*UN GRANDE RITORNO* *UN GRANDE RITORNO* *UN GRANDE RITORNO*
21 ottobre
- Ieri abbiamo concluso la giornata trovando rifugio in un alloggio disabitato, nel quale abbiamo passato la notte. Stamani abbiamo avuto la gradita sorpresa di trovare, fuori dal'uscio, un pacco di vettovaglie della Croce Rossa. Dopo aver fatto un'abbondante colazione, la tentazione di fermarsi per un po' è notevole, specialmente per Alfredo. La ragione, però mi dice che è necessario ritrovare l'uscita o, in subordine, di ritornare ai luoghi consueti. Qui non riuscirei a sopravvivere.
- Proseguiamo il nostro errare per vicoli bui, in cerca di luci e di voci. Intanto, racconto ad Alfredo degli amici che ho in altri angoli del Labirinto. Mi soffermo a lungo sulla figura del Grande Giorgio e, nel parlare di lui, mi rendo conto finalmente del perchè si trovi qui: è venuto per studiare la fauna. Mi tornano alla mente alcuni versi del «Poema della Mente Perduta» e ne racconto il senso ad Alfredo che mi sembra molto interessato. Scopro, sollecitato dall'interesse del mio compagno di viaggio , di ricordarne alcuni brani. In un momento di sosta, Alfredo mi fa promettere che, quando saremo giunti da me, gli darò da leggere il manoscritto del Professore: «Se mai arriveremo nel Lato Ovest, ti presterò il poema, non dubitare».
Alfredo medita per qualche istante, poi mi dice: «E se invece trovassimo prima l'uscita?» Sembra triste quel che dice, se non addirittura patetico: «Ebbene, vorrà dire che dovrai accontentarti di ciò che sarò in grado di ricordare» Il rammarico di Alfredo pare vero. Perciò, anche per rassicurarlo, gli recito un pezzo che ricordo bene:
... e, quando l'Uom s'avvede del suo dramma,
è tardi ormai. Nel cielo blu s'invola
il pensier suo: si perde come il fuoco nella fiamma.
Povera mente Persa! Resta sola
con quell'unica idea che la sovrasta:
recuperare il Senno, la Ragione
fuggita via gridando "adesso basta".
Ricuperarla e chiuderla in prigione...
- Alfredo mi incalza:
«Fammi conoscere questo professore. Sono sicuro che potrebbe aiutarmi. Sembra conosca tutte le mie angosce».
Subito dopo si distrae, fa schioccare la lingua rumorosamente, contro il palato, ed afferma solennemente di avere una sete biblica. Di vino, of course.
- Ci stiamo di nuovo perdendo. Un rumore familiare attrae la mia attenzione: è l'andatura cadenzata di un gruppo di Chierici Vaganti. Ci aggreghiamo al plotone anche per stare in compagnia. La corsa si rivela faticosa ma sopportabile. Dopo circa un'ora, però, il mio amico ed io crolliamo completamente esausti. Vediamo lentamente svanire il drappello dei perenni cercatori dell'uscita.
- La corsa non è stata del tutto inutile. Siamo completamente fuori dal lato buio. Qui regna una penombra naturale. Non vi sono fiaccole, nè tracce d'unto, nè odori sgradevoli. Scorgo, con piacere, un blocco igienico, i cassonetti della spazzatura e degli alloggi che somigliano molto a quelli del Lato Ovest. Non riconosco il posto ma immagino possa essere un buon luogo per riposare e lavarsi e, quindi, un'ottima base di partenza per proseguire le ricerche. Da qui, prima o poi, il camion dei netturbini dovrà passare e quindi...
- Anche qui, alla sera, ci si riunisce accanto ad un bel falò. L'aria è gradevolmente aromatizzata dal profumo delle bucce d'agrumi che il gruppo butta nel fuoco. La gente è meno loquace che da noi. Tutti ascoltano quel che dice un unico oratore, senza discutere, senza mai interrompere. La gente sembra attenta ma gli occhi di molti rivelano disinteresse: sono persi sui bagliori delle fiamme, quasi guardassero la televisione all'ora di cena mentre tuo figlio ti racconta i suoi guai col professore di chimica. L'argomento trattato dal conferenziere è del resto d'una noia mortale. L'uomo, riprendendo un tema caro agli americani, vuole convincere gli astanti che nel progetto di riforma della società di Theodor Kaczynsky, più noto come Unabomber, a ben guardare, sia possibile scorgere molte delle idee espresse da Giacomo Leopardi nello «Zibaldone» e nelle «Operette Morali».
- Faccio un salto d'urgenza al WC. Le argomentazioni di quella testa di cazzo mi hanno fatto attorcigliare le budella e il dovermene stare zitto, per rispetto di quella che mi è sembrata una consolidata consuetudine del posto, ha completato l'opera... Sul muretto che regge le porte basculanti della latrina, trovo una rivista. Il buio non mi consente di capire di quale giornale si tratti. Sotto le dita lascio frusciare la carta patinata. Non importa che sia "Famiglia Cristiana" o "Playboy": avrò di che leggere, nelle prossime ore.
[Continua]