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RISERVATO AGLI OPERATORI FINANZIARI: guardatevi il video qui sopra a destra "Se Steve Jobs e Bill Gates" e se non vi riconoscete nella realtà italiana descritta e avete voglia di investire in un progetto enormemente meno dispendioso dell'Alitalia telefonate a Simonelli Editore: +390229010507. Oppure inviate una e-mail a: ed@simonel.com Gli operatori finanziari non italiani sono particolarmente benvenuti.
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Leggo testualmente in un comunicato dell' Ansa: ROMA, 27 SET - Gianfranco Fini interviene di persona sulla questione delle nuove regole per la concessione dei contributi all'editoria. La questione sta agitando le redazioni di alcuni storici giornali come Liberazione e il Manifesto, e il presidente della Camera, in una lettera al ministro per i rapporti con il Parlamento Elio Vito, chiede che il governo prima di decidere riferisca davanti alle Camere e ascolti le proposte dei gruppi parlamentari.
Allora, quello che alcuni mesi fa pareva impossibile sta veramente accadendo?
Il nuovo governo sta finalmente mettendo mano al discorso dei finanziamenti statali ai giornali, ad una "spesuccia" annuale di oltre cento milioni di euro?
Una "spesuccia" a mio avviso avviso ingiustificata ed ingiustificabile ma che il precedente governo si era affrettato a rinnovare per tutto il 2008 prima di lasciare Palazzo Chigi. E tutta la mia indignazione per questa "spesuccia" l'avevo espressa, con molta chiarezza, nel video [clicca sul titolo per vederlo] Perché lo Stato deve finanziare i giornali? che ho messo online esattamente un anno fa e che soltanto su YouTube è stata visualizzato ad oggi da 2171 persone.
Avevo poi reiterato la mia denuncia negli altri video di quest'anno [clicca su ciascun titolo per vederli]:
Ebbene, pare proprio che il governo, coerentemente con una politica di rigoroso contenimento delle spesa pubblica, stia mettendo mano a questo esempio di assistenzialismo statale.
Insomma, mentre una casa editrice di libri dalla più piccola alla più grande non ha mai ricevuto alcun contributo statale e si è sempre come si deve sempre arrangiare in mille maniere per avere risorse economiche da investire nella produzione, nel frattempo, tante testate quotidiane e periodiche sono andate avanti con una base annuale di corposi budget di aiuti statali.
E non si tratta di bruscolini. E i contributi non vanno soltanto a testate pressoché introvabili in edicola ma anche e, sostanziosamente, a suon di milioni di euro l'anno, a quotidiani di larga di diffusione con tutte le carte dunque in regola per poter gareggiare con le proprie risorse sul libero mercato.
Ma mettere mano a questo capitolo degli oltre cento milioni di euro che ogni anno lo Stato spende in contribuiti all'editoria di quotidiani e periodici non sarà una impresa facile per il ministro Tremonti o chi per lui.
Il primo segnale è appunto la lettera del Presidente della Camera al ministro per i rapporti con il Parlamento affinché il governo vada a riferire alle Camere sulla questione.
Mi auguro davvero che non esplodano polemiche o, peggio, non si verifichino intese trasversali per mantenere questo status quo assistenzale per la parte giornalistica dell'editoria italiana.
Lo spero proprio anche perché l'evoluzione tecnologica ha fatto praticamente venir meno quella giustificazione che era stata alla base di queste regalie statali ovvero quella di garantire una pluralità dell'informazione.
Ma se prima della nascita della Rete, prima del trionfo di Internet forse un aiutino statale poteva essere giustificato (a mio avviso mai giustificabile) ora è totalmente inammissibile.
Nell'epoca in cui il New York Times, che, come si sa, non è l'ultimo dei quotidiani, annuncia che dal 2010 non verrà più stampato ma avrà solo una sua edizione online, diventano ridicoli gli aiuti milionari a realtà editoriali che se non ce la fanno a reggere sul mercato delle edicole possono e debbono vivere tranquillamente e molto più economicamente online.
E ormai, grazie alla Rete, non esiste più il problema di preoccuparsi della pluralità dell'informazione. Online tutti hanno la possibilità anche con le più risicate delle risorse di fare sentire la propria voce.
Sì, perché non occorre investire cifre davvero assurde come quei 45 milioni di euro a suo tempo spesi per realizzare il sito Italia.it che avrebbe dovuto essere la vetrina dell'Italia turistica ed ora è addirittura spento [come ho raccontato in un mio precedente intervento: clicca qui]
Inoltre, in questa nostra stagione in cui è cominciata la rivoluzione dell'iPhone, dei telefoni che consentono una agevole navigazione online, nell'epoca degli apparecchi dedicati alla lettura degli eBook, oltre ovviamente i computer fissi e portatili, il prossimo futuro oltre che dei libri ma anche dei giornali è nella Rete, nella possibilità di scaricare dalla Rete quotidiani e periodici. Scaricarli magari attraverso il mio eBooksItalia che, a costi davvero ragionevoli, può offrire la vendita oltre che di libri elettronici anche di quotiani e periodici in formato elettronico.
Ecco, anche questo è, genericamente, un pezzetto del mio articolato progetto globale dedicato all'editoria elettronica e multimediale di cui sto parlando molto qui online da varie settimane (senza scendere in particolari per non regalare nulla ai tanti furbetti senza idee...) - questo è il mio quinto intervento - e continuerò ad andare avanti a testa bassa fino a quando qualche Banca o Gruppo Finanziario non mi daranno retta con lo spirito di una sana Merchant Bank per svilupparlo, per realizzarlo.
Sono aperto a soluzioni anche internazionali ma certamente mi farebbe davvero piacere se il dottor Corrado Passera, amministratore delegato del Gruppo INTESA SANPAOLO, dopo aver prestato una grande attenzione ed aver risolto il problema Alitalia prendesse in considerazione progetti che richiedono investimenti certamente microscopici al confronto ma che consentirebbero però al nostro Paese di svolgere un ruolo da protagonista sul mercato globale nel mondo dell'editoria digitale.
Riceverò un segnale di interesse da lui o da altri come lui?
Una cosa è certa: io ho un progetto da realizzare del quale ho già costruito solide fondamenta con eBooksItalia ma che deve svilupparsi con le risorse adeguate e con la fretta di chi vuole occupare una sostanziosa fetta di mercato globale. Una operazione industriale ed anche culturale la mia ma di sicuro ritorno economico nel medio periodo.
Troverò chi crede nel mio progetto in Italia pur non avendo alcun padrino politico ma essendo una persona onesta, creativa, con qualità manageriali, un ottimo background professionale ed una reale competenza su quello che sta facendo?
Sì, perché non ESISTE in Italia - e non è arroganza ma la verità dimostrata e dimostrabile dal mio curriculum professionale - un altro editore che abbia attualmente una vera competenza - reale, operativa, e non per sentito dire - sull'editoria digitale e su tutto quanto ruota intorno alla cosiddetta Internet Technology.
Certo è anche che se si fosse ricorsi alle mie competenze lo Stato non avrebbe sperperato quei 45 milioni di euro di cui ho più volte parlato e oggi Italia.it non sarebbe un sito spento ma perfettamente operativo.
Altrettanto certo è che il mio progetto ha anche una valenza pubblica di protezione e di diffusione del Made in Italy culturale nel mondo che forse potrebbe interessare anche qualcuno del nostro, finalmente pragmatico, governo...
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