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RISERVATO AGLI OPERATORI FINANZIARI: guardatevi il video qui sopra a destra "Se Steve Jobs e Bill Gates" e se non vi riconoscete nella realtà italiana descritta e avete voglia di investire in un progetto enormemente meno dispendioso dell'Alitalia telefonate a Simonelli Editore: +390229010507. Oppure inviate una e-mail a: ed@simonel.com Gli operatori finanziari non italiani sono particolarmente benvenuti.
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Un lettore, commentando su YouTube il mio video "Se Steve Jobs e Bill Gates..." (che potete trovare e vedere in questa pagina andando qui sopra a destra) ha scritto a proposito della nostra Italia:
«Prima dei soldi mancano le idee. Se nei primi anni 80 qui si stavano a montare macchine da scrivere Olivetti in America si parlava di basic... eccetera. Quindi mancava anche l'istruzione informatica. Se un italiano riusciva a sfornare un'idea valida lo portavano in America...»
Poche e sentite parole che fotografano la nostra situazione di sempre.
L'atteggiamento mentale vincente in questa nostra Penisola - salvo rarissime ma preziose eccezioni - è da sempre, ancora oggi (eppoi ci si lamenta perché siamo sull'orlo della recessione) di stentare molto a guardare avanti, ad innovare, a rischiare per cambiare. Ed è un atteggiamento molto trasversale anche se, bisogna dirlo, la storia degli ultimi sessanta anni dimostra che, gratta gratta, i più conservatori si sono dimostrati quelli che invece dicevano di inseguire il sol dell'avvenire...
Ma tant'è.
Qualche esempio?
Provate a chiudere gli occhi e a ricordare quale è ed è stato l'atteggiamento tipico della gente ma soprattutto di chi dovrebbe sentire la responsabilità dello sviluppo del sistema Paese di fronte ad una qualunque innovazione.
Mentre in quegli anni Ottanta, citati dal mio lettore, negli States Apple e Microsoft si sviluppavano, mentre il resto del mondo entrava nell'era del computer qui da noi si disquisiva ancora sul fatto che sarebbe stato aberrante scrivere su un Mac o un Pc, roba da maniaci o da snob insomma. No, meglio la penna stilografica e la macchina per scrivere Olivetti...
E, per carità, alla Olivetti ci avevano creduto nei computer, avevano anche realizzato dei buoni apparecchi, ne avevano creato uno, negli anni successivi, molto piccolo ed usabile (con decine di anni di anticipo, un prodotto che prefigurava quello che la Asus ha lanciato recentemente sul mercato a un prezzo molto basso), a suo modo rivoluzionario ... ma hanno poi dovuto arrendersi e questo Paese che si definisce moderno ma è invece estremamente retrogrado nella mentalità più diffusa ha perso un'altra occasione per cavalcare da protagonista l'innovazione.
Ricordate quando agli inizi degli anni Novanta era arrivato il telefonino?
Maniaci, soltanto dei maniaci erano quelli che lo usavano!
Ma, poi... dieci anni dopo il telefonino è diventato il più indispensabile compagno di vita e gli italiani ne sono oggi i più alti consumatori al mondo...
E veniamo a noi.
Stesse storie, stessi scenari, stesse stupidaggini e sciocchezze si sono sentite e continuano a sentirsi intorno all'eBook.
Figuratevi quante ne ho sentite io che credo nel futuro del libro elettronico fin dal 1995. Un futuro che sarebbe certamente in Italia già un più che solido presente se il sistema Paese - intendo dalle istituzioni a quello imprenditoriale - fosse più attento all'innovazione ed alle prospettive - sottolineo PROSPETTIVE - dell'innovazione, agli investimenti strutturali e di lungo periodo per far fare a tutti quel balzo in avanti per essere all'avanguardia, il che vuol dire occupare per primi fette di mercato globale anziché lasciarle libero pascolo di tutti gli altri e giungere, come spesso da noi accade, POVERI ultimi.
Mancano le idee, dice il mio lettore.
È vero. Un altro sport molto diffuso in Italia è quello di non avere idee ma di essere molto abili nel rubacchiarle ai pochi che le hanno (visto poi che la giustizia civile da noi richiede ere geologiche per darti una risposta e far valere i tuoi diritti lesi non puoi neanche fare causa ai ladri di idee...).
Quando avete un po' di tempo da perdere e siete collegati online provate ad andare a ritroso in questo mio Blog che ho cominciato a scrivere fin dal 1997 e leggetevi qua e là tutto quello che ho scritto negli ultimi undici anni (accidenti sono già 11 anni!). Ne troverete tante di idee, intuizioni, riflessioni che zitti zitti alcuni hanno scopiazzato...
Così è la vita in Italia, amici miei.
Sì, sono un decisamente incazzato.
Ma se c'è qualche sciocco che ha interpretato come una resa la prima puntata di questo mio intervento e le mie riflessioni di oggi non immagina quanto lui sia fuori strada.
Sì, non immagina di quanto sia operativamente capace quando io mi trovo in questo stato. Da tredici anni vado avanti da solo e a testa bassa. E incazzato.
Continuerò ad andare avanti, sempre da solo e sempre a testa bassa.
Senza fare sconti a nessuno. Neppure agli autori.
Sì, perché parlando anche di loro ecco che di fronte alla realtà - lo dicono i dati statistici veri - che in Italia il 70 per cento dei libri pubblicati ogni anno in Italia vende zero copie c'è il fatto che gli autori troppo spesso si avvicinano alle nuove tecnologie con quella stessa stupida convinzione che hanno ancora in tanti neofiti della Rete, la convinzione che, per esempio, basti mettere online un sito ed ecco, zac!, milioni di persone vengono a visitarlo. Ergo, pensano stupidamente gli autori, basta mettere online un eBook e... zac! milioni di persone lo compreranno.
Mica vero!
Ma, molto probabilmente, se quel libro avrebbe venduto zero copie se fosse stato stampato in volume ha invece molte più probabilità come eBook di venderne qualcuna.
Perché?
Perché mentre la copia di un libro giace in libreria inerte come nella tomba di un cimitero, online è, invece, materia viva, vive.
Non ha scadenze (leggi rese), è eterno (se lo si vende le sue copie non si esauriranno mai) ed ha la potenzialità di una visibilità globale.
Come?
Ma grazie ai motori di ricerca tipo Google, grazie alle cosiddette "parole chiave" per cui se uno fa una ricerca su, per esempio, le "farfalle" e questa parola è nel titolo di un libro anche questo, ad un certo punto, verrà fuori, anche di questo verrà segnalata l'esistenza.
C'è oggi in una qualsiasi libreria un commesso che ricorderà di segnalare ad un cliente dubbioso anche il volume che giace in fondo, nell'angolino buio di uno scaffale? Internet, che è veramente democratico e non condizionato da altro, svelerà l'esistenza di quell'opera.
Quindi, pubblicare in eBook vuole innanzitutto dire fare vivere la propria opera e offrirgli la potenzialità di essere vista, scoperta, acquistata, letta davvero in tutto il mondo.
E se, nonostante questo, l'eBook non vende?
Vuol dire semplicemente che non interessa, che in questo momento non ha un pubblico.
Ma bisogna avere pazienza. Quello che non accade oggi potrebbe accadere domani: resistere, resistere, resistere... Intanto l'eBook è lì, vivo e vegeto sul mercato e non morto a languire ignorato da tutti dentro un magazzino...
Non bisogna avere fretta quando si ragiona di libri online e neppure credere di poter diventare ricchi scrivendo. Chi lo crede vive non nella realtà ma in quella dei reality show. Riuscire a vivere e magari arricchirsi scrivendo è una eccezione, non la regola. Quelli che hanno raggiunto questa gradevole situazione nel mondo non si contano sulle dita di due mani...
E allora?
Allora il primo e più importante obiettivo di chi scrive è quello di esserci, di riuscire ad essere pubblicato online, in eBook. E venire pubblicato secondo le regole, in maniera ufficiale con casa editrice vera, con contratto di edizione, con codice unico identificativo a livello mondiale (il codice ISBN). Poi, eventualmente, il resto - parlo di vendite - eventualmente verrà se si è azzeccato l'argomento giusto, se si è scritto un buon libro, se... La qualità e un pizzico di fortuna occorre sempre. Ma, comunque vadano le cose, l'eBook è un "oggetto" vivo, il libro stampato è una "salma" che giace temporaneamente nel cimitero di una libreria e che se non viene "resuscitato" da un lettore che l'acquista viene tumulato definitivamente nel cimitero di un magazzino o "cremato" andando al macero.
Duro l'esempio? Ma vero.
Lo dovrebbe essere ancora di più per tutti quegli autori che ottenuta un tempo una certa notorietà con le loro opere in libreria ora che i loro libri non sono più in circolazione ed il loro "grande" editore non ha intenzione di spendere per ristamparli non fanno "il salto di qualità" tecnologica, non pensano ad una nuova vita - e parlo di vita - delle loro opere in eBook. Macché! Magari ti tempestano di telefonate proponendoti di stampare con la tua sigla le loro opere secondo una visione editoriale fuori dal tempo e quando parli di libro elettronico pare che tu li offenda... Sono qui, amici, sulla riva del fiume. Ragionate, riflettete... Con gli eBook propongo la vita delle vostre opere non il funerale...
È, insisto, davvero brutto questo Paese in cui si ragiona per stereotipi e non ci si rende conto che siamo nel 2008 ma editorialmente parlando siamo agli anni Settanta del secolo scorso, un Paese che, pensate, organizza attraverso una associazione degli editori indipendenti di mettere in mostra alla Fiera Internazionale del libro di Francoforte un paio di copie di titoli di alcune case editrici e si immagina di diffondere un Catalogo strettamente in Italiano. Ridicolo, vero?... Mah, immaginare di distribuire un catalogo in italiano ad editori di tutto il mondo che hanno soltanto una lingua in comune: l'inglese, naturalmente...
Così è l'editoria italiana, se vi pare...
Ebbene, io ho un Progetto da realizzare e che sto realizzando.
Certo, se qualcuno, serio come me, volesse condividerlo, volesse partecipare allo sviluppo di questo progetto lo prenderei seriamente in considerazione.
C'è qualcuno che in Italia ha le Palle per una operazione del genere che è soltanto imprenditoriale, che non è di sottogoverno, che non ha il paracadute di soldi pubblici dove c'è da investire e la prospettiva di fare profitti nel lungo periodo?
Dubito che ci sia. Ma vorrei tanto essere smentito.
Continua alla prossima puntata...
Luciano Simonelli
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