*UN GRANDE RITORNO* *UN GRANDE RITORNO* *UN GRANDE RITORNO*
13 ottobre
- Giusto un mese fa, era il tredici di settembre, due chierici vaganti portarono tre oracoli di una donna che vive nel Labirinto e che dice d'essere la Sibilla Cumana. Il secondo di essi, interpretato da Evaristo diceva:
Il Signor dell'Anguillone
E l'Emiro della Fiamma,
S'uniranno, in gran tenzone,
Contro il Prode e la sua Mamma.
Come spesso però avviene,
dalla lotta vincitore
uscirà con mani piene
un Califfo Uccellatore.
Evaristo individuò nel Califfo Uccellatore l'ex Presidente Cossiga. A Sentire la signora Gerbidi, pare che la profezia si stia avverando in tutta fretta: già si parla di lui come prossimo possibile Presidente del Consiglio. D'Alema (la Mamma del Prode) non se la sente ancora d'esporsi in prima persona, specialmente in un momento di debolezza come questo. Berlusconi e Fini (il Signor dell'Anguillone e l'Emiro della Fiamma) gridano ai quattro venti che sono necessarie nuove elezioni (l'eco dei loro comizi è giunta fino a qui) e che il Prode, s'è un uomo d'onore, manterrà fede all'impegno di non accettare un nuovo incarico con una maggioranza inesistente. Quel gran conoscitore delle cose politiche dell'esterno che è Evaristo, però, smentendo se stesso, continua a canticchiare, scimmiottando Arbore e compagni:
«Grazzie, dei Prodi grazzie! Dei Prodi grazzie! DEI PRODI BIS!».
- Sabino, che ha capito l'antifona, lo contesta: la profezia non accennava a questa eventualità. Evaristo smette di cantare e ci spiega:
«È vero. Subbito avevo penzato ch'er Califfo fosse er Sor Cossiga. Mo me stà a venì er dubbio che se tratti der Presidente Scarfaro. Allora er PRODI BISSE farebbe parte der contesto profetico. Ma cciò pure la paura che a Sibbilla un ciàbbia côrto: mica parlava, da manfrina de' communisti... »
Se è per questo, non ci aveva proprio pensato nessuno. Che Bertinotti fosse una mina vagante per questa variegata maggioranza lo sapevamo perfino qui, ma che Cossutta dimostrasse tanto (quanto inutile, a conti fatti) amor di Patria, è cosa che lascia sbigottiti anche i più vecchi, che ne hanno viste di tutti i colori. Mi è venuto il desiderio di andare a rileggere il pacchetto di profezie trovato nella casa di Filiberto. Lascio la compagnia e torno in casa.
- Percepisco il suo profumo prima ancora di vederla. È appoggiata al comò e sta leggendo il libro di Bianucci. Ansimo come se avessi corso per un'ora. Lei s'accorge della mia tensione e mi viene vicino. Ciao. Precipitiamo immediatamente in un diluvio di sensi durante il quale come, una mitraglia, Deianira continua a dirmi tiamotiamotiamotiamo, ora sussurrandolo ora urlandolo quasi con disperazione. D'improvviso, decido di far lo stronzo e, mentre lei si stringe a me con passione, interrompo il suo inarrestabile dirmi ti amo con un perchè. Tace. Non c'è un perchè, maledizione, sembrano dire i suoi occhi, ti amo e basta. Lascio precipitare un altro perchè nella stanza. Evita di guardarmi e, lo sento, sta per andar via e mandarmi al diavolo un'altra volta. Mi sbaglio. Mi prende il volto tra le mani, come una mamma, e con espressione serena dice d'amarmi perchè sono il suo complemento. Mi ama perchè sono tutto quello che lei non è. In fondo, è la stessa ragione per la quale anch'io sento d'amarla in modo così totale.
Appagato dalla rivelazione indugio in tenere carezze e baci castissimi. Se, in questo luogo non suonasse come una bestemmia, potrei dire d'essere felice. Dura poco. S'alza e mi dice che deve correre a casa. Fra noi si stagliano due fantasmi: Ercole e Ggenio. Prima o poi, dovrò affrontare questo argomento. Lei capisce ma preferisce ignorare il mio turbamento. Quand'è sulla porta la chiamo:
«Sai mica se Scalfaro ha incaricato qualcuno per formare il nuovo governo?»
Scuote la testa ridendo.
«Sì, ho visto il telegiornale prima di venire da te. Ha scelto un'altra volta Prodi. Ciao, s'è fatto tardi».
Ciao.
- È quasi mezzanotte ma i fuochi sono ancora accesi. Adesso lo cantano in coro, il ritornello d'Evaristo:
«Grazzie, dei Prodi grazzie! Dei Prodi grazzie! DEI PRODI BIS! ».
[Continua]