Day by Day
  di Luciano Simonelli
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LO SMARRIMENTO... DEGLI ALTRI - Mi pare di assistere a un senso di smarrimento diffuso. Vedo tanta gente che sembra proprio aver perso il bandolo di quella matassa di cui parla Ben Ciarlo nel suo Il Labirinto su queste pagine. Anche io ho attimi di confusione quando vedo personaggi che nel mondo del giornalismo culturale si affermano come censori di articoli su intellettuali che non sono per loro politically correct (come ha fatto con me un quotidiano a larga diffusione domenica 12 Marzo) e poi firmano articoli di fondo in cui proclamano la fine degli intellettuali. E i cari colleghi non si rendono conto d'interpretare l'assurda parte del carnefice che mangia la sue stesse vittime. Ma non si illudano questi sempre molto cari colleghi: gli intellettuali non sono affatto estinti. Vivono, eccome! Anche se il loro pensiero viene emarginato dalle pagine culturali da loro dirette. Pagine sempre più marginali. Altri spazi, più significativi, più vasti e diretti come questi on line sono la Grande Prateria per la Rinascita di una Cultura non offesa da giochetti di potere. Cari amici intellettuali della "Carboneria on line" ci attende uno splendido futuro. Noi, zitti zitti, sulle pagine de L'ISTRICE continuiamo ad andare avanti, elaborando, sviluppando creativamente i nostri pensieri e le nostre idee. E non c'è bisogno di essere ottimisti per prevedere che i cari colleghi o ritrovano velocemente la retta via (e li accoglieremo volentieri come pecorelle smarrite) o hanno di fronte a loro uno squallido destino di vuoto intellettuale e spirituale... Sì, la visione di questo loro "smarrimento" rinsalda il mio proverbiale ottimismo...

MANCANO GLI SPECIALISTI - Si parla tanto di Internet da qualche mese e ad ogni convegno in cui intervengono i top manager di tutte le maggiori aziende italiane che parlano e straparlano della Rete viene sempre fuori il grido d'allarme che putroppo in Italia mancano i manager preparati ad affrontare la rivoluzione. Eppure qualcuno ci sarebbe... Penso a me, naturalmente, che mi occupo della faccenda da circa cinque anni, che so non solo di strategie ma anche come tecnicamente si deve fare per ottenere un risultato on line, senza quindi correre il rischio di cadere nelle tante favole che ti raccontano tanti provider furbetti... Qualcuno vuole la mia consulenza? Sono qui. Non la nego a nessuno, se me la chiede. E mi piacerebbe che ogni top manager prima di sproloquiare sulla Rete si sottoponesse alla prova preventiva di accendere un computer, collegarsi in Internet e "scaricare" la posta... Ho l'impressione che se ne vedrebbero delle belle, soprattutto tra tanti che teorizzano. Ma è la solita vecchia storia, in Italia «chi sa, fa; chi non sa, insegna...».

REGIME? - Ho proprio l'impressione che Silvio Berlusconi non abbia tutti i torti quando afferma che ormai in Italia siamo in un regime. Lo siamo senza dubbio e anche in qualcosa di ancora peggiore guardando come vengono gestite le pagine della cultura di almeno un paio dei maggiori quotidiani italiani. Si parla soltanto di libri e avvenimenti che fanno parte del "giro giusto" o che sono "policamente corretti". Guai quindi a chi gioca come me da indipendente, che sogna la Cultura e non il Potere Culturale. E da questi giochetti, che sono sempre più di bassissima lega decretando il trionfo della logica mafiosa che si parla soltanto degli amici e degli amici degli amici, chi ci rimette sono naturalmente l'informazione culturale e, quindi, i lettori. Ci rimettono naturalmente anche le case editrici indipendenti che possono essere letteralmente uccise dal silenzio tombale di certi organi d'informazione. E poi ci si lamenta che non si legge in Italia. Una delle colpe fondamentali è dei giornalisti responsabili delle pagine culturali che non fanno informazione ma censura e deformazione. Giornalisti che parlano e straparlano di libri, che fanno i critici ma che non sanno nulla dell'editoria dei libri.

PENSANDO ALL'ISOLA - Decisamente, nessuno comprende davvero il senso di quanto sto facendo da quarantotto mesi, che cosa abbia significato e significhi in fatica come in denaro creare e tenere in piedi quella che Ermanno Bartoli ha felicemente definito "L'Isola che c'è". Peccato, questione di sensibilità che, evidentemente, per molti non esiste più o è diventata un optional... Non solo non lo si comprende ma mentre da una parte si esulta per la meraviglia di scoprire questa "oasi" poi la si tratta, quando non "serve" o si è distratti da altro, con la stessa indifferenza di qualsiasi altra inziativa di speculazione editoriale... Forse questo lo si comprenderà davvero quando a un certo punto questa "isola" non ci sarà più... Da parte mia ho la coscienza a posto. Ho la consapevolezza di avere sempre offerto libri che davvero non c'erano, di aver offerto ad un bel gruppo di autori occasioni di visibilità che altrove non avrebbero trovato, di aver sempre fatto un discorso culturale ma divulgativo, di qualità ma alla portata di tutti e di aver dato spazio qui on line, "lanciato" talenti che altrove non sarebbero stati valorizzati, di aver inventato e intuito molte cose. Non dico questo per fare bilanci o presentare "conti", lo dico mentre rifletto se il sacrificio mio e di chi mi sta accanto sia valso e valga la pena di andare avanti. Io sono un intellettuale e un uomo di cultura, molto idealista, certo, ma che non ha preso né intende prendere i voti per dedicare la propria esistenza al narcisismo, alle bizze e all'egoismo del prossimo. Sì, comincio a provare un po' di dimenticato egoismo. Forse questa "Isola che c'è " non dovrebbe esserci, per mancanza di abitanti...

LASTAMPA.IT - Nella versione on line del grande quotidiano torinese è stato inserito un link anche con queste nostre pagine: grazie del riconoscimento! Grazie anche alla Radio della Svizzera Italiana che ha ritenuto interessante intervistarmi per parlare de L'Istrice.

ARRIVA IL SOGNO - Nella rivoluzione che sta provocando Internet c'è, per quanto riguarda l'Europa ma l'Italia in particolare, un grande valore aggiunto. Sì, la Madre di tutte le Reti sta mutando profondamente l'atteggiamento degli investitori di casa nostra. Se prima del suo avvento nessuno dava infatti una valutazione a quelle che erano le potenzialità di un'iniziativa imprenditoriale oggi si comincia invece a vedere qualcuno che fa grossi investimenti semplicemente su un'idea perché convinto che sia vincente, qualcuno che investe soprattutto sull'uomo, insomma. Forse un po' di quel "sogno americano" che da sempre premia chi ha coraggio, intraprendenza e soprattutto idee di successo, senza preoccuparsi troppo delle garanzie economiche che può offrire, sembra cominciare a sbarcare anche sulla Penisola.

DOV'È IL NEMICO? - Sono un combattente nato, mi dibatto nelle difficoltà praticamente dalla culla. Non perché la mia famiglia sia stata particolarmente sfortunata ma perché io, da inesauribile creativo, ho rinunciato da subito a un'esistenza tranquilla e ripetitiva inseguendo la realizzazione di sempre nuove idee. Ma da quando mi sono buttato in prima persona nel mondo dei libri trovo qualche difficoltà a combattere. Sì, perché, pur menando fendenti a destra e a manca, in questo "mondo" il nemico sono tutti e nessuno. Ti trovi invischiato in una marmellata d'una realtà in cui ognuno degli interlocutori ha il suo doppio e, a secondo dei casi o delle opportunità, il libraio, il promotore, il distributore sono tuoi amici o nemici. E allora in questo vorticoso e continuo scambio di ruoli ti capita spesso di sferrare fendenti verso i soggetti in quel momento (ma soltanto in quel momento) sbagliati oppure, e accade più spesso, contro i cosiddetti mulini a vento. E quando, esausto, ti accasci per riprendere fiato ecco l'eterna domanda: ma dov'è il mio nemico? Nel mondo dell'industria culturale dei libri potrebbe anche capitarti di "essere assassinato" da qualcuno al quale hai appena rivolto un'espressione di gratitudine.

SCIOCCHEZZE EDITORIALI - Pur di vendere una copia in più di un libro evidentemente non ci sono più limiti. Banalissimo ormai il supersconto (sì, perché quello normale pare che ormai tutti i lettori italiani lo pretendano: eh, già i libri sono sempre troppo cari...), bisogna inventare altro. E allora, ecco l'idea geniale, incitare a strappare la copertina di un "vecchio" libro (ma i libri non sono mai vecchi) o di un volume che non è piaciuto e presentarla in cassa in libreria. Ecco, questo scempio del buon gusto vale ben quindicimila lire di sconto sul prezzo di copertina di un volume di una certa casa editrice... Complimenti, ragazzi, un'iniziativa di un alto valore culturale, un indubbio stimolo ad amare i libri: per racimolare una manciata di soldi «maledetti e subito» si compie un determinante passo in avanti verso la diffusione dell'amore per i libri. A chi il prossimo guiness dei primati dell'editoria trash?

(Continua)

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