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Che siamo entrati in una lunga crisi economica ormai lo dovrebbero sapere anche le pietre.
Quindi, quando siamo in crisi, nella nostra grande Italia quali sono i consumi che vengono immediatamente ridotti?
Quelli voluttuari, naturalmente.
Qual è il consumo che in Italia viene considerato il più voluttuario di tutti?
Ma il libro, naturalmente.
E se parli con qualcuno nell'ambiente dell'editoria dei libri è in queste settimane tutto un piagnisteo.
Crisi nelle vendite, crescita delle rese, prospettive che più fosche non si può, possibilità di chiusura di tante micro-imprese...
Francamente, però, tutto il male non viene per nuocere.
Parlando soltanto di editoria dei libri questa crisi globale potrà avere anche conseguenze traumatizzanti ma perlomeno porterà inevitabilmente al pettine nodi che credo a questo punto siano senza più alcuna soluzione.
Il mondo dei piccolissimi e piccoli editori di libri è inesorabilmente affetto da una malattia che diventa terminale a meno che non si cominci a ragionare con grande lucidità, con la capacità di uscire dagli stereotipi guardando la realtà con una visione che non sia così miope da immaginare il ritorno ad un mondo editoriale che è ormai globalmente superato, che abbia l'apertura mentale di riuscire a coniugare il vecchio con il nuovo, che non si arrocchi nella conservazione di quanto è già in decomposizione ma abbia l'intelligenza di riuscire ad andare avanti, a guardare avanti.
Chi tra i colleghi pensa che fare l'editore oggi consista semplicemente nell'immaginare un buon contenuto, nell'editarlo ed impaginarlo, nello stamparlo, nel distribuirlo nelle librerie ed attendere che qualcuno lo acquisti non sa di essere un morto vivente.
Non sa che la sua casa editrice è già dentro la tomba.
No, cari colleghi, le cose vanno, stanno andando e andranno sempre più molto diversamente.
A meno che non si sia detentori di una particolare nicchia di mercato, con un sufficiente zoccolo duro di fedelissimi clienti e quindi con una "aspettativa di vita" di ancora qualche anno, essere editori da oggi e nel futuro è e sarà molto diverso da quello che comunemente in tanti credono. Primo.
Piccolo e piccolissimo, nell'editoria dei libri, non solo non è bello ma è già un lasciapassare verso il completo fallimento.
Naturalmente se si vuole fare l'Editore vero.
Se la vocazione è invece quella di essere un Artigiano Editore, un Editore Ambulante, senza alcuna distribuzione dei propri volumi nelle librerie, che trascorre tutto l'anno dietro una bancarella saltimbeccando da un mercato, pardon, da una Fiera o Fieretta all'altra della Penisola, continui pure lungo la sua strada di sopravvivenza.
Continuino pure anche, finché troveranno autori imbecilli che crederanno alle loro favole, quei Falsi Editori oppure quei "furbetti" dell'editoria che stampano libri a pagamento. Volumi che non vedrà mai nessun altro se non chi li ha scritti e pagati. E continuino anche quegli altri Falsi Editori che producono libri finanziati da Comuni, Province, Regioni.
Io sto parlando di Veri Editori non di tutte queste sottospecie dell'editoria libraria.
Ed un Editore oggi NON PUO' ESSERE PICCOLO O ADDIRITTURA PICCOLISSIMO.
Ergo, se si è piccoli e piccolissimi, per continuare a fare il proprio mestiere con la legittima prospettiva di crescere, è un imperativo aggregarsi o fondersi con altri editori in mondo da creare di fatto realtà editoriali con risorse umane ed economiche sufficienti per muoversi professionalmente su un mercato sempre più globale. Secondo.
Fare l'Editore di libri oggi vuol dire molto di più di quanto in tanti che vi operano credono.
Provo uno sconfortante senso di smarrimento quando mi ritrovo davanti colleghi editori di venti, trenta, quaranta anni che magari passano molto tempo online fra facebook, myspace, blog e chat di varia umanità, insomma che usano abbondantemente il Web e poi non riescono affatto a stabilire quel link che oggi sarebbe quanto mai indispensabile fra il mondo reale dell'editoria libraria tradizionale e la realtà online.
Nel resto del mondo, a partire dal Giappone, passando per gli Usa e poi in Gran Bretagna, Francia, Germania, Olanda c'è un grande fermento intorno al cosiddetto libro elettronico, all'eBook, mentre in Italia tutto questo viene considerato qualcosa di lunare.
Ed anche quando lo si prende in considerazione o si viene bloccati da quei falsi discorsi indotti interessatamente anni addietro da grossi produttori di software come la Microsoft (che hanno fatto una sorta di lavaggio del cervello degli ingenui nel nome del DRM, della Protezione dei Diritti) o si considera il tutto come qualcosa molto di là da venire e, così facendo, si rimane sempre più intrappolati nel tradizionale gioco della distribuzione nelle librerie, del venduto e del reso.
Quanto il DRM sia un falso problema è dimostrato da due fatti.
Il primo è che non esiste tecnologicamente alcuna possibilità di impedire in alcun modo la duplicazione di un file.
Il secondo è che immaginare di proteggere un file legandolo esclusivamente al computer in cui viene scaricato è una visione da "preistoria" dei Pc. Una visione insostenibile, anzi insopportabile in una realtà in cui chiunque sia tecnologicamente evoluto ha oggi almeno un computer fisso ed uno portatile se non anche un apparecchio dedicato alla lettura dei libri elettronici con schermi che adottano la tecnologia e-Ink.
Non soltanto è inimmaginabile e controproducente che una stessa persona che voglia uno stesso libro elettronico su tutti i suoi apparecchi debba comprarne una copia per ciascuno. Ma c'è altro: gli apparecchi dedicati alla lettura di eBook generalmente mal sopportano, anzi rifiutano sistemi di protezione dei file.
Allora?
Allora in tutto il resto del mondo il discorso del DRM è stato superato o con protezioni molto più light o addirittura senza alcuna protezione giungendo alla conclusione che il file di un eBook corre gli stessi rischi di riproducibilità di un libro che è in vendita in libreria.
Sia l'uno che l'altro possono essere ugualmente duplicati da qualche ladro.
Non tutti sono però ladri e poi per fare queste operazione ne deve valere la pena. Se l'eBook costa poco sarà alla fine il suo basso prezzo la sua migliore difesa.
Infine, se anche nell'ambito della musica, delle canzoni in vendita online, si trovano soluzioni molto più light e alternative al DRM perché gli eBook dovrebbero essere più "blindati" con sistemi che fanno il disinteresse dei lettori ed esclusivamente l'interesse dei produttori di questi software di cosiddetta protezione?
Ma poi, si sa, alla fine sono tutte scuse figlie della falsa valutazione che il libro elettronico, l'eBook è una realtà ancora da venire e che quindi bisogna concentrarsi per ora sulla produzione del libro tradizionale.
Un gravissimo errore, una assurdità questa conclusione quando si vede che diminuisce la vendita in libreria dei volumi delle piccole case editrici, che aumentano le rese di libri rimasti invenduti e che, qui mi capiscono bene gli editori, sono sempre più i libri accettati in conto deposito anziché in conto assoluto.
Insomma, di fronte ad una realtà del genere, continuo a provare una sensazione di grande smarrimento nei confronti di colleghi i quali restano sordi alla possibilità di diversificare la produzione accedendo anche al mercato del libro elettronico. E li invito caldamente a ripensarci, nel loro interesse.
Questo mercato offre la possibilità di aprire un'altra linea di fatturato: perché non accedervi?
Perché non accedervi specialmente quando vi sono offerte come quelle di eBooksItalia che consentono di farlo senza alcun particolare investimento?
Non dico di abbandonare la produzione di libri tradizionali, dico soltanto di aggiungere alla produzione tradizionale anche quella in formato eBook.
Ma dico anche che quando si accede a questo altro mercato bisogna farlo con convinzione e determinazione, credendoci, non semplicemente mettendoci tre o quattro titoli e basta, senza utilizzare le opportunità di promozione person-to-person che offre il web.
Comportandosi così è come partecipare ad una gara con la volontà di perderla. Gli eBook si vendono quando vi è una congrua ed articolata offerta e quando appunto si utilizzano tutti gli strumenti che la tecnologia mette a disposizione per promuovere i propri eBook.
La ricetta è per me procedere tenendo il piede in due staffe, in quella del libro tradizionale ed in quella del libro elettronico. Così facendo, quando, come credo, la domanda e la vendita del primo si contrarrà sensibilmente mentre crescerà significativamente quella del secondo sarà possibile gestire senza traumi il cambiamento. Terzo.
In una situazione di mercato critica ed eccezionale come questa ritengo che sarebbe un autentico suicidio ignorare qualsiasi riflessione e continuare ad andare avanti secondo logiche che non guardano oltre quella della cosiddetta editoria tradizionale.
Non voler rendersi conto che il mondo dei libri è al centro di una trasformazione epocale e che non può trovare una strada solida per il proprio futuro se non passa attraverso la cosiddetta editoria digitale sarebbe un errore fatale per ogni piccolissimo e piccolo editore.
E' questa la strada attraverso cui passa il progetto di eBooksItalia sull'editoria digitale e multimediale. Un progetto che, ripeto ancora volta, da settimane, vuole portare l'eccellenza del Made in Italy nell'ambito dei libri sul mercato globale.
Un progetto niente affatto virtuale ma molto reale che sto sviluppando pian piano con le mie esili forze ma che potrebbe velocemente realizzarsi se si verificasse l'incontro fra una realtà finanziaria e la mia casa editrice.
E' nei momenti di crisi economica, quando si tirano le somme e si cancellano tante realtà imprenditoriali inutili e "decotte", che generalmente fioriscono nuovi, originali e solidi progetti.
Come quello di eBookItalia, appunto.
Quale realtà finanziaria italiana o internazionale lo vuole conoscere nel dettaglio?
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