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«Ho sempre amato la vita. Chi ama la vita non riesce mai ad adeguarsi, subire, farsi comandare. Chi ama la vita è sempre con il fucile alla finestra per difendere la vita. Un essere umano che si adegua, che subisce, che si fa comandare, non è un essere umano»
Oriana Fallaci
 (da un'intervista del 1979, di Luciano Simonelli, approvata dalla scrittrice).

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Ho un Progetto da realizzare.../4
Se il sindacato fa politica,
il giornalista fa gli affari suoi
e chi sa non può fare...

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23 Settembre 2008

  Ha proprio ragione una mia autrice quando dice, di fronte alla visione di tutto quello che succede intorno a noi: "Questo non è un Paese ma una Tragedia".
  Sì, si sta davvero toccando il fondo dalle piccole alle grandi cose.
  C'è a molti livelli, non dico a tutti, perché almeno io e varie altre di persone per fortuna non fanno così, una perdita totale del senso della misura, del senso del limite, del rispetto, autentico, delle professionalità degli altri e la lista potrebbe diventare infinita...
  Un piccolo esempio, una sciocchezzuola, dell'andazzo?
  L'altro giorno, Leonardo Facco, che è l'autore di C'era una volta il CHE, ha inviato una e-mail ironica ad un collega giornalista delle pagine culturali di un grande, ma veramente grande, quotidiano italiano che si è ben guardato dal recensire o fare recensire il suo libro. Ebbene, Facco gli ha scritto ironicamente: "Grazie per la segnalazione del mio libro!"
  E l'altro, a stretto giro di e-mail, ha risposto: "Un piacere"...
  Un piacere di che?
  Di quello che non ha fatto?
  Si è confuso, il poverino, e di fronte a tutti gli intruglietti a cui deve star dietro: ad un Grazie ha risposto automaticamente con un Prego...
  Ma a parte queste miserie giornalistico-professionali che la dicono però lunga, per l'ennesima volta, sulla decadenza della professionalità e sulla falsa convinzione che se hai un ruolo quello è "cosa tua", orto tuo, non pensi affatto che sei un operatore della comunicazione, che il tuo compito è informare e non dare le informazioni che fanno comodo a te, a parte tutto questo, la punta dell'iceberg della tragedia italiana la si è toccata con il caso Alitalia.
  Qui, davvero, tutti i nodi sono venuti al pettine.
  Ecco l'esultanza di tanti imbecilli quando salta un'offerta di salvataggio da un miliardo di euro.
  Ecco che per la prima volta si esulta perché si sta perdendo il posto di lavoro.
  Ecco che addirittura qualcuno grida "ladri" o "buffoni" al passaggio del gruppo di industriali che ha fatto un piano - peraltro condiviso da tutte le realtà sindacali - e ha messo sul piatto una montagna di soldi veri per rilanciare una compagnia fallimentare e garantire posti di lavoro.
  Ecco che sono prevalsi cori ed atteggiamenti sessantottini a quaranta anni di distanza da quei nefasti anni. E se il senno di poi ha dimostrato quanti guasti e davvero pochi meriti ha avuto quel '68 figuriamoci nel Terzo Millennio!
  Ecco alcuni sindacati che da tempo hanno dimenticato di esercitare davvero il ruolo di difensori degli interessi dei lavoratori e fanno soprattutto politica, la loro politica e quella dei partiti loro vicini.
  Ecco che alcuni sindacati hanno affrontato la trattativa, questa particolare, particolarissima partita, con lo spirito di chi va a trattare per rinnovare un contratto di lavoro. E quando la controparte si è giustamente stufata e ha ritirato la sua offerta e la sua montagna di soldi da investire, eccoli lì gli stessi sindacati tanto intransigenti, smarriti, destabilizzati, nel caos.
  Non avevano capito, i poverini, che in questo caso c'era poco da prendere e molto da lasciare se si voleva salvare il posto a circa ventimila persone, per non contare poi sull'indotto che ruota intorno al trasporto aereo, per poter far scattare tutti gli ammortizzatori sociali per gli inevitabili esuberi...
  Ecco anche che i poverini non capiscono perché non riscuotano poi tanta popolarità fra la gente.
  Quello che è accaduto da parte del sindacato in occasione della faccenda Alitalia è lo stesso che è accaduto a tutti quei partiti politici della sinistra estrema che le ultimi elezioni politiche hanno espulso dal Parlamento italiano.
  Eh, sì, hanno perso il contatto con la realtà... Ed è grave, gravissimo.
  E se credono che il loro comportamento e la loro determinante e nefasta influenza abbiano loro regalato maggiore popolarità si sbagliano, si sbagliano di grosso.
  Il Paese reale è molto diverso da quello che loro credono di rappresentare.
  Il Paese reale è ormai fuori dalle logiche di contratti paternalisticamente uguali per tutti, per i bravi, per i meno bravi, per i fannulloni.
  Il Paese reale invoca la meritocrazia.
  Il Paese reale invoca servizi pubblici e privati che funzionino, infrastrutture adeguate.
  Il Paese reale è stufo di demagogie, di clientelismi, di teatrini della politica, di opposizioni che anziché contrapporsi alla maggioranza avanzando loro proposte alternative si limitano soltanto a dire ogni giorno che quanto fa la maggioranza è sbagliato.
  Il Paese reale ha una enorme fame di pragmatismo, di interventismo per risolvere ogni problema.
  Il Paese reale ha un enorme bisogno di vedere che chi SA POSSA FARE e CHI NON SA se ne stia "a cuccia" e non che possa operare maldestramente sull'onda della sua ignoranza perché appartiene a clientele politiche e sociali, ha la raccomandazioncina.
  Già, CHI SA POSSA FARE e VENGA CHIAMATO A FARE e non che sia COLPEVOLE del suo sapere, della sua competenza, della sua professionalità.
  Tornando al mio mondo, che è quello editoriale, ma che rispecchia puntualmente tutti i difetti del nostro sistema Paese accade appunto che se non sei un po' "azzeccagarbugli", se sei un professionista che sà il fatto suo tutto proteso verso la produzione, la creazione finisci per essere considerato una sorta di "cane sciolto". Troppo onesto, troppo professionale, troppo creativo... no, meglio emarginarlo...
  Io quando vengo in contatto con qualcuno che ha del talento, che mostra di sapere il fatto suo ne sono felice, mi entusiasmo, cerco, se posso, di farlo progredire. No, loro, i colleghi e tanti altri, quando si trovano di fronte a qualcuno che sa il fatto suo o trovano il modo di rubacchiare un po' delle sue idee e della sua creatività oppure se il suddetto non è tanto sciocco da lasciarsi scippare lo ignorano, credendo di emarginarlo.
  Lo so da tempo che il mondo della cosiddetta editoria indipendente non è il mio mondo. Lo dice il mio passato, lo dimostra la mia professionalità.
  Sono arrogante?
  Arrogante è colui il quale millanta cose non vere non lo è chi ha un reale e solido passato dietro le spalle e vuole costruire un futuro che non sia quello dell'editore-venditore ambulante di qualche libro.
  Io, consentitemi guardo avanti, lontano, e ho la certezza di aver creato e di creare qualcosa di nuovo, di innovativo qui online. E quanto ho realizzato finora è stato un mio atto di grande generosità perché molto di quello che io ho inventato in Rete dal 1996 ha dato lo spunto a tanti altri di farlo.
  Guardo avanti sviluppando un progetto editoriale che avrebbe certamente un solido e redditizio futuro sul piano globale se si verificasse il "miracolo" del mio incontro con una realtà finanziaria italiana o straniera con la voglia di condividerlo facendo investimenti significativi ma molto, molto, molto e aggiungo ancora molto al di sotto di quelli necessari per fare rinascere Alitalia.
  C'è una realtà finanziaria o un grande gruppo editoriale che vuole investire su un mio particolare progetto nell'ambito dell'editoria elettronica e multimediale?


AGGIORNAMENTO
A proposito dell'Alitalia, la Cgil alla fine ha firmato e poi lo hanno fatto anche le altre rappresentanze sindacali dei piloti e stanno per farlo anche le organizzazioni che rappresentano gli assistenti di volo. Vicenda conclusa quindi felicemente, l'Italia continuerà ad avere la sua compagnia di bandiera e, naturalmente, il merito sarebbe di Walter Veltroni... Mah! Se non ci fosse stato quel maestro della mediazione come Gianni Letta tutto sarebbe andato a carte quarantotto. E Gianni Letta fa forse parte del PD?
L'unica cosa che Walter Veltroni potrebbe aver fatto potrebbe essere stato di spingere Guglielmo Epifani, leader della Cgl, a firmare. Ma il condizionale va rafforzato perché, si sa, Epifani ragiona con la propria testa, non accetta pressioni politiche da parte del PD. O no?
  

Luciano Simonelli
(23 SETTEMBRE 2008)
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(Continua)
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