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Non pi libri
ma libri-giornali?
Ieri mi è giunta per posta una copia omaggio del volume "Falce e carrello", il libro in cui Bernardo Caprotti, il proprietario della catena dei supermarket Esselunga denuncia quello che ha dovuto subire da parte delle Coop.
Ma non mi interessa tanto parlare del libro, anche se condivido le impostazioni del discorso di questo brillante imprenditore ultraottantenne e penso che dovrebbero condividerle tutti coloro i quali credono nella vera libera imprenditoria e nel vero libero mercato. Mi interessa invece analizzare l'operazione che viene fatta con questo libro.
Sì, perché come l'ho ricevuto in omaggio io lo hanno ricevuto molte ma molte altre persone di mia conoscenza. Un libro che dunque più che ambire ad una vendita in libreria, anzi oltre che ambire ad una vendita in libreria viene usato dal suo autore-imprenditore (aiutato nella stesura da Stefano Lorenzetto) come strumento promozionale ergo deve essere stato decisamente un buon affare per la Marsilio Editore pubblicarlo perché con tutte questo copie in omaggio il dottor Caprotti avrà investito una somma non marginale. Una somma che però, qualunque sia stato il suo ammontare, ha constituito indubbiamento un ottimo investimento visto il "ritorno" pubblicitario che il manager e la sua società sta ricevendo a livello di uscite su giornali e televisioni.
Non lo so ancora se sia un fatto positivo o negativo, ho per la strana impressione che operazioni di questo genere non facciano affatto l'interesse del lettore e dell'editoria libraria in genere. Siano, anzi, il segnale della confusione di ruoli a cui si sta assistendo nel mondo della comunicazione.
In una visione a mio avviso corretta tematiche come quella del libro di Caprotti dovrebbero costituire il sale dei giornali quotidiani e dei periodici, non creare altri libri. Sì, dovrebbe essere proprio così, ammesso naturalmente che vi siano professionisti che si esercitano nel giornalismo d'inchiesta e direttori di giornali con "grinta". Le argomentazioni di Caprotti e di altri potrebbero davvero trovare il loro spazio più adeguato sulle pagine dei newsmagazine o nelle sezioni di approfondimento dei quotidiani. E se anche le tv praticassero un serio e libero giornalismo d'inchiesta pure quello sarebbe lo spazio più adeguato.
Ma, si sa, ogni giorno diventa più complicato fare questo giornalismo per la verità. Meglio le nicchie comode del pettegolezzo, dei Veri Imbecille People, dello sciocchezzaio oppure di quel chiacchiericcio in seconda serata che è ormai diventato dovunque ti giri una sorta di Commedia dell'Arte con opinionisti o leader politici-maschere ognuno dei quali recita la stessa parte qualunque problema si affronti. Ci sono tanti nuovi arlecchini, pulcinella, brighella, rosaura o colombina. Purtroppo manca un Carlo Goldoni del caso. Ma forse la nostra realt quotidiano supera la fantasia di bravo commediografo.
comunicazione.
Certo, diventa un po' inquietante scoprire che di fatto il libro si ritrova a fare la parte dei giornali.
Non pi libri ma libri-giornali?
Il mondo cambia. Anche l'editoria libraria, evidentemente.
Conversiamone su The Web Park Speaker's Corner (23 ottobre 2007)
(Continua) Per leggere le pagine precedenti clicca qu sopra
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