L'obiettivo di questa rubrica, nell'espressa intenzione di chi scrive, non è certo quello di raccogliere semplicemente notizie e aggiungerne altre, di alimentare opinioni e chiacchiere, bensì di ragionare pacatamente e con una buona dose di circospezione sulle notizie, per fornire almeno uno strumento di riflessione critica. La lunga pausa, dopo l'ultimo intervento, ha permesso di approfondire e mettere meglio a fuoco diversi problemi. Riprendo dunque le considerazioni con il medesimo spirito di concretezza che ci ha accompagnato finora. L a notizia è rimbalzata sui giornali all'inizio del mese di luglio ("Corriere della Sera", 2 luglio 2004): nella nuova manovra finanziaria programmata dal Governo italiano si prevedeva che le istituzioni scolastiche acquisissero i libri di testo da Internet in formato elettronico, con un risparmio del 20% sul prezzo di copertina (su quali parametri calcolare tale risparmio?). La proposta sembrerebbe sia stata avanzata per la prima volta dal Ministero dell'Istruzione in maniera semi-ufficiale nell'ambito di una ipotetica Norma anti-zainetti, volta a ridurre il peso delle cartelle e il costo complessivo dei libri di testo.L'ipotesi è stata immediatamente contrastata dall'Associazione Librai Italiani (ALI), che ha rilevato come rappresenterebbe un danno per i piccoli librai di provincia, i quali ricavano dalla vendita dei libri scolastici la maggior parte dei propri introiti. Il provvedimento sembrerebbe dettato esclusivamente da un'esigenza di risparmio, mirata a ridurre la spesa complessiva che le famiglie sosterrebbero per l'acquisto dei sussidiari. L'eventuale provvedimento ha suscitato anche l'immediata reazione del Presidente dell'Associazione Italiana Editori (AIE)Federico Motta, che in una lettera al ministro Tremonti ha chiesto chiarimenti ed espresso le proprie perplessità sulla ventilata proposta:
L'ADUC ricorda di essere stata in verità la prima a suggerire a Tremonti la via dell'eBook:
D'altronde, tra gli osservatori piú preparati, Franco Carlini (nel "manifesto" del 03 luglio) la ritiene una "trovata" illusoria, che suscita piuttosto preoccupazione. Dietro alla proposta che vorrebbe sembrare lungimirante e tutta protesa all'innovazione si celerebbe in effetti una politica mirata a demolire un solidissimo impianto culturale, fondato sul libro, con la sua "fisicità prorompente, la quale diventa luogo di dialogo con l'autore e strumento di costruzione del pensiero" (sono parole di Carlini). Basterebbe pensare che, se mettessimo in pratica la proposta attuale, per come stanno adesso le cose, il risultato finale non sarebbe l'eBook ma una miriade di carta stampata e di fotocopie sostitutive. E ci sarebbe persino chi suggerisce l'anarchia o il bricolage (come meglio preferite) dei libri dei testo, che gli insegnanti potrebbero costruire a pezzi, pescando qua e là i materiali in Rete o producendone e assemblandone di propri. Ma qui la cosa, all'apparenza caotica e incoerente, si fa invece ben piú seria e impegnativa, per cui torneremo necessariamente a ragionarci sopra. Più saggio è indubbiamente mantenere il libro tradizionale a cui associare complementi elettronici. In questa direzione va appunto (e lo stesso Carlini lo ricorda parlando di "libro ibrido") l'impegno delle case editrici, che affiancano ai sussidi cartacei numerosi materiali paralleli da consultare online. Si veda, fra i migliori, il Sistema ipertestuale dei Saperi della Laterza. Eppure il libro elettronico in se stesso non è certo per la scuola italiana (seppure ancora per la minoranza) una novità introdotta dall'attuale Governo e dai suoi esponenti, come magari essi stessi vorrebbero indurre a credere. Il Circolo didattico di Alpignano (Torino) ci ha pensato da qualche tempo creando nel proprio sito una piccola biblioteca di libri elettronici. Gli eBook di Alpignano (realizzati nello standard della Microsoft) sono prodotti originali degli stessi alunni: racconti scritti per un concorso bandito dalla biblioteca comunale. Non si tratta dunque di libri di testo, ma di un modo senz'altro stimolante per tutti (bambini e insegnanti) di sperimentare questa nuova tecnologia. La scuola del torinese non è sola in questa avventura. Da tre anni ormai un altro concorso, bandito dalla IPM-Net di Napoli, azienda leader italiana nel mercato degli eBook, produttrice di MyFriend, il primo dispositivo italiano per libri elettronici: un premio al migliore eBook prodotto in ambito scolastico. L'iniziativa, sostenuta da VBscuola.it: progetti e risorse per l'uso attivo del computer a scuola (anno V/2004), ha raccolto numerosi consensi e la partecipazione di diverse scuole in ogni parte d'Italia. In questo panorama, converrà ricordare che tra la IPM-Net e il MIUR fin dal 06 febbraio 2002 è stato sottoscritto un accordo preliminare (rinnovato l'anno successivo) per la "fornitura di beni e servizi informatici alle scuola italiane a condizioni di maggior favore" (testo della convenzione). Invito tutti a prendere visione delle tabelle che contengono i termini dell'offerta, ossia i prezzi: a conti fatti, un eBook MyFriend non costa meno di mille euro e una scuola che volesse acquistarne venti spenderebbe la modica cifra di ventiseimila e cento euro (scrivo a tutto lettere per evitare ogni equivoco). Avrei curiosità di sapere quale scuola abbia potuto e possa permettersi una spesa del genere. "Il NuovoTG" del 12 maggio 2002 1 in un servizio di Luca Ceccarelli, Cina, libri elettronici al posto dei sussidiari, dava la seguente notizia:
Una "bufala"? Non posso dire quanto la notizia sia attendibile, ma certo è sintomatica. L'evoluzione tecnologica appare inarrestabile; a fronte di essa, occorre riflettere su un altro aspetto e chiedersi: la scuola italiana è davvero pronta alla rivoluzione informatica (a proposito di quella cinese resto altrettanto perplesso, eppure chissà ...)? esistono non soltanto le strutture ed i finanziamenti, ma anche e soprattutto le competenze per affrontarla e attuarla? Non è certo il libro elettronico a spiazzare chi, da ormai tanti anni, nella scuola di ogni ordine e grado si serve quotidianamente del computer e di Internet per il proprio lavoro (dagli insegnanti agli studenti); è piuttosto la schiera ancora davvero enorme di quanti (anche giovani) non sono ancora attrezzati adeguatamente. La preoccupazione che mi sento di esporre è che la scuola italiana sia fortemente in disavanzo (ed è il termine appropriato, trattandosi anche di bilancio, di investimenti che mancano a favore della scuola) rispetto alle proposte di cui si discute. La prospettiva delineata prevederebbe lo sviluppo di più evolute strategie di formazione e apprendimento in ambiente digitale telematico, con la loro integrazione nelle normali attività didattiche, e presuppone perciò una situazione a pieno regime di utilizzo sistematico e diffuso delle tecnologie informatiche e telematiche: una prassi, dunque, di scuola realmente informatizzata, che in Italia è ancora ben lontana dall'attualità e, direi, da ogni concreta possibilità di attuazione a breve termine. Sennonché discutere di innovazione significa discutere di investimenti forti e non di risparmio. Un potenziamento delle tecnologie didattiche richiede un corrispettivo potenziamento delle competenze e delle qualità professionali dei docenti, che dovrebbe essere adeguatamente incentivato, cosa che non può certamente avvenire nelle condizioni di risparmio, appunto, a cui mira il bilancio ministeriale della scuola italiana (non a caso, nel sito ufficiale dell'Indire, ci si chiede appunto: Si può risparmiare con l'e-book?). Mi pare che la questione sia completamente banalizzata: non si può ricorrere da un giorno all'altro al libro elettronico semplicemente come ad una presunta soluzione per "fare economia", quando è semmai vero il contrario, che il libro elettronico comporterebbe maggiori oneri. Sembra evidente che si stia spacciando il risparmio sulla scuola con l'innovazione nella scuola, ma innovare significa investire e investire significa affrontare nuove spese non risparmiare. Tant'è , la storia si ripete. Come al solito, si vogliono proprio, tanto per ripetere il vecchio detto, fare le nozze con i fichi secchi. E non è assolutamente possibile. La proposta di Tremonti avrebbe dovuto essere introdotta nel Documento di Programmazione Economico-Finanziaria per il prossimo triennio 2005-2008. Sta di fatto che nel DPEF deliberato dal Consiglio dei Ministri il 29 luglio 2004 e ratificato dal nuovo ministro dell'Economia e delle Finanze Domenico Siniscalco, la scuola è nominata soltanto per rafforzare l'importanza della riforma in atto, ribadendo che non saranno effettuati tagli sulla spesa per questa voce ( ! ), ma non c'è traccia dell'ipotesi-Tremonti. Tremonti in persona esalta dunque il libro elettronico quasi come una panacea per la didattica, ma nella compagine del Governo che lo ha defenestrato nessuno sembra per adesso propenso alla svolta (consapevole ovviamente dei maggiori costi e non delle minori spese). Sul medesimo "Corriere della Sera" gli risponde tre giorni dopo il prorettore dell'Università di Milano-Bicocca, Guido Martinotti, meno eccitato dalla prospettiva del libro elettronico e più realistico nel misurare le effettive risorse e capacità della scuola italiana:
A questo punto, le chiacchiere si sprecano (vedi la lista degli articoli online pubblicati sulla scia di quello di Tremonti, riprodotto d'altronde in numerosi siti). La Garamond ha aperto un apposito forum per discutere. Noi (che non siamo "improvvisatori dell'ultima ora", come giustamente ricorda Luciano Simonelli) preferiamo rimanere senz'altro al di qua delle chiacchiere. Luigi Maria Reale Riferimenti (in ordine cronologico)
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