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di Luciano Simonelli
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«Ho sempre amato la vita. Chi ama la vita non riesce mai ad adeguarsi, subire, farsi comandare. Chi ama la vita è sempre con il fucile alla finestra per difendere la vita. Un essere umano che si adegua, che subisce, che si fa comandare, non è un essere umano»
Oriana Fallaci
 (da un'intervista del 1979, di Luciano Simonelli, approvata dalla scrittrice).


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   ...e chi l'ha detto
  che la pubblicazione di un libro
  non si nega a nessuno?

  E' dalla fine degli anni Sessanta che mi muovo fra giornalismo, letteratura ed editoria, sono ormai circa quaranta anni che opero nel mondo culturale liberamente, caparbiamente, rifiutando compromessi, non confidando né nei miracoli né nell'assistenzialismo caro a tanti connazionali, anche nel mondo culturale ed editoriale.
  Guardo sempre avanti, creativamente, con la consapevolezza e la forza di chi non dimentica le lezioni e le esperienze che ci ha regalato il passato ma non concepisce un'esistenza cristallizzata in qualche piccolo e buon risultato raggiunto ma rimette tutto sempre in discussione per iniziare un nuovo capitolo, il capitolo successivo della propria esistenza.
  Naturalmente, una persona fatta così, come me, non può ignorare il progresso tecnologico. Anzi, ha l'arrogante convinzione che la tecnica sia di per se stupida e possa diventare più o meno intelligente secondo chi sia ad usarla.
  E' dalla fine degli anni Ottanta che per me il computer non è un oggetto estraneo ma uno strumento formidabile - grazie soprattutto ai Mac della Apple - per realizzare quanto desidera la mia creatività.
  Internet, poi, la Rete, il Web, dal primo momento che me la fece conoscere Niki Grauso con la sua ItaliaOnline nei primi anni Novanta fece fibrillare la mia fantasia. Credetti subito al suo formidabile futuro come strumento davvero democratico di comunicazione e alla faccia del solito coro provinciale di tanti pseudo opinion leader della eternamente provinciale Italia, che sostenevano il suo breve respiro (gli stessi, sempre puntualmente smentiti, che avevano sentenziato il non futuro del computer, del fax, del telefonino...) cominciai subito ad usarlo. Visto che allora, era il 1994, ero il Direttore Generale ed Editoriale dell'Area Libri di un grande gruppo editoriale non esitai a mettere online il catalogo delle case editrici che dirigevo. Credo di essere stato il primo editore in Italia che ha usato il Web in questo senso. E da allora non ho mai smesso di muovermi anche online. Anzi, da quando ho creato la mia personale sigla editoriale ho fatto delle opportunità offerte dallo sviluppo tecnologico il centro dello sviluppo del mio progetto.
   Sono già da quasi tredici anni online. Ho vissuto gli anni della Rete frequentata a livello mondiale dalle menti più brillanti del mondo universitario, i primi utenti consapevoli; ho vissuto gli anni in cui si sono rovesciate online folle di visionari di un futuro tecnologico in cui però si tendeva a dimenticare, soprattutto in Italia, che la tecnologia non ha testa se dietro non c'è una testa ed allora, per tanti, i sogni sono morti all'alba della realtà che non basta essere online per avere milioni di visitatori e che non si può pretendere di contattare chicchessia se non offri dei contenuti, dei buoni contenuti, seri e frequentemente aggiornati. Ed ora sto vivendo, infine, la realtà della cosiddetta "normalizzazione" di un Web che, come affollamento, è ormai pari a quello del mondo reale con tutti i pro ed i molti contro che questo comporta ma ancora con la grande opportunità, se hai delle vere idee e una testa davvero pensante, di fare molte cose senza gli infiniti lacci e lacciuoli di una burocrazia che in Italia, alla faccia della deregulation e delle liberalizzazioni di cui a parole (soltanto a parole) si vantano in tanti, è soffocante, deprimente, castrante per chi desidera fare, lavorare sodo ed è il bengodi per chi non ha sogni, non ha ambizioni e meno che mai voglia di lavorare.
  Perché mi sono imbarcato in questo monologo? Dove voglio andare a parare? Forse per manifestare un disagio esistenziale, il disagio di vivere in una realtà che sottovaluta il fare rispetto all'apparire, una società in cui si finisce per privilegiare il "contenitore" rispetto al contenuto, in cui in troppi che non hanno idee risolvono il problema orecchiando e scopiazzando le idee degli altri. Insomma, piluccano, piluccano... Ed anche se queste bande di improvvisatori ed orecchianti finiranno inevitabilmente per non fare troppa strada comunque inquinano, inquinano e confondono le "acque" per chi invece antepone seriamente (e correttamente) il contenuto al "contenitore".  
  Ecco perché mi sono imbarcato in questo pensiero-monologo.
  Ho appena aperto una e-mail di uno pseudo editore che lancia una irritante campagna online in cui offre a chiunque, senza alcuna selezione, di veder pubblicato il suo testo in un volume nel nome di una altamente deprecabile visione populistica secondo la quale la pubblicazione di un libro non la si nega a nessuno.
  Certo che la si nega!
  Certo che devono essere bloccate le masse di illetterati presuntuosi, che ti sbattono in faccia un manoscritto con l'arroganza di chi afferma di aver realizzato l'opera fondamentale e ti trovi di fronte a pagine senza capo né coda in cui i congiuntivi sono elementi estranei come grammatica e sintassi.
  Certo che si devono bloccare tutti questi tizi!
  Nella mia vita ho avuto la fortuna di conoscere molti veri scrittori che fanno parte della storia della letteratura del Novecento. Autori come Eugenio Montale, Cesare Zavattini, Guido Piovene, Riccardo Bacchelli, Alberto Moravia, Lucio Mastronardi, Piero Chiara, Natalia Ginzburg, Isaac Bashevis Singer, Diego Valeri, Anna Banti, Georges Simenon, Oriana Fallaci... e tanti, tanti altri.
  Non ho trovato nessuno più insicuro, più modesto di loro su quanto scrivevano. E quanto riscritture facevano! Riscrivevano cinque, sei volte ed anche di più lo stesso libro prima di essere meno insicuri che fosse degno di essere pubblicato.
  Se a certi arroganti nuovi aspiranti autori oggi chiedi quante volte hanno riscritto quel testo che ti presentano con il piglio di chi ti sta regalando il capolavoro del secolo ti ritrovi di fronte ad uno sguardo fra lo sbalordito e lo smarrito. Leggi sui loro volti l'esclamazione che sta passando in quell'istante dentro le loro teste: "Ma che cavolo dice questo, qui?!". La stessa che inalberano se chiedi quanti e quali libri abbiano letto.
  Dico e continuerò a ripetere che si deve negare la pubblicazione di testi senza qualità.
  Sono solo dei cialtroni tutti quei cosiddetti editori che dalla Rete offrono di pubblicare qualsiasi manoscritto praticamente a scatola chiusa.
   Vergogna.

Conversiamone su The Web Park Speaker's Corner  (17 gennaio 2007)  

(Continua)
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Luciano Simonelli

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