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PENSIERINI PER IL 2008 Continua lo scandalo dell'Iva al 20 % sugli eBook ed ora c'è anche la beffa...
Un lettore di eBook mi invia una e-mail chiedendo coma mai i libri elettronici costano in Italia di più di quanto costano quelli offerti in vendita da librerie di libri elettronici americane, francesi, inglesi.
Semplice, amici miei. Nel prezzo di ogni libro elettronico venduto in Italia è compresa una bella tassa: è compresa l'Iva al 20%!
Sì, proprio così, amici miei, i libri elettronici made in Italy sono gravati dall'Iva al venti per cento ed anche da una burocrazia amministrativa che non è a costo gestionale zero.
Lo sapete che per ogni vendita di libro elettronico deve essere emesso non uno scontrino fiscale, una ricevuta, ma bensì una fattura? E pensate al ridicolo: noi di eBooksItalia dobbiamo emettere (e naturalmente lo facciamo) una fattura a fronte di acquisti di magari 4,50 euro.
Ridicolo, vero?
Provate ad entrare in qualsiasi negozio e chiedere una fattura per un acquisto di questo valore... Come minimo riceverete un cortese rifiuto.
Ma a questi oneri si aggiunge la beffa per noi italiani che operiamo online e quindi ci misuriamo sul mercato globale della rete.
La beffa è che ci sono realtà nordamericane che dall'altra parte dell'Atlantico producono eBook in lingua italiana e li vendono a molto meno di quanto possiamo noi perché, basandosi sul sistema fiscale statunitense, non sono gravate da tasse.
Come la mettiamo con questa realtà di fatto?
Soprattutto come la mettiamo con certi pseudoeditori italiani "furbetti" che si agganciano a questa realtà per produrre e vendere i loro eBook ed anche la loro vensione stampata e zitti zitti vendono in Italia prodotti di cui loro evadono le tasse previste nella penisola perché sono prodotti negli Stati Uniti? Eh, come la mettiamo?
E intendiamoci gli evasori sono loro non gli statunitensi che, nelle loro condizioni, precisano che è compito loro di adempiere agli obblighi fiscali con i rispettivi Paesi...
I nostri cari governanti paiono sempre più arroccati su realtà del secolo scorso. Non si accorgono affatto che ci troviamo negli anni Duemila, che quella Online è ormai una realtà produttiva importante e che noi italiani non possiamo competere ad armi pari nel mondo globalizzato della Rete se non si tolgono gli infiniti paletti fiscali e burocratici che ci bloccano.
Questo non vuol dire naturalmente portare online altra burocrazia all'italiana ma attuare anche in Italia la parola d'ordine: deregulation, deregulation, deregulation... Appunto, semplificare, semplificare, semplificare se non si vuole che le aziende italiane, esauste dopo troppe complicazioni, emigrino dall'Italia all'estero...
Sono davvero tanti, amici miei, i pensierini con cui mi avvicino al 2008 e sono tutti di estrema concretezza.
Francamente ho un po' le scatole piene di questa storia dei piccoli editori e degli editori indipendenti. Ho scritto e fatto molto in questi anni nel nome dei colleghi. L'ho fatto mosso da quell'idealismo e quel generoso distacco da quelli che potevano essere gli immediati interessi personali che ha da sempre caratterizzato ogni mia iniziativa rivolta verso gli altri.
Non è stato compreso il mio comportamento.
Non avevo valutato il fatto che evidentemente mi rivolgevo a realtà già troppo inquinate dalle mediocrità del proprio egoismo per recepire veramente un discorso di interesse collettivo. E vedo sempre più che gli altri che vorrebbero portare avanti l'interesse generale della editoria indipendente poi va a finire che innanzitutto portano avanti direttamente o indirettamente gli interessi della propria piccola realtà editoriale.
Miserie che rifiuto. Quindi continuo a far parte delle associazioni degli editori indipendenti ma non ho più tempo da perdere per iniziative "collettive".
Il tempo sta progressivamente dando ragione alla visione con la quale ero partito nel 1996 con questa mia impresa editoriale.
Come già immaginavo allora, la prospettiva di realtà editoriali che non fossero ciclopiche ovvero emanazioni di grandi capitali (parte di imprese in cui convivevano oltre ai libri, giornali, televisioni quindi anche significative realtà pubblicitarie) sarebbe stata estremamente modesta.
La progressiva chiusura delle piccole e medie librerie, la difficoltà della distribuzione di imporre sul mercato delle megalibrerie e della grande distribuzione le pubblicazioni delle piccola editoria è davanti agli occhi di tutti. E, diciamoci francamente, è anche un po' noioso operare in una realtà in cui pare che ti facciano un piacere quando mettono in un angolino i tuoi libri e se vengono venduti (quindi interessano) l'ultima cosa che le librerie del caso pensano è quella di riordinarne delle copie. No, tutto congiura strutturalmente affinché l'editore indipendente non possa affatto crescere anche quando ha libri che vendono e potrebbero vendere molto di più.
Niente affatto noiosa è invece la realtà di cui avevo avuto la visione fin da quando dodici anni fa dirigevo un grosso gruppo editoriale - certamente per un caso fortuito della vita visto come la mia professionalità, nonostante avesse prodotto risultati positivi, sia stata poi puntualmente ignorata dalla concorrenza (forse perché non ho sponsor politici, non sono massone e conosco davvero la mia professione?).
La mia visione era quella della editoria digitale. Sì, gli eBook ma anche molto altro... ma non svelo quello che io già immagino e tutti gli altri ancora no... Una editoria che sapesse coniugare digitale e tradizionale. Questa strada, ripeto, comincia a darmi qualche piccola sosddisfazione. E la prima è un trend che dimostra come io avessi visto giusto...già dodici anni fa...
Sempre più eBook, sempre più ExLibris e qualche uscita tradizionale in libreria: questo sarà il prossimo anno. A meno che non compaiano grosse realtà che credono in me e nelle mie "visioni"... ma queste sono utopie in un mondo industriale italiano che, tranne rarissime eccezioni, non è più capace di sognare.
Già cinquecento sono i titoli offerti da eBooksItalia in formato elettronico.
Il 2008 comincerà dunque con 500 titoli e tante novità.
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