per
potere urlare al mondo il proprio disagio.
Quando le condizioni della vita sono arrivate ad
un punto estremo, quando la prua della nave sta
affondando sotto i flutti, allora si desidera
morire solo perché non si può più vivere.
Il problema non è staccare o no quella spina…da
anni i medici sono per il “non accanimento
terapeutico” e spesso la spina viene staccata
anche per alleggerire il costo sociale che esso
comporta.
A mio parere la soluzione è invece quella di
offrire condizioni dignitose per vivere, fornire
assistenze psicologiche e aiuti finanziari al
fine di migliorare l’esistenza di chi non deve
solo sopravvivere ma deve avere la possibilità
di vivere ancora, di appassionarsi e innamorarsi
di ciò che lo circonda.
E questo capita raramente ad un invalido che non
ha i mezzi per permettersi le macchine e
l’assistenza adeguate alla sua infermità senza
dover pesare unicamente sulle spalle di una
anziana madre e di una moglie.
Welby ha bisogno di amore, ma non quello della
sua famiglia che è tanto immenso quanto
impotente
Occorre il sostegno e l’aiuto della società alla
quale appartiene. E’ nato Italiano e siamo noi ,
suoi concittadini, a dover correre a bussare al
suo uscio portandogli segni tangibili del nostro
affetto.
Serve sopratutto migliorare le possibilità
economiche della sua vita offrendo a lui, e a
tutte le persone come lui, la possibilità di
usufruire delle stesse condizioni di vita che
una persona più abbiente può permettersi.
Solidarietà non significa liquidare il problema
concedendogli il diritto al suicidio ma
impedendogli di arrivare a pensare ad una simile
soluzione.
Proviamo a metterci nei panni di un malato che
da anni, dal letto dove vive, vede invecchiare
al suo capezzale i suoi affetti più grandi.
Vede moglie e madre sobbarcarsi di mille
incombenze e, per assisterlo, rinunciare, anno
dopo anno, alla loro vita.
Le vede lottare per garantirgli un “inferno” in
terra.
Se le sue condizioni economiche fossero
diverse…altri correrebbero al loro posto.
Viene da chiedersi perché, se è vero che
aiutiamo tanti bambini con l’adozione a
distanza, non siamo in grado di adottare i
concittadini che, come Welby, conducono una vita
al limite della sopportazione.
Quando le condizioni di vita diventano
insopportabili tanto si pensa al suicidio… ed é
allora che deve intervenire la comunità.
Durante questi giorni che precedono il Natale
chi cammina per le vie delle nostre città
incontra tanta disperazione, i negozi sono quasi
sempre vuoti e si riempiono solo nei fine
settimana.
Gli Italiani, tutti, si rovesciano le tasche e
dentro trovano solo qualche spicciolo.
Siamo arrivati anche noi alla soglia del
naufragio, stiamo lottando tutti per
sopravvivere e lanciamo anche noi un SOS ai
nostri governanti…ad una elite di ricchi che ama
filosofeggiare su ideali di comunione di beni ma
che i propri beni non li dividerebbe con
alcuno…a cui poco importa se il vicino sta
tirando la cinghia…tanto è l’ideale che conta!
Peggio per chi sta peggio!
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La piccola fiammiferaia |
Davvero vorrei scendessero a dare una
occhiatina… da protagonisti, indossando i nostri
panni, le nostre problematiche e le nostre
afflizioni… per poter vedere come si sta male a
non poter assicurare ai propri cari una vita
dignitosa nonostante il lavoro e i sacrifici
spesi negli anni.
Il ricorso al credito si è rivelato l’unica via
percorribile per soddisfare le esigenze
legittime delle nostre famiglie. Ormai
comperiamo tutto a rate : leasing per l’auto di
famiglia, mutuo per la casa , bollettini per i
mobili, gli accessori e le vacanze…alla fine
anche le pensioni dei nostri nonni sono state
ipotecate da finanziarie rapaci !
Che non mi si venga a parlare di sacrifici,
perché all’anno prossimo non ci
arriviamo…signori cari !
In fondo avevamo solo bisogno di garanzie,
garanzie di vita…e ci avete negato anche queste!
Sarà un triste Natale per tutti.
C U Soon ...o per meglio dire alla prossima!
Vostra
www.elygalleaniblog.com
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Ely Galleani
Dal ruolo di attrice a quello attuale
di ragioniera, da moglie di Carlo Vanzina a single convinta.
Da amica dei registi Dino Risi, Mario Monicelli, Roman Polanski a
Michelangelo Antonioni... Intreccia esperienze di vita con i pittori Mario Schifano,
Alighiero e Boetti, Tano Festa. Un percorso vissuto fino all'ultimo
respiro... in punta di piedi per non sprofondare nelle buche più
dure.
Entusiasta nell'apprendimento del vivere, viaggia per
conoscere , studia i geroglifici per scoprire nuove etimologie,
impara a giocare con le parole per scoprire un nuovo significato, un
filo conduttore.
Ama la tavola ... ma non ingrassare!
Conserva i
sapori della vita,gli apprendimenti senza perdere il proprio lato
infantile, il desiderio di giocare.
Crede nel web, nella possibilità
di una nuova forma di comunicazione
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Ely Galleani
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