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Sempre avanti,
a testa bassa
È davvero impossibile non continuare ad indignarsi quando tornano alla memoria realtà come quella di Giuseppe Tomasi di Lampedusa che morì portandosi nella tomba la delusione di vedere rifiutata la pubblicazione del suo "Il Gattopardo" da Elio Vittorini, romanzo che poi, come ben si sa, anni dopo la sua morte non soltanto venne pubblicato ma ebbe un successo clamoroso, una trasposizione cinematografica firmata da Luchino Visconti ed è ormai considerato uno dei classci della letteratura italiana del Novecento. E che dire del cosiddetto caso Guido Morselli ovvero di un autore che soltanto anni dopo il suicidio ebbe finalmente "l'onore" di essere pubblicato e con ottimo successo mentre quando era in vita aveva visto sistematicamente rifiutata la pubblicazione di tutti i suoi romanzi?
Sì, bisogna dire che la società cultural-editoriale italiana non si è mai negata proprio niente in fatto di cinismo, di provincialismo, di conformismo e, diciamoci la verità, con il vizietto di anteporre a qualsiasi giudizio le piccole e grandi miserie personali, le geliosucce, il fatto che l'autore fosse o meno amico o vicino al clan politico culturale di appartenenza dell'intelletuale giudicante di turno.
Squallori che hanno creato la cancrena di una società cultural-editoriale in cui forse non si contano sulle dita di una mano le persone che di fronte ad un manoscritto riescono a liberarsi da tutti i loro "affarucci personali" ed emettono seri, onesti ed equilibrati giudizi.
Una cancrena che ha finito poi per inquinare tutto il resto dei comportamenti in questo ambito. Non è questione di sfumature ma semplicemente di buona educazione scoprire che a proposito di un autore, Mauro Marcialis, che non ho il piacere di conoscere ma che comunque pubblica da Mondadori, si racconta in un articolo a lui dedicato su www.MilanoNera.com il 27 agosto scorso:
"...e si è messo a leggere. Il primo libro è stato “Cento miliardi di dollari” di Luciano Simonelli. Non solo lo ha letto, ma ha cercato di capirne la struttura. A questo libro sono seguiti altri noir tra cui quelli di Ellroy. Appassionatosi, ha iniziato a scrivere..."
Ho scoperto casualmente online questo passaggio e se da una parte sono lieto che un mio thriller possa aver fatto da scuola ad un nascente scrittore dall'altra mi fa una profonda tristezza vivere in una società cultural-editoriale dove per un verso qualcuno, di fatto, ti assume come una specie di maestro ma dall'altro verso non ha la sensibilità di contattarti o perlomeno di informarti del fatto che un tuo romanzo sia stato un passaggio importante per la sua crescita come scrittore.
Così va, la vita, amici miei.
Pensate, quei Cento miliardi di dollari li avevo presentati verso la fine degli Anni Ottanta a chi allora dirigeva la narrativa della Rizzoli e lo sapete che cosa mi venne risposto? Praticamente nulla. Mi venne detto che era un romanzo ambizioso e tutto finì lì. Quando poi, pensate, la Newton e Compton lo pubblicò nel Natale 1995 finì per vendere circa trentamila copie. Non male, vero?
Ne scrissi un altro, subito dopo,I Sette Occhi della Vita per lo stesso editore. Ma siccome, nel frattempo, ad occuparsi della narrativa nella casa editrice era arrivato uno di quei tizi che da una vita fanno il buono e il cattivo tempo nel mondo dell'editoria e mescolano la cultura con le gelosiucce, il libro uscì senza il supporto promozionale del precedente. Ma nonostante tutto, le sue diecimila copie le vendette. Un risultato niente affatto marginale. E dopo?
Il silenzio. In una realtà editoriale italiana in cui tante case editrici portano quasi un cero alla Madonna quando vendono più di mille copie per un titolo, niente: né quella né altre case editrici mi hanno sollecitato ad andare avanti nella mia produzione narrativa. Eppure continuo a ricevere ancora oggi, a dieci anni di distanza dalla pubblicazione di quei due miei thriller, mail di lettori che mi chiedono quando uscirò con un nuovo romanzo...
Chi mi segue da tempo sa bene che il mio stile di vita sarebbe diverso. Sarebbe quello di chi ha tenuto i propri manoscritti nel cassetto fino a quando era critico letterario militante o direttore editoriale di altre case editrici... ma i tempi cambiano, involgariscono, in una realtà in cui - fate la prova - se sei critico letterario subito esordisci "miracolosamente" come romanziere ovvero usi il tuo ruolo di "potere" per essere pubblicato da qualche grossa casa editrice in cambio, mai ufficialmente dichiarato, di recensioni dei libri della suddetta sul giornale o i giornali su cui si esplica la critica, anche io mi adeguo. Ma credo in maniera almeno, consentitemi, più elegante.
Dal 2008 riprenderò il filo dei miei thriller, rilancerò i miei due iniziali - che tra l'altro sono tornati di mia completa proprietà e sono già disponibili su eBooksItalia in edizione elettronica - e uscirò con altre mie nuove storie. E lo far con la mia casa editrice (a meno che non spunti una proposta di qualche grosso gruppo editoriale). Lo far a partire dall'autunno, nella collana Romanzi&Romanzi, narrativa popolare di qualità, dove escono i Gialli di Maria Santini e dove è stato appena pubblicato un thriller: Operazione Grandi Aristocratici di Domenico Da Binasco. Quest'ultimo, di cui vedete la riproduzione della copertina all'inizio di questa pagina, è un romanzo per palati fini. Un romanzo che si presenta con due livelli di lettura. Il primo è quello della storia avvincente che racconta, il secondo è quello dei riferimenti culturali, dell'ironia, della capacità di coinvolgere in una esperienza di lettura estremamente originale. Pensate, un thriller di cui è protagonista anche il suo stesso autore... E mi fermo qui perché intorno al suo autore e intorno alla nascita di questo romanzo c'è una storia nella storia: per cominciare a conoscerla andatevi a leggere la scheda.
Come al solito, amici miei, non sto con le mani in mano. E vado avanti, turandomi il naso e a testa bassa. Sì, certo con quel pizzico di amarezza che hanno tutti coloro i quali non vogliono vivere nel mondo editorial-culturale con la logica delle pubbliche relazioni o del politico e che credono profondamente nella meritocrazia (l'avete visto il mio video sull'argomento? E' uno di quelli che trovate in questa pagina).
Comunque, no problem: deve ancora nascere chi possa davvero condizionare la mia libert di espressione.
Conversiamone su The Web Park Speaker's Corner (3 novembre 2007)
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