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RISERVATO AGLI OPERATORI FINANZIARI: guardatevi il video qui sopra a destra "Se Steve Jobs e Bill Gates" e se non vi riconoscete nella realtà italiana descritta e avete voglia di investire in un progetto enormemente meno dispendioso dell'Alitalia telefonate a Simonelli Editore: +390229010507. Oppure inviate una e-mail a: ed@simonel.com Gli operatori finanziari non italiani sono particolarmente benvenuti.
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Chissà perché quando ormai vedo le immagini in Tv o sui giornali della Grande Fiera del Libro, sia quella Internazionale di Torino sia quella Nazionale di Roma e poi di tutte le altre mi viene sempre in mente l'immagine del film Titanic dove tutti in Prima Classe se ne stavano chiccosamente pranzando (dire cenando non sarebbe chic...) e ballando mentre la nave stava navigando dritta contro l'enorme iceberg che l'avrebbe affondata.
Un incubo ad occhi aperti?
Direi più un flash della realtà immediatamente futura che ha magari chi riesce a guardare un attimo più avanti, chi è, mi si consenta di citare un autore che non dovrebbe essere dimenticato come Guido Piovene, anche lui un «visionario di cose vere».
Sì, visionario di cose vere e verissime, amici miei, e con la confortante certezza che alla faccia di tutto il resto del mondo dell'editoria dei libri (media, piccola, piccolissima, indipendente...) che chiccosamente sta danzando immaginando di raggiungere un approdo che l'iceberg della realtà trasformerà in un disastroso naufragio, di aver imboccato la strada giusta.
Per carità, anche se qualche collega dopo aver visto uno dei miei video su YouTube mi ha inviato un messaggio ANONIMO che diceva testualmente così: «La saccenza con la quale si esprime, caro Simonelli, è davvero disgustosa. Anzichè avvicinare i "piccoli piccolissimi" editori, li allontana.». (Si legga il mio editoriale Dei cialtroni si aggirano fra gli Editori Indipendenti e si guardi anche il Video che ha prodotto tale reazione anonima ), non sono né saccente e neppure presuntuoso, non ho l'assoluta certezza di approdare nella terra dell'oro ma una certezza, sì, questa ce l'ho davvero, di avere un approdo e non un naufragio.
Tutto cambia, amici miei, voi non ve ne accorgete ma il mondo è inesorabilmente cambiato fuori della Provincia Italia. Voi continuate con i soliti rituali.
Giocate ad EDITORI, producete i vostri libri, li fate distribuire (quelli tra voi che hanno trovato una Distribuzione) e sognate che diventino dei best seller.
Ma invece che best seller diventano rese.
Ed allora, pur di venducchiare qualcosa, fate il gioco degli EDITORI AMBULANTI: di fieretta in fieretta con il vostro banchettino e i vostri libricini.
Ma è questo che sognavate quando avete deciso di fare gli Editori?
No, di certo.
Sognavate di crescere, svilupparvi, diventare grandi e non avete ancora capito che è impossibile crescere, diventare grandi in una realtà commerciale in cui una libreria o meglio una megalibreria anche se vende velocemente le tredici copie che vi ha preso poi l'ultimo dei suoi pensieri è di ordinarvele altre tredici, di rifornirsi e quindi di farvi crescere.
Ha tanti altri libri in arrivo, la libreria o la megalibreria, accontentatevi di aver venduto le tredici copie e passiamo ad altro...
Ricordate quel delizioso film con Meg Ryan e Tom Hanks, "C'è posta per te?"
Ecco, lì c'è la fotografia di quello che è già il presente e per chi resiste un po' di più il prossimo futuro della media, piccola e piccolissima editoria italiana.
Parlo di editori veri non dei furbetti che sopravvivono facendosi pagare qualche migliaio di euro da autori ambiziosi e di scarso talento stampando libri che non vedrà o acquisterà nessuno se non chi li ha finanziati ed anche degli altri furbetti che hanno stabilito stretti legami con amministrazioni comunali e regionali che sovvenzionano i loro libri ed, infine, quelli che avendo tutt'altra attività da cui traggono il necessario per vivere, pubblicano dei libri, fanno gli Editori per hobby.
Capisco, giocare ad EDITORI è bello, divertente, come a MONOPOLI che da ragazzini ci facevano sentire per cinque minuti come grandi finanzieri.
Vuoi mettere poi gli stereotipi che si porta dietro il gioco EDITORI?
Gli aspiranti autori che ti fanno la corte, tu che giudichi e decidi, ti senti dentro la "cultura" con tutti quegli annessi e connessi di pettegolezzi, le conferenze di presentazione... se poi azzecchi un titolo che fa notizia vuoi mettere il brivido di parlare con una giornalista, di fare un intervento in qualche Tv. Ed ecco gli stampatori che ti ronzano intorno per avere una commessa, ed ecco i distributori...Inebriante.
Se i medi, piccoli e piccolissimi editori anziché fare i furbetti ciascuno a modo loro fossero stati FURBI, avessero avuto la maturità di raggiungere la consapevolezza dei loro oggettivi limiti avrebbero avuto la possibilità di rovesciare la realtà facendo squadra.
Io stesso come altri, ormai tanti anni fa, ho invocato "l'unione fa la forza ed anche la differenza", ho detto e scritto che tante piccole sigle editoriali, unendosi, mantenendo ciascuna la propria specificità, creando una catalogo comune e operando all'unisono avrebbero potuto, per così dire, dare vita ad una "grande Mondadori".
Parole, sono rimaste soltanto parole.
Gli italiani, i medi, piccoli e piccolissimi editori italiani sono troppo individualisti per accettare davvero discorsi del genere. Quando qualcuno ha fatto qualche tentativo del genere tutto si è risolto nella furbata di fare l'interesse di un piccolo gruppo di furbetti. Un male italiano. Se, per esempio, nel mondo dei libri sei presidente di una qualche associazione ed hai contemporaneamente una casa editrice, ah, che conflitto di interessi... Un male tutto italiano.
Sì, io ho una "saccenza davvero disgustosa" come mi ha scritto l'Anonimo collega Editore ma ogni giorno che passa sono sempre più convinto di aver preso l'unica strada che può avere un futuro nel mondo dell'editoria.
Già quella del libro elettronico e comunque di una editoria che non parte dal cosiddetto libro tradizionale ma eventualmente ci arriva centellinando soltanto le opere che hanno dato i risultati migliori nell'ambito dell'editoria elettronica.
E', detto superficialmente, il senso del mio Progetto eBooksItalia che è davvero molto, molto più articolato e complesso, ricco di idee davvero innovative e soprattutto non prigioniero del "mercatino" italiano ma proteso al mercato globale che sto da solo, lentamente, sviluppando ma che potrebbe avere una grande esplosione commerciale e di business se potesse essere sposato da seri investitori oppure da una grande realtà editoriale. Un progetto che, ripeto, spiegherò nei dettagli soltanto a chi fosse seriamente interessato a "sposarlo". Comunque nell'attesa di queste possibili nozze continuo a svilupparlo da solo. Ed alla faccia della "mia saccenza davvero disgustosa" lascio sempre la porta aperta a tutti gli editori che vogliano entrare nel mercato dell'editoria elettronica facendo praticamente investimenti zero e preoccupandosi soltanto di produrre i libri elettronici.
Io, visto che sono, come dice l'ANONIMO, "saccente e disgustoso" non ho francamente bisogno dei colleghi, sono loro che eventualmente hanno bisogno di eBooksItalia, di questa áncora di salvezza che offro. Ma sia bene inteso: online non esistono i miracoli. Si possono ottenere incoraggianti risultati soltanto se sono stati costruiti.
Lo spiego ai colleghi della provincia Italia che sono nella stragrande maggioranza "ignoranti" delle logiche della Rete. Lo dico a quei colleghi che aprendo il loro sito in Internet hanno creduto che per il solo fatto di essere online avrebbero avuto centinaia di miglia di visitatori ed ora dicono che la Rete non funziona perché loro, se va bene, hanno dieci visitatori al giorno nel loro sito e se fanno eCommerce vendono un loro libro "ogni morte di Papa".
No, colleghi, la Rete funziona ma bisogna lavorare molto per creare quel circuito virtuoso che porta tanti visitatori e tante possibilità di eCommerce.
Sarebbe troppo lungo spiegarvi come è meglio sottolineare che le circa 130.000 pagine viste nel mese di novembre di eBooksItalia mostrano che là gli eBook non sono certamente invisibili.
Ma non bisogna dimenticare che il catalogo degli eBook è sempre più vasto e quindi per evitare che i propri libri elettronici rimangano anonimi nella massa di tanti titoli bisogna saper usare le tante possibilità che sia eBooksItalia, sia la rete in genere offrono per far uscire un "prodotto" dalla massa. Insomma, cari colleghi editori, compresi quelli che mi definisco "saccente e disgustoso", l'interrogativo è questo: Volete essere editori del Terzo Millennio che operano sul Mercato Globale o rimanere prigionieri della Provincia Italia lasciandovi morire nella nostalgia di un passato già in decomposizione?
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