*UN GRANDE RITORNO* *UN GRANDE RITORNO* *UN GRANDE RITORNO*
SOPRA IL VESUVIO UNO, VENTUNO E SESSANTUNO, TRENTA, SETTANTATRE E OTTANTAQUATTRO, VANNO ALLA CACCIA DEL SETTANTAQUATTRO.
La voce s'incrina di nuovo e l'urlo è, senza dubbio di disperazione. Singhiozzi e lacrime smorzano la tensione che s'era creata. Evaristo ritorna e si siede. Sul volto ha un'espressione divertita e compunta al tempo stesso. Fa il misterioso per lasciarsi pregare. Poi ci confida: «Er Minotauro se stà a magna li zoccoli! Piagne come 'n vitello! 'A Sibbilla j'aveva vaticinato quella tiritera de nummeri... Aho' se l'è giocati sulla Ruota de Napoli e non so' usciti».
«Beh? E cosa srà mai di tanto tragico?»
«Me cojoni! Er Minocoso piagne perch'è 'mbecille: quarcuno je deve d'avè spiegato che er Vesuvio rappresentava a cornucopia e che quei nummeri so' sortiti, tutti, ar supersei: aho' puro er giolli! E lui nun ha capito e cce deve d'avè rimesso un bruscoletto de sessanta mijardi!!!!»
Il Mino, padrone di tutti i fili di questo mondo ha perso il bandolo della matassa. "Giacche e potte" hanno contagiato anche lui. Meglio andare a dormire, prima che si scateni un'altra tragedia nel Canale d'Otranto per via dei miliardi che tra qualche minuto distribuirà quella Carrrramba di Raffaella.