Day by Day  di Luciano Simonelli
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IL MIRACOLO DI RAISSA

  • La morte di Raissa Gorbaciov, che non può non aver suscitato almeno un attimo di commozione in ogni essere consapevole del proprio tempo e della propria storia, pare giunta al momento opportuno per Eltsin. Lui che, come un imbalsamanto-vivente, si aggira per il Cremlino o nella sua Dacia con passo incerto, anzi incespicante, fra i troppi fili della ingarbugliata matassa russa degli interessi privati in atti di ufficio, pare aver scoperto per la prima e unica volta nella sua vita che Gorbaciov e signora potevano essergli di una grande utilità. E allora, pur di far saltare dalle prime pagine dei giornali russi i racconti di tanti soldi andati da molte altre parti ma non nelle casse del suo Paese, si è improvvisamente scoperto non solo addolorato, ma anche pentito. Aereo a disposizione di Gorbaciov per riportare in patria le spoglie dell'amata Raissa; la moglie che fa un contrito pellegrinaggio alla veglia funebre, una Russia che, altrettanto improvvisamente, pare riscoprire, nel luttuoso evento, l'unica donna e anche l'unico uomo che, almeno negli ultimi vent'anni, hanno pensato soltanto al bene e all'interesse del proprio popolo...
    Gorbaciov aveva certamente altro per la testa in questi giorni di tragedia, nei giorni della scomparsa dell'unica donna che ha riempito tutta la sua vita. Ma dubito che, nonostante tutto, gli sia sfuggito l'opportunismo di tanti atteggiamenti in patria. Penso, anzi, che abbia accettato tutto per carità di patria e ben consapevole di quanto fosse patetico questo tentativo di Eltsin di "sviare le indagini".
    Sarebbe "strano" - vero? - se con la morte di Raissa, con la strumentalizzazione di quel dolore privato da parte di Eltsin, andasse poi a finire che la parte pulita della Russia (sono sicuro che è la stragrande maggioranza) riscoprisse che è Gorbaciov il leader che potrebbe portarla in un Terzo Millennio carico di speranze e di progresso.
    Se accadesse davvero qualcosa del genere sarebbe il miracolo di Raissa.

  • Gent.mo Editore,sono un giovane "aspirante" giornalista che ha conosciuto il Vostro sito grazie a Daniela Di Santo che ho avuto modo di conoscere via web su un forum di Panorama.
    Sono rimasto subito colpito dal modo in cui viene gestito il Web Park Speaker's Corner, un luogo assolutamente libero da pregiudizi dove poter dire il proprio pensiero senza censure (basta il buon senso e l'educazione). Ho partecipato volentieri mandando dei miei pensieri e ho trovato degli interlocutori che sanno e vogliono ascoltare per crescere. Io mi ritrovo negli ideali radicali e metto la libertà al primo posto della mia scala di valori. La vera libertà di pensiero ha trovato tanti ostacoli in Italia: il fascismo, il comunismo e la chiesa che, in nome di verità assolute, hanno e continuano a mettere al bando il confronto.
    Mi rattrista leggere le critiche mosse al libro di Festorazzi, (libro che non ho ancora letto) non è ammissibile che nascano critiche in questo modo. Sconcertante anche l'uso di una frase di Whitman.
    Ho solo 23 anni, e ho notato come la sinistra (quella comunista) è riuscita a attirarsi le simpatie di tanti giovani mettendo il proprio marchio sulla letteratura, la musica, dando una versione della realtà che spesso si scontra con i fatti.
    Da radicale mi sento un convinto anti-fascista e anti-comunista, credo nella libertà di parola, di pensiero e nella difesa dei diritti di tutti gli esseri viventi.
    Grazie a lei per aver dato spazio alla libertà che in quanto tale non può avere ideologia o colore politico.
    distinti saluti
    Nicola Giammancheri

  • Il Tormentone delle Pensioni - Ciclicamente si torna a parlare e a dibattere, a livello politico e sindacale, sull'argomento. E non soltanto in Italia, anche a livello europeo. Ma il ragionamento che non ho mai sentito fare da noi è quello di una sorta di legge uguale per tutti per le pensioni. Ed è un discorso che, statene certi, nessuno farà davvero mai. Come è infatti possibile garantire pari opportunità in questo senso quando una fetta molto consistente di pensionati in Italia sono eccezioni alla regola? Parlo dei cosoddetti baby pensionati, parlo dei prepensionati, parlo di tutti coloro i quali godono di una pensione come escamotage adottato da tanti governi per aiutare certe aziende a diminuire il personale, frutto di scelte certamente più populiste che di buona amministrazione. Ma «così è se vi pare» ha scritto Pirandello. Però, per favore, quando si dibatte e si discute di pensioni valutate anche che se il problema esiste è perché in troppi in questo Paese percepiscono delle pensioni pur non avendone materialmente (come quantità di contributi) maturato il diritto.
    Mi viene da sorridere, amaramente, pensando a quanto è accaduto recentemente a un amico. Lui, che ha superato i cinquantacinque anni e che, secondo i cronisti televisivi, è nella fascia di quelli che loro definiscono un "anziano", per sentirsi dare del giovane è dovuto andare negli uffici della sua cassa pensioni. Sì, perché quando si è informato quando avrebbe potuto ricevere quel minimo di pensione già maturato si è sentito chiedere dall'impegata, mentre le sue dita già zampettavano sulla tastiera del computer per digitare il suo nome: «Quanti anni ha?»
    «Cinquntacinque» ha risposto sentendo il peso degli anni.
    «Ma è troppo giovane!» ha trillato l'altra.
    E mentre lui stentava a riprendersi dall'emozione provocata da una simile risposta la donna ha aggiunto: «No, lei può andare in pensione tra dieci anni, a sessantacinque... Ma potrebbe darsi anche a settanta se Prodi in Europa porterà avanti le modifiche di cui si vocifera...»
    Così è se vi pare...
  • (Continua)


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