*UN GRANDE RITORNO* *UN GRANDE RITORNO* *UN GRANDE RITORNO*
23 ottobre
- Nel tardo pomeriggio giungiamo, finalmente, all'alloggio con le grandi bifore. Davanti a quella casa sta consumandosi una lite furibonda. Un uomo sulla quarantina, dai baffetti impertinenti che gli danno l'aria di un barbiere anni Cinquanta, schiaffeggia con violenza una giovane donna, mentre un altro individuo, giovane anche lui, tenta invano di frapporsi tra i due. Le prende anche, e sonoramente. Il putiferio diventa generale in brevissimo tempo. Una donna anziana sentenzia: «Altro che reato! Una sberla non ha mai fatto male a nessun figlio, anzi». E, come per dimostrare la coerenza con le proprie convinzioni, si spara un ceffone sulla faccia, dopodichè conclude: «Grazie, mamma».
Un altro ospite, eccitatissimo dalla confusione fa il tifo per quel barbiere, che ora è aggredito da quattro giovinastri. Urla: «Ammazzali!!!»
La rissa sta degenerando. Alfredo, inaspettatamente, urla, a sua volta: «Break! Break! Cosa sono sti casini?» Sarà il tono perentorio, sarà l'espressione terribile dipinta sul suo volto, sta di fatto che il clamore cessa.
- Ritornata la calma, il barbiere si fa le sue ragioni con Alfredo, come se si trovasse davanti ad un tribunale: « Veda, Vostro Onore (???!!!!) Quanno 'cce vo 'cce vo! Non posso mica sempre subire! Sta' disgraziata se n'approfitta. Mi ruba le idee, mi sottrae l'iniziativa. E quegli altri mascalzoni, che non sono dei nostri ma vengono da fuori, le tengono bordone. Scusi, sa, ma io non sono mica di ferro».
La ragazza, pesta e malconcia s'intromette con veemenza: «Non è vero! Signor Giudice, costui farnetica! Semmai è vero il contrario. È lui che mi plagia frenando ogni mia aspirazione alla crescita. Non vede, Signor Giudice, come mi ha ridotta? No, non per le botte che m'ha dato un momento fa. Eccomi, sfortunata e afflitta ai vostri piedi: impedite a questo energumeno di nuocermi ancora. Sono giovane per stare nel Labirinto. Io devo uscire. Non posso stare legata eternamente a questo alienato mentale che pretende, in nome d'una presunta paternità, di trascinarmi con lui all'inferno!»
La gente ora parteggia e commenta animatamente. Alfredo, come da rito, diffida tutti a tacere immediatamente o farà sgomberare laula (sic!).
- Il dibattimento prosegue a ritmo serrato. Scopriamo così che il barbiere è un artista, un compositore di musica da camera e che la figlia, a suo dire, gli ruba gli spartiti e li trasforma in musica rock. I giovinastri vengono periodicamente a far incetta di quaderni e, i suoi appunti, risuonano in modo orribile nelle megadiscoteche e negli stadi. Tutto ciò è insopportabile per un artista che schifato, dai critici e dal pubblico che non avevano mai capito il suo estro, ha preferito trasferirsi nel Labirinto, con moglie, figlia e controfagotto. La versione della ragazza, naturalmente, è molto diversa. In realtà, dice lei, le botte derivano solo dallinvidia. È vero il contrario: è lui, l'artisticamente sterile genitore, che s'appropria delle sue idee e che costringe, come tutti potrebbero testimoniare, gli abitatori del Labirinto a sorbirsele sotto forma di lamentazioni funebri. «La mia musica, Vostro Onore, è viva, piena di linfa, esuberante, tosta! Lui riduce ogni cosa a squallidi minuetti, sottraendo spirito e sincopi a ciò chio scrivo.»
- Quanto agli altri, s'appura velocemente che sono ospiti fissi del Labirinto essendo tossici mezzi pentiti e nostalgici del nirvana.
- Alfredo seda nuovamente il clamore e con solennità proclama: «La Corte si ritira per deliberare» e mi fa cenno di seguirlo nella casa dalle bifore. Fuori, ora è silenzio d'attesa. Non posso trattenere le risate. Sant'Iddio che manicomio!
«Tu, fuori di qui, facevi il giudice?» gli chiedo.
«No» mi risponde, ammiccando, "ma non ho mai perso una puntata di Perry Mason».
- Dopo dieci minuti emette una sentenza straordinaria: per la restante parte della giornata, la Corte prescrive l'assoluto divieto di parlare di musica a chiunque si trovi nell'ambito di cinquanta metri dalla casa con le bifore. Esorta molto caldamente il barbiere dal baffo tremulo a riporre il controfagotto in cantina e la giovane musicista a ricorrere alle cure dell'infermeria. Entrambi devono rispondere di disturbo della quiete pubblica per cui, in solido, sono oggetto di condanna alla pena pecuniaria di cinquantamila lire e al pagamento delle spese processuali. Queste ultime, per la cronaca, consistono in un fiasco di vino e in quattro toast al formaggio.
- Mentre il pubblico elogia la saggezza del giudice, questi, ricevute le ammende e le prebende, mi fa segno di proseguire verso destra, come da indicazioni ricevute.
Cosa volete che vi dica: è un attore nato.
[Continua]