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L'Albero di Carrubo U n terreno a fasce, larghe in media non più di dieci metri,
ognuna sostenuta da muretti in pietra costruiti a secco: il tutto per
ottenere dalle ripide colline lo spazio utile a coltivare almeno lo
stretto necessario per il sostentamento. La particolarità della gente
ligure è stata connotata nel tempo dalla volontà e dalla ingegnosità nel
cercare di addomesticare la natura nel mare e in terraferma.
Una scelta di vita, quella di restare vicini allo specchio blu del mare
e alla sua fonte naturale di sale, che ha comportato notevoli sforzi, in
passato, per raggiungere l’autosufficienza.
Non sempre il mare è stato fruttuoso per i popoli che ne abitavano le
rive, violente mareggiate e improvvise tempeste hanno lasciato spesso
vuote le reti dei pescherecci. Se si pensa come, nei secoli a noi
precedenti, l’assenza di elettricità non consentisse la conservazione
del pescato… ecco il perché dello spuntare di alici sottosale, baccalà e
tonno sott’olio nelle dispense liguri.
Nella terra, faticosamente contenuta dalle fasce, avevano trovato dimora
alberi del pepe, ulivi, meli, albicocchi e ciliegi; nei muretti piante
di capperi, mentre trombette si arrampicavano sui pergolati di canne e
ancora si trovava posto per far crescere, anche se tutto in numero
limitato, nei terreni più argillosi viti da pigato, rossese e asparagi,
negli altri umus ogni sorta di pomodori, cipolle, fagiolini, basilico e
patate.Tutti gli ingredienti della nostra cucina ligure a cui aggiungere
ciò che la natura da sola prodigava: borragine, aglio, ortiche, finocchi
selvatici e cicoria sui bordi delle strade.
Ma niente grano !
Uno spazio di terra così esiguo non permetteva sulla costa alcuna
coltivazione di frumento.
Ecco allora nascere centinaia di piante di carrubi, contorti alberi
nodosi capaci di sfornare enormi quantità di frutti oblunghi, ora
delicatezza solo per cavalli, un tempo tritati e macinati sino ad
ottenere una farina scura buona per il pane e per ravioli e
gnocchi…ancora oggi serviti da qualche nostro tipico locale
dell’entroterra dove, tra i fuochi accesi la mattina e spenti solo a
sera, alacri cuciniere sono capaci di trasformare ogni cosa in delizia!
L’Albero di Carrubo ha un difetto, tra giugno e luglio quando i turisti
arrivano al mare, lui, in maniera tanto inopportuna quanto maleducata,
decide di cambiare chioma e , per tutto il periodo, non fa altro che far
cadere grosse foglie gialle su strade, terrazzi, giardini, invadendo
tutto quello che esiste nella fascia normalmente a lui sottostante e
costringendo ad una continua e , a dire il vero, estenuante pulizia.
Il passo è breve per la nostra superficiale e frettolosa “civiltà”: la
soluzione è tagliare la causa di quel fastidio e siccome solo i cipressi
sono protetti, ecco spuntare nella fascia della mia strada il
giardiniere della casa sottostante, armato di sega e tronchesi.
Alla signora turista, da cui riceve gli ordini, nulla importa del valore
intrinseco di quella pianta…lei acquista normalmente “farina 00”
proveniente dalle estese coltivazioni di grano duro, contaminate o no
poco importa.
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Salvato! |
Quelle foglie secche non
devono continuare ad invadere il suo tavolino
da giardino.
Non sa come, di questi tempi, l’Albero di Carrubo potrebbe tornarci
nuovamente utile!
Non rispetta il suo valore, non le importa e non lo vuole conoscere.
La proprietà privata mi concede il lusso di rimandare la morte di quella
pianta proficua , non solo per la sua ombra ma per la passata utilità
conservata tuttora nei suoi frutti zuccherini.
Il giardiniere se ne parte come è venuto, va a raccattare la scopa di
saggina e si mette all’opra!
L’esiguità delle dispense liguri sono state anche la motivazione della
poca apertura attribuita alle sue genti, all’avarizia tipica di questo
popolo che, non per malanimo o cattiveria ma per bisogno, non ha mai
aperto con facilità la propria borsa. Questo connotato si è insediato
geneticamente nel Dna e , ancora oggi nonostante le dispense siano
sovrabbondanti, la gente ligure apre a fatica la porta di casa…soffre
ancora della Sindrome da Carrubo!
Ricordare, conoscere è importante per vivere appieno…
Così, dopo il salvataggio, mi lascio andare a seguire un film in bianco
e nero, pregevole opera del 1937, realizzato da Mario Camerini : “Il
Signor Max” con l’affascinante Assia Noris e il grande Vittorio De Sica.
Sono le nove del mattino di questo sabato nove luglio e su Rai Tre ha
inizio la programmazione del film, proprio come avveniva quando ero
piccola io.
Finita la scuola, ricordo, la mattina avevo il permesso di mia madre ad
accendere il televisore e potevo immergermi in un mondo nuovo. Non
esisteva ancora la terza Rete ma, alla stessa ora, venivano programmati
film d’autore che erano divenuti il mio appuntamento quotidiano, che mi
hanno e mi insegnano tuttora tanto. Una bella abitudine quella di
fornire cultura, per una volta, rimasta inalterata nel tempo!
Ricordo…
C U Soon ...o per meglio dire alla prossima!
Vostra
www.elygalleaniblog.com
Ely Galleani
Dal ruolo di attrice a quello attuale
di ragioniera, da moglie di Carlo Vanzina a single convinta.
Da amica dei registi Dino Risi, Mario Monicelli, Roman Polanski a
Michelangelo Antonioni... Intreccia esperienze di vita con i pittori Mario Schifano,
Alighiero e Boetti, Tano Festa. Un percorso vissuto fino all'ultimo
respiro... in punta di piedi per non sprofondare nelle buche più
dure.
Entusiasta nell'apprendimento del vivere, viaggia per
conoscere , studia i geroglifici per scoprire nuove etimologie,
impara a giocare con le parole per scoprire un nuovo significato, un
filo conduttore.
Ama la tavola ... ma non ingrassare!
Conserva i
sapori della vita,gli apprendimenti senza perdere il proprio lato
infantile, il desiderio di giocare.
Crede nel web, nella possibilità
di una nuova forma di comunicazione
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Ely Galleani
Il prossimo 9 settembre vi aspetto ad Alassio,
alle 21, nell'ex Chiesa Anglicana in via Adelasia 10: presenterò «On the
Web - Blog - Una Stella in Rete» e non sarò sola...
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