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40 anni fa, a Firenze
(04/11/2006) continua...
Saldi? Con tanti libri Simonelli SEMPRE sconto del 10% se paghi con PayPal
...e chi l'ha detto che la pubblicazione di un libro
non si nega a nessuno?
E' dalla fine degli
anni Sessanta che mi muovo fra giornalismo, letteratura ed
editoria, sono ormai circa quaranta anni che opero nel mondo
culturale liberamente, caparbiamente, rifiutando
compromessi, non confidando né nei miracoli né
nell'assistenzialismo caro a tanti connazionali, anche nel
mondo culturale ed editoriale. Guardo sempre avanti,
creativamente, con la consapevolezza e la forza di chi non
dimentica le lezioni e le esperienze che ci ha regalato il
passato ma non concepisce un'esistenza cristallizzata in
qualche piccolo e buon risultato raggiunto ma rimette tutto
sempre in discussione per iniziare un nuovo capitolo, il
capitolo successivo della propria esistenza. Naturalmente,
una persona fatta così, come me, non può ignorare il progresso
tecnologico. Anzi, ha l'arrogante convinzione che la tecnica
sia di per se stupida e possa diventare più o meno
intelligente secondo chi sia ad usarla. E' dalla fine
degli anni Ottanta che per me il computer non è un oggetto
estraneo ma uno strumento formidabile - grazie soprattutto
ai Mac della Apple - per realizzare quanto desidera la mia
creatività. Internet, poi, la Rete, il Web, dal primo
momento che me la fece conoscere Niki Grauso con la sua
ItaliaOnline nei primi anni Novanta fece fibrillare la mia
fantasia. Credetti subito al suo formidabile futuro come
strumento davvero democratico di comunicazione e alla faccia
del solito coro provinciale di tanti pseudo opinion leader
della eternamente provinciale Italia, che sostenevano il suo
breve respiro (gli stessi, sempre puntualmente smentiti, che
avevano sentenziato il non futuro del computer, del fax, del
telefonino...) cominciai subito ad usarlo. Visto che allora,
era il 1994, ero il Direttore Generale ed Editoriale
dell'Area Libri di un grande gruppo editoriale
non esitai a mettere online il catalogo delle case editrici
che dirigevo. Credo di essere stato il primo editore in
Italia che ha usato il Web in questo senso. E da allora non ho mai smesso di
muovermi anche online. Anzi, da quando ho creato la mia
personale sigla editoriale ho fatto delle opportunità
offerte dallo sviluppo tecnologico il centro dello sviluppo
del mio progetto.
Sono già da quasi tredici anni online. Ho vissuto gli anni
della Rete frequentata a livello mondiale dalle menti più
brillanti del mondo universitario, i primi utenti
consapevoli; ho vissuto gli anni in cui si sono rovesciate online folle di visionari di un futuro
tecnologico in cui però si tendeva a dimenticare,
soprattutto in Italia, che la tecnologia non ha testa se
dietro non c'è una testa ed allora, per tanti, i sogni sono
morti all'alba della realtà che non basta essere online per
avere milioni di visitatori e che non si può pretendere di
contattare chicchessia se non offri dei contenuti, dei buoni
contenuti, seri e frequentemente aggiornati. Ed ora sto
vivendo, infine, la realtà della cosiddetta "normalizzazione"
di un Web che, come affollamento, è ormai pari a quello del
mondo reale con tutti i pro ed i molti contro che questo
comporta ma ancora con la grande opportunità, se hai delle
vere idee e una testa davvero pensante, di fare molte cose
senza gli infiniti lacci e lacciuoli di una burocrazia che
in Italia, alla faccia della deregulation e delle
liberalizzazioni di cui a parole (soltanto a parole) si
vantano in tanti, è soffocante, deprimente, castrante per
chi desidera fare, lavorare sodo ed è il bengodi per chi non
ha sogni, non ha ambizioni e meno che mai voglia di
lavorare. Perché mi sono imbarcato in questo monologo? Dove
voglio andare a parare? Forse per manifestare un disagio
esistenziale, il disagio di vivere in una realtà che
sottovaluta il fare rispetto all'apparire, una società in
cui si finisce per privilegiare il "contenitore" rispetto al
contenuto, in
cui in troppi che non hanno idee risolvono il problema
orecchiando e scopiazzando le idee degli altri. Insomma,
piluccano, piluccano... Ed anche se queste bande di
improvvisatori ed orecchianti finiranno inevitabilmente per
non fare troppa strada comunque inquinano, inquinano e
confondono le "acque" per chi invece antepone seriamente (e
correttamente) il contenuto al "contenitore".
Ecco perché mi sono imbarcato in questo pensiero-monologo. Ho appena aperto
una e-mail di uno pseudo editore che lancia una irritante
campagna online in cui offre a chiunque, senza alcuna selezione,
di veder pubblicato il suo testo in un volume nel nome di una altamente
deprecabile visione populistica secondo la quale la
pubblicazione di un libro non la si nega a nessuno. Certo che la si nega! Certo che devono essere bloccate le masse di
illetterati presuntuosi, che ti sbattono in faccia un manoscritto con
l'arroganza di chi afferma di aver realizzato l'opera
fondamentale e ti trovi di fronte a pagine senza capo né
coda in cui i congiuntivi sono elementi estranei come
grammatica e sintassi. Certo che si devono
bloccare tutti questi tizi! Nella mia vita ho avuto la fortuna di conoscere
molti veri scrittori che fanno parte della storia della
letteratura del Novecento. Autori come Eugenio Montale,
Cesare Zavattini, Guido Piovene, Riccardo Bacchelli, Alberto
Moravia, Lucio Mastronardi, Piero Chiara, Natalia Ginzburg,
Isaac Bashevis Singer, Diego Valeri, Anna Banti, Georges
Simenon, Oriana Fallaci... e tanti, tanti altri. Non ho trovato nessuno più
insicuro, più modesto di loro su quanto scrivevano. E quanto riscritture facevano! Riscrivevano cinque,
sei volte ed anche di più lo stesso libro prima di essere meno
insicuri che fosse degno di essere pubblicato. Se a
certi arroganti nuovi aspiranti autori oggi chiedi quante
volte hanno riscritto quel testo che ti presentano con il
piglio di chi ti sta regalando il capolavoro del secolo ti
ritrovi di fronte ad uno sguardo fra lo sbalordito e lo
smarrito. Leggi sui loro volti l'esclamazione che sta
passando in quell'istante dentro le loro teste: "Ma che
cavolo dice questo, qui?!". La stessa che inalberano se
chiedi quanti e quali libri abbiano letto. Dico e continuerò a
ripetere che si deve negare la pubblicazione di testi senza
qualità. Sono solo dei cialtroni tutti quei
cosiddetti editori che dalla Rete offrono di pubblicare qualsiasi manoscritto
praticamente a scatola chiusa. Vergogna.
Conversiamone su
The Web Park Speaker's Corner
(17 gennaio 2007)
(Continua)
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