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«Ho sempre amato la vita. Chi ama la vita non riesce mai ad adeguarsi, subire, farsi comandare. Chi ama la vita è sempre con il fucile alla finestra per difendere la vita. Un essere umano che si adegua, che subisce, che si fa comandare, non è un essere umano»
Oriana Fallaci
 (da un'intervista del 1979, di Luciano Simonelli, approvata dalla scrittrice).


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PcomePECCIOLI e PASCOLI - L'Italia della "periferia" è bella, spesso bellissima. Chi l'avrebbe mai detto che a Peccioli, in un piccolo centro di duemila anime, in provincia di Pisa, a pochi chilometri da Pontedera, avrei ascoltato per la prima volta da un amministratore pubblico, dopo oltre quarant'anni di una vita condotta fra giornalismo, letteratura ed editoria, quello che sognavo di udire io e  chiunque operi nel nome e per la cultura?
   Sì, a Peccioli c'è un sindaco, Silvano Crecchi, il quale afferma tranquillamente, con un ardore che illumina il suo sguardo apparentemente quieto, che quello in cultura è uno dei principali investimenti che deve fare un Comune e che la cultura viene prima di molte altre cose e che non può essere giustificata da nessuna contrazione di bilancio il taglio degli investimenti in cultura. Silvano Crecchi immagina una Italia in cui gli amministratori sappiano operare per la reale crescita del Paese. Immagina e opera questo sindaco in un Comune che ha addirittura creato la Fondazione Peccioli per l'Arte, la Cultura, la Solidarietà, presieduta da Andrea Petresi, proprio sostenere le molte iniziative culturali che si sviluppano in questo delizioso angolo di Toscana e che, da tre anni, culminano, fra l'ultima settimana di dicembre e la prima di gennaio in Fiabesque.
   Nata da una brillante idea di Imaginaria, guidata da Max Pinucci con al suo fianco Enrico Ciccolini, immediatamente "sposata" dal Comune e dalla sua Fondazione Per, Fiabesque è ormai un consolidato punto di riferimento internazionale.
   Per circa quindici giorni Peccioli diventa la città delle fiabe, si anima di spettacoli, workshop, eventi tutti dedicati ai più piccoli che accorrono numerosissimi ed entusiasti accompagnati dai loro genitori. Una manifestazione che ha ormai un consolidato numero di oltre ventimila presenze. E quest'anno il libro, che pur è stato da sempre dietro le quinte della manifestazione, ha cominciato ad apparire in primo piano con un bookshop per la vendita di  volumi per bambini e per ragazzi ma, soprattutto, con il convegno "La Magia di un Libro: scegliere di essere editori per ragazzi nel Terzo Millennio" organizzato da Librialsole e Fidare, a cui ha partecipato un nutrito gruppo di case editrici specializzate indipendenti.
   Un convegno-gruppo di studio in cui in un dibattito, che ho avuto il piacere di coordinare, si è sviluppata una analisi della situazione dell'editoria in genere e di quella per ragazzi in particolare e si è iniziato un confronto sia con il Comune, sia con la Fondazione Per, sia con Imaginaria per progettare un inserimento più diretto delle case editrici specializzate nel programma delle manifestazioni della prossima edizione di Fiabesque. Un incontro certamente proficuo nell'intento di aprire una nuova quanto originale occasione di visibilità per molte case editrici per ragazzi indipendenti. Case editrici piccole ma ricche di idee, di volontà e grinta di fare, niente affatto arroccate in una sorta di atteggiamento fatalistico di attesa di un qualche "miracolo" ma profondamente convinte che i veri miracoli nascono operando con buone idee ed intelligenza.
   Io, che non sono un editore di libri per bambini e ragazzi, ho un mio sogno e l'ho anche detto pubblicamente. Sogno che Peccioli, nella sua deliziosa scenografia di piccolo comune toscano, crei un giorno, oltre a Fiabesque, una articolata manifestazione dedicata al libro in generale, una manifestazione capace di coinvolgere la micro, piccola e media editoria indipendente. Ma non intendo la solita Fiera del Libro ma altro, molto altro, più spettacolare e originale...
   Nei due giorni che ho trascorso a Peccioli pensavo con mestizia ad un'altra realtà, di un altro comune, quello di San Mauro Pascoli, ad un altro sindaco, ad un'altra Fondazione. Certo, anche lì i presupposti apparentemente sono simili a quelli del piccolo comune toscano. Lì, la patria di Giovanni Pascoli, dove vi è la casa, vi è appunto una Fondazione che dovrebbe sostenere le iniziative finalizzate allo studio e alla diffusione dell'opera del poeta. Dovrebbe, ma poi non si capisce esattamente che cosa faccia. Lo so con cognizione di causa io che ho pubblicato quella che resta ancora oggi l'unica biografia del poeta (Giovanni Pascoli di Gian Luigi Ruggio, con un'antologia dei suoi versi migliori) e l'unica biografia della sua più adorata sorella ovvero Maria, detta Mariù (Candida Soror di Maria Santini).
   Ebbene, vi verrebbe da immaginare che un editore come me, così attento alla diffusione della memoria di Giovanni Pascoli, dovrebbe subire grandi attenzioni da parte del sindaco di San Mauro Pascoli e della Fondazione. Macchè. Mentre hanno ricevuto grande attenzione positiva da parte della critica i libri citati non hanno avuto alcun sostegno da quella Amministrazione e da quella  Fondazione (che ne hanno cortesemente ricevuto copia omaggio), nè morale nè materiale. E quando alla vigilia della pubblicazione del volume su Mariù Pascoli ebbi l'ardire di contattare telefonicamente il sindaco di San Mauro ebbi la sgradevole sensazione di venire trattato come il piazzista che chiamasse per elemosinare l'acquisto di qualche copia ma i miei ragionamenti, consentitemi, erano e sono sempre, secondo il mio stile, più alti, molto più alti. Ma, evidentemente, lì parlano di cultura, investono in cultura attribuendole quella marginalità che è prevalente in questo rozzo Paese.
   Sì, decisamente la "filosofia" del sindaco di Peccioli e della Fondazione Per per l'Arte, la Cultura, la Solidarietà non vanta ancora molti epigoni nel nostro Paese. E anche la sua attenzione verso l'editoria indipendente in particolare. Una attenzione che magari sarebbe auspicabile che Silvano Crecchi riuscisse a trasmettere al ministro Francesco Rutelli. Già, perché il nostro ministro per la cultura si sta occupando di libri, sta firmando convenzioni per la promozione del libro avendo come interlocutore soprattutto l'AIE che, come ho già scritto in questo mio blog mesi fa (non ricevendo naturalmente alcuna risposta dal ministro nonostante gli avessi inviato il mio intervento) non rappresenta affatto TUTTE le case editrici ma soltanto le più grandi. E fa un certo effetto vedere un governo di centro sinistra che finisce per non fare mai qualcosa di sinistra e finisce sempre per dialogare con i più forti e i più grandi, parametrando soprattutto su di loro le sue decisioni salvo poi ripetere, pare quasi un esercizio di retorica, che l'asse portante di questo Paese è la micro, piccola e media impresa. Se non fosse retorica, questa, il ministro Rutelli avrebbe convocato, insieme con l'AIE, anche Fidare, l'associazione dei piccoli editori indipendenti.

Conversiamone su The Web Park Speaker's Corner  (10 gennaio 2007)  

(Continua)
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Luciano Simonelli

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