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sulla MERITOCRAZIA
La Storia continua... E' Primavera
ma sboccia la solita
congiura del silenzio
se non sei politically (left) correct!
E' primavera o giù di lì. La temperatura si fa più gradevole (anche se ormai, a dire il vero, è raro avere una temperatura sgradevole), la mattina, se hai fortuna di abitare in un angolo quieto, ti svegli al cinguettio di una qualche uccellino, sei pervaso da una una certa pigrizia e avresti più voglia di bighellonare che lavorare.
Sì, ho una gran voglia di rilassarmi ed alcune sere fa debbo dire di esserci riuscito andando al teatro Ciack di Milano ad assistere alla Prima, al debutto nazionale, de Le Sorelle Marinetti.
Chi sono?
Mercuria, Turbina, Scintilla Marinetti sono tre splendidi attori-cantanti - al secolo, nell'ordine, Andrea Allione, Nicola Olivieri, Marco Lugli - che en travestì ripropongono un repertorio anni Trenta in stile Trio Lescano regalando due ore di grande musica, di grande teatro e di delizioso divertimento. Con un pizzico di ironia, con il contorno di una band jazz di prima qualità diretta dal maestro Christian Schmitz - che è la guida e il cervello musicale del trio - e formata da Chicco Maniscalchi (pianoforte), Riccardo Tosi (batteria), Paolo Dassi (contrabbasso), Pierluigi Petris (chitarra) e la sezione fiati di Alberto Ferrari (clarinetto e sax), Riccardo Gibertini (tromba) e Alberto Bollettieri (trombone).
Sì, mi sono davvero divertito, rilassato e ho goduto il piacere di ascoltare queste/i cantanti che hanno raggiunnto il top con l'esecuzione "a cappella" di Over the rainbow: amici, se vedete da qualche parte in Italia che c'è un concerto de Le Sorelle Marinetti non perdetelo! E grazie al cielo che c'è un produttore come Giorgio Bozzo che ha creduto nel loro talento.
Ma, finita questa bella ricreazione ed usciti dal teatro, purtroppo si ripiomba nella realtà di una Italia che, a meno di radicali quanto auspicabili cambiamenti nel nome della vera libertà di espressione, mi pare sempre più ipocrita, sempre più vigliacca e sempre più bastarda nei confronti di chi, come me, si muove coniugando curiosità con creatività e che, soprattutto, non crede affatto, rifiuta, anzi, quello che molti, purtroppo, fra noi editori fanno per opportunismo.
Già, molti "colleghi" pronti alla genuflessione si chiedono, prima di pubblicare qualsiasi cosa, se essa sia più o meno politically correct. Politically correct, naturalmente, nel senso se sia gradito alla cosiddetta cultura di sinistra (ma c'è ancora una sinistra in Italia?). Anzi, meglio, a coloro i quali dalla fine della seconda guerra mondiale si sentono, da Gauche, i monopolisti della vera cultura in Italia. Già, proprio loro, che per anni hanno finto che non fossero esistite le Foibe titine, a quegli stessi che per anni hanno - soltanto in Italia - dato del fascista ad una scrittore universalmente noto ed apprezzato con J.R.R. Tolkien, autore di un capolavoro come "Il Signore degli Anelli". Ebbene, si sa, per anni Tolkien è stato bollato in Italia come uno scrittore di destra mentre nel resto del mondo chiunque, di qualsiasi appartenenza ideologica, lo considerava semplicemente quello che è: un grande scrittore...
Ma questa è l'Italia, culturale ed anche libraria, amici miei.
Immaginate dunque che vita grama è quella di un editore come me che proprio al gioco del politically correct non vuole partecipare, che è giudato soltanto da una sua inesauribile curiosità intellettuale e che quando si trova di fronte ad una ricerca vera, assolutamente ben documentata e che offre un contributo inedito di notizie su questo o su quello, crede sia suo dovere intellettuale renderla nota, pubblicarla. Crede che in un Paese civile questo non sia scandaloso ma doveroso e crede anche che se qualcuno ha qualcosa da eccepire, in una libera democrazia culturale ed intellettuale, c'è la strada più logica, più civile, più onesta ovvero quella di un franco, chiaro dibattito e confronto dati alla mano.
No, io non pubblico niente dopo aver chiesto il permesso a chicchessia e le mie ginocchia sono troppo "artritiche" per potermi genuflettere.
Ma siamo in Italia e se non hai ricevuto il timbro del politically correct guai a te.
In che modo?
Con il solito vigliacco sistema: il silenzio. Vale a dire, che se un libro che pubblichi non è in "linea" certe librerie non te lo prenotano, non lo vogliono neppure vedere...
E' quanto mi sta accadendo con uno volume che ho appena mandato in stampa. Si intitola C'era una volta il CHE - Ernesto Guevara, tutta un'altra storia e lo firma Leonardo Facco, giornalista, esperto di "faccende" dell'America Latina e a sua volta editore. E' un libro davvero contro corrente, che mostra, documentatissimo, come Che Guevara fosse molto diverso dall'Eroe, dal Mito, dal grande Rivoluzionario che è stato raccontato. E, ripeto, quanto scrive Leonardo Facco non è fantasia, è tutto rigorosamente documentato... Ha per il grande limite di non essere in linea, di raccontare tutta un'altra storia rispetto a quella che, secondo molte librerie, è quella "politically correct".
Sì, il mio Distributore sta incontrando grandi difficoltà a farlo prenotare. Sì, ci sono catene di librerie che di fatto lo stanno rifiutando, boicottando.
Vi terrò informati, amici, su come andranno poi a finire le cose.
Sappiate comunque che il libro sarà disponibile fra un paio di settimane, che qui online lo potrete sempre certamente trovare ma sarebbe bello che molti lettori andassero a pretenderlo, che esigessero di poterlo comprare nella propria libreria.
Buona Primavera e Serena Pasqua a tutti, tranne, naturalmente, a quelli che boicottano i miei libri.