Questi inediti...
Gioie e dolori

di
Daniela Di Santo

 

Egr. Dott. Simonelli,  oramai navigo tra le pagine dell'Istrice come (e certamente più rapita) sfoglio il giornale quotidianamente. Le scrivo ancora una volta perché particolarmente "stuzzicata" dalla lettera della Sig.ra Rita Stilli [ Dante On Line...] che ironizzava sulle scelte editoriali della sua casa circa le pubblicazioni a pagamento di inediti. Vorrei esprimere un mio parere se Lei permette. Un parere proveniente da una voce imparziale, una tra le tante "penne" che oggi, in Italia, riempiono fogli e fogli di carta senza mai avere la possibilità o la speranza di veder pubblicato un proprio lavoro. Perché siamo tanti, troppi. Vi sono più scrittori che lettori. Esistono diverse cause (abbiamo letto il Suo giusto punto di vista, editore). Tra le tante, vi sono forse problemi organizzativi delle case editrici, carente azione pubblicitaria o disponibilità di budget limitati (parlo per le piccole e medie case editrici). È, purtroppo, anche questione di cultura sociale. La nostra, la medesima in cui sono anni che vivo e con la quale lotto quotidianamente. La cultura che spinge la Sig.ra Stilli ad ironizzare su un tentativo valido, seppur apparentemente mercenario, di dare un'opportunità in più.
Mi creda, gentile Signora, so bene ciò di cui scrivo. Vivo a Napoli, una città in cui gravitano i già noti problemi, ma soprattutto in cui sopravvive la cultura dell' "amico dell'amico" (senza il quale sembra non si possa realizzare nulla!!) e del "tutto è dovuto". Orde di giovani che attendono dal cielo il "posto", senza voler investire tempo nella propria formazione professionale e umana. Chi scrive ha scelto di lavorare in proprio, ha scelto di rischiare su se stessa e sulle proprie possibilità. E' così che ho sviluppato un forte senso pratico imparando a proprie spese che nessuno regala niente per niente. Ma vi sono modi e modi: è opportuno apprezzare chi, per lo meno, lo fa in modo chiaro, (crede che un sito Internet sia totalmente esente da spese ?), senza chiedere più del giusto. Sono stata abbastanza fortunata per non aver vissuto esperienze di richieste di cifre ben più grandi di quelle richieste dall'editore Simonelli, né l'amara sensazione dell'attesa di una risposta che non è mai giunta. Sono sensazioni che ho vissuto indirettamente. Sono cose che distruggono la speranza e la gioia di chi scrive per amore e passione. Sono tormenti che lasciano piaghe più dolorose del rimborsare di una spesa un editore che - non penso di esagerare nel dichiararlo - crede in ciò che ha realizzato e lo fa con passione.
Mi illudo ? È una grandiosa e opportuna manovra pubblicitaria ? Forse. Ho bisogno, però, di divagare leggermente per poter spiegare efficacemente la mia scelta di condivisione. La realtà è che credo di capire ciò che l'Editore Simonelli tenta di realizzare ed è per questo che ho scritto questo mio intervento. Ho tentato di unificare le forze di piccolissimi imprenditori partenopei, ad altissima competenza, ma con elementi negativi all'interno della loro azienda (scarso potere economico, poco personale) che li rendevano deboli commercialmente rispetto ai "grandi" , maggiormente presenti sul mercato, di forte impatto sul pubblico, ma dalle competenze dubbie. Noi piccoli, in quanto tali, avevamo poche speranze, anche in vista della nuova Europa, a meno di scegliere di accomunare investimenti economici e di manodopera. Il forte individualismo di ciascuno di loro non ha permesso che tale progetto si realizzasse. Alcuni sono già sull'orlo del fallimento. Io ho avuto la fortuna (e, mi si permetta, la lungimiranza) di indirizzare le mie competenze in altro verso, prima di morire del tutto. Il futuro corre verso la globalizzazione. Le micro realtà commerciali non potranno mai sopravvivere con il tempo. La soluzione è adattarsi al nuovo corso, cambiando le modalità con le quali esercitare il proprio lavoro, attraverso la corporazione e i nuovi mezzi di comunicazione. L'editore Simonelli ha appunto intrapreso tale percorso. Egli non vuole certo l'unione di fatto con gli altri editori, ma una semplice collaborazione, che comunque gli viene negata in nome del medesimo individualismo con cui io mi sono scontrata.
È sconcertante assistere ad una lotta che non ha senso. Ecco perché mi piace respirare l'aria dell'Istrice, pulita e libera da presunzioni di sorta. Ecco perché comprendo a fondo quando l'Editore scrive "l'unione fa la forza". Ecco perché mi agito quando si vorrebbe ottenere qualcosa da qualcuno senza dare nulla in cambio. Anche in nome della cultura...
A Lei, Dott. Simonelli, non mi resta che ringraziarLa ancora una volta per l'opportunità di esprimere le mie opinioni attraverso le Sue idee (e, non dimentichiamolo, grazie al Suo investimento economico).
Oramai, sua fedele lettrice,

Daniela Di Santo


La risposta di Luciano Simonelli:  Prima Parte @ Seconda Parte