*UN GRANDE RITORNO* *UN GRANDE RITORNO* *UN GRANDE RITORNO*
Le genti perderanno ogni contegno
E, vinte, piangeranno. È la Fortuna
Quella che produrrà clamore e sdegno».
Si azzardano varie soluzioni: nuovi brogli alla lotteria di capodanno, trucchi al superenalotto arcimiliardario, rielezione di Scalfaro, La Luna Nera di Rai Uno fagocitata da Raffaella Carrà in prima serata ed altre amenità senza sostanza.
«A men trecentododici
Sarà per Roma un dramma:
vuoti saranno i calici,
Si spegnerà la fiamma.
Scarpia sorgerà tosto,
Tosca verrà arrestata
e con giudizio lesto
Al rogo condannata.»
Si concorda solo sulla data : quel - 312 è , salvo errori di calcolo, il 13 febbraio 1999. Quanto ai possibili avvenimenti adombrati, si passa dall'ipotesi d'una terribile siccità a quella della penuria di prodotti petroliferi. C'è chi dice che il verso predìca un decreto ministeriale con il quale verrà ingiunto alla nazione di spegnere le caldaie per soddisfare gli accordi di Kyoto che prevedono l'attenuazione delle emissioni di anidride carbonica nell'atmosfera.
La Gerbidi, fedele lettrice delle corrispondenze da Patmos, è certa che lo spegnersi della fiamma sarà il collasso del sole, mentre Kramer ipotizza una batosta elettorale per Alleanza Nazionale (il poverino non sa che a febbraio saremo nel semestre bianco). Evaristo associa Scarpia alla Legge e Tosca agli appartenenti al P.d.P.p.D. (Partito dei Perseguitati per Definizione). Scarpia, reduce dalla poco felice avventura sardoupucciniana, non si lascerà incantare più dalle lusinghe della bellissima cantante e farà vedere i sorci verdi a quella millantatrice, senza rimetterci la "ghirba", questa volta.
«Quando cinquanta passi separeranno i pesci dall'acquario, l'acqua la terra bacerà di nuovo. Il brivido del mondo al primo raggio: e il nuovo sole, come il sole antico, prelievo proporrà: sangue dal fico!».
Il giovane del lato sud ci dice sua interpretazione:
A san Martino dell'anno prossimo terminerà un periodo molto siccitoso. A seguito della pioggia i campi rifioriranno come a primavera. Il raccolto ormai creduto perso germoglierà al tepore d'un inverno caldo che darà nuova linfa alle piante. La suggestiva e poetica versione di Procopio non convince Sabino che, quasi piangendo, ne prospetta un'altra: «Macari! Me pare ca nun avite capite niente. Chilla, a Sibbille, vuleva dicere ca ci sarrà n'ata alluvione... ancora fanghe. Ch'o jiuorn'appriesse cci sarrà o terremoto e che u sole nuovo, comm'o sole viecchie, u guverno 'nzomma, metterà e ttasse pe la ricustruzzione... N'ate sfaciele... u vì lloco!»