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The Open Library
un progetto di Internet Archive
per la biblioteca digitale universale

di Luigi Maria Reale

eBook&Dintorni n. 1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 9 - 10 - 11 - 12        23 Agosto 2007



   All'indirizzo demo.openlibrary.org dal 16 luglio 2007 è disponibile una versione dimostrativa di Open Library, il progetto di Internet Archive (Open Content Alliance) per una biblioteca digitale universale, che dovrebbe essere realizzata secondo il principio della collaborazione aperta tra tutti gli utenti, tipico di Wikipedia. Il lancio della versione definitiva è annunciato a partire dal 17 ottobre.
  L'idea è di Aaron Swartz (dirigente esecutivo di Wikipedia) e Brewster Kahle (fondatore di Internet Archive). Il criterio che informa il progetto è analogo a quello di Google Books (permettere la consultazione virtuale del patrimonio librario del passato ormai fuori diritti e dell'odierna produzione editoriale), ma con diverse funzionalità interattive.
  Open Library costituisce anzitutto un OPAC, un catalogo ad accesso libero, corredato anche da informazioni su autori, singole opere, bibliografia correlata; è possibile rintracciare le copie fisiche possedute dalle biblioteche presenti sul territorio, acquistare copie direttamente online oppure individuare le librerie piú vicine che le abbiano disponibili in magazzino; grazie ad un accordo con Lulu.com sarà infine possibile richiedere la scansione delle opere non presenti online e ordinarne la stampa. Per i testi di pubblico dominio sono utilizzati quelli già acquisiti da Internet Archive, liberamente scaricabili nei formati PDF o Djvu (si prevede anche la conversione in XML e solo testo). Gli utenti potranno inoltre inserire segnalibri, annotazioni e commenti, marcare le proprie ricerche mediante tag personalizzati (folksonomy). L'architettura del sistema è dunque quella di uno "structured wiki", che crea un ambiente operativo adeguato per gli amministratori e per vari livelli di utenza.
  I contenuti sono archiviati in un database appositamente sviluppato per questo progetto, ThingDB (basato su PostgreSQL), e gestiti mediante un sistema wiki semplificato, Infogami (scritto in Python). La catalogazione delle opere attraverso metadati si basa non su UNIMARC, la specifica universalmente adottata dagli OPAC bibliotecari, ma sullo standard futurelib.
  Gli eBook sono visualizzati con la tecnologia Digital Flip (adottata anche nel sito della British Library Turning the Pages), che richiede Adobe Shockwave plug-in e non li rende immediatamente accessibili, tuttavia permette un eventuale ascolto audio.
  Cosí configurata, Open Library sembra costituire un'applicazione perfettamente integrata in quel Web 2.0 di cui tanto si discute e a volte si favoleggia: la nuova rete globale interattiva, capace di creare comunità virtuali sempre piú partecipative (all'insegna del "to communicate, share knowledge and work effectively together": comunicare, condividere conoscenze e lavorare proficuamente insieme) e gestire contenuti informativi sempre piú elaborati in grado di rispondere in maniera personalizzata (si noti la frequenza del prefissoide my- nei nomi a dominio: myblog, mydiary, myspace, mytech, ecc.) alle richieste degli utenti.
  Per designare questa evoluzione delle biblioteche integrata nel Web 2.0 è stato coniato il nome analogo di Library 2.0: una nuova concezione di biblioteca come "information network", nella quale l'utente non si limita a fruire dell'informazione bibliografica, a richiedere e consultare materiali, ma coopera al progetto bibliotecario, collabora alla classificazione, fornisce suggerimenti per l'incremento delle collezioni, conversa in rete con i bibliotecari e con gli altri utenti, condivide esperienze di lettura, ecc.
  Come si verifica ad ogni annuncio di novità in rete, le aspettative sono tante. Certo, il progetto è molto ambizioso perchè mira a realizzare il sogno della biblioteca universale, il mito di Ted Nelson (Xanadu Project). Vedremo gli sviluppi nel corso del prossimo anno, ma intanto mi si permetta di muovere almeno due obiezioni.

  1. Non credo che possa funzionare un sistema centralizzato; ritengo invece che il modello piú valido e attuabile in rete sia quello federale. Non è possibile, dunque, accentrare tutto in un unico archivio, ma collegare gli archivi esistenti utilizzando uno standard di metadati condiviso per il recupero delle informazioni e la creazione di un metacatalogo. Questo è infatti il principio e il criterio informatore della OAI e dovrebbe esserlo anche di un progetto come Open Library.

  2. Il sistema si espone a tutte le critiche di cui è stato ed è suscettibile un progetto wiki; la collaborazione aperta anche a utenti non professionali in un settore professionale qual è quello della catalogazione biblioteconomica, potrebbe portare ad un superlavoro non sostenibile di continua revisione da parte degli amministratori. Insomma, il gioco potrebbe non valere la candela e risultare troppo dispendioso.

Riferimenti

Internet Archive (San Francisco - California)
www.archive.org: consorzio creato nel 2005 da Internet Archive e Yahoo!
Open Content Alliance (c/o Internet Archive)
www.opencontentalliance.org
Brewster Kahle: The Open Library
www.openlibrary.org/details/openlibrary
OpenLibrary.org: Leveraging Digital Technologies to Provide Open, Universal Access to Books
IMLS National Leadership Grants 2007
Reperibile in Scriblio
Rebecca Hargrave Malamud: The State of the UI
demo.openlibrary.org/dev/docs/ui
Digital Flip
www.flipviewer.com
The British Library
Turning the Pages
Giovanna Frigimelica: OPAC arricchiti: alcuni esempi italiani
AIB Notizie, 19/5, 2007, p. 7.

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