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sulla MERITOCRAZIA
Mentre secondo un consolidato stile italiano chi non sa, non è informato dei fatti, viene invitato a tavole rotonde e dibattiti e dice la sua da ignorante (da persona che ignora la realtà dei fatti), senza confessare la sua palese impreparazione ma spacciando, con una disonestà intellettuale esemplare, banalità come verità, il resto del mondo continua comunque a girare per il verso giusto, baby.
In tanti fra i cosiddetti addetti ai lavori dalla Fiera del Libro di Torino fino a micro manifestazione come quella tenutasi in questo fine settimana a Diano Marina hanno sentenziato, baby, sugli eBook.
Naturalmente a parlarne sono stati sempre quelli che operativamente non hanno in questi anni fatto nulla o molto poco e che sono soltanto capaci di aggiungere banalità a banalità.
Sì banalità del tipo di "ma vuoi mettere il libro stampato con quello elettronico?"; "Ah, il profumo della carta" eccetera eccetera.
Intanto mentre questa massa di ignoranti (nel senso che non sono informati dei fatti) e disonesti intellettualmente continua lo show dell'inutile il mondo gira, gira, gira, fuori di questa provincia finora stupida che è l'Italia e che mi piacerebbe che diventasse un Paese moderno, niente affatto qualunquista.
Già, mentre s'inanellano tante banalità non passa giorno che escano nel mondo apparecchi dedicati alla lettura dei libri elettronici che costano sempre di meno (siamo scesi a 300 dollari) e una casa editrice come Hachette, in Francia, acquista Numilog, il maggior sito francese per la vendita di eBook, annunciando la pubblicazione anche in formato elettronico di tutti i suoi libri...
Sì, sogno, baby, un Paese capace di andare oltre le logiche dell'assistenzialismo che lo minano in ogni sua recondita piega e che sottraggono a tutti coloro i quali pagano le tasse risorse importanti per sperperarle in aiuti di ogni genere come, per quanto riguarda l'editoria, quella faccenda degli aiuti statali ai giornali.
Anche per quest'anno verranno sperperati oltre cento milioni di euro tolti dalle nostre tasche per far sopravvivere non soltanto quotidiani come L'Unità, Libero, Liberazione, Europa, Il Manifesto, Il Riformista, Il Foglio eccetera eccetera ma anche, addirittura, per dare un "aiutino" al Corriere della Sera, il Sole 24Ore, la Repubblica!
Si aiutano tutti in questo Paese tranne le case editrici di libri.
Almeno quelle medie, piccole e piccolissime.
Macché!
Vuoi fare l'editore di libri, baby?
Niente, nessuna agevolazione, niente di niente.
Vuoi pubblicare un quotidiano, baby?
Se fai una cooperativa, ti leghi a qualche gruppo politico od altro ecco che, per legge, ti scattano alcune centinaia di migliaia di euro se non alcuni milioni di euro l'anno: oltre sei ne diamo dalle nostre tasche di contribuenti ogni anno all'Unità
Facciamo un po' di conti della "serva".
Se prendessimo solo un terzo di quei cento milioni di euro che anche quest'anno (il precedente governo ha confermato tutti i contributi) riceveranno quotidiani con pochissimi lettori e venissero dirottati verso la piccola e piccolissima editoria di libri sotto forma di una serie di agevolazioni tutte mirate ad un comparto imprenditoriale che ha una sola ambizione, quella di crescere, sarebbe una autentica e salutare rivoluzione.
Sarebbe possibile creare nuovi posti di lavoro, creare una occasione di sviluppo senza la quale, permanendo questa situazione di mercato, la piccola e piccolissima editoria è destinata a diventare sempre più piccola e ad avviarsi inesorabilmente sulla strada dell'estinzione.
Mi piacerebbe parlare di queste cose con chi ha nel governo la responsabilità del Ministero degli Affari Culturali. Mi piacerebbe che questo nuovo governo, con il ministro Sandro Bondi, segnasse anche una svolta per quanto riguarda l'attenzione al mondo dell'editoria dei libri. Un mondo che non inizia e finisce con i problemi della Mondadori, della RCS, del Gruppo Messaggerie, della Feltrinelli o della De Agostini ma che comprende, con ben altri problemi, oltre cinquemila realtà imprenditoriali minuscole che si ostinano ad operare nell'editoria.
Oltre cinquemila editori che hanno bisogno di attenzione, di una particolare attenzione, di "regole del gioco" diverse da quelle dei grossi, di diventare una sorta di specie protetta perché sono soprattutto loro che portano avanti la ricerca culturale. Che pensano al libro, al contenuto del libro, prima di farlo diventare un fenomeno industriale.
Se questo nuovo governo vuole rivolgere una particolare attenzione a quei cinquemila piccoli editori che finora non hanno avuto voce, vuole diventare il protagonista di questa grande rivoluzione industriale-culturale metto a disposizione la mia collaborazione.
Spero davvero, Ministro Sandro Bondi che imbocchi questa strada e che si diversifichi anche per questo, profondamente, da chi lo ha preceduto.
E spero davvero che finalmente si cominci a premiare la competenza anziché l'apparenza. La mia competenza è dimostrata da un'esistenza professionale che, per chi non la conoscesse, può essere scoperta cliccando qui
.
Vi consiglio di andare a vedere cliccando qui come immagina il futuro dell'editoria Editis, uno dei più grandi gruppi editoriali francesi che riunisce più di 40 sigle editoriali, ha 2.400 dipendenti, e la cui produzione spazia dalla varia, ai libri scolastici, ai libri per ragazzi, alle enciclopedie.