*UN GRANDE RITORNO* *UN GRANDE RITORNO* *UN GRANDE RITORNO*
3 ottobre
- Finalmente la luce è sufficiente. Apro il biglietto e leggo per prima cosa la firma. Sento un brivido inarrestabile percorrermi la schiena, le gambe, le mani, al punto che mi risulta difficile proseguire.
«... ti amo, nonostante il proposito di ieri. Tua D.»
Perdonatemi se non trascrivo la lettera per intero. È meraviglioso ciò che leggo, ma è mio, soltanto mio.
- Per tutto il giorno provo ad arrampicarmi, ora verso l'una ora verso l'altra finestra. Ogni tentativo è vano. Sudo moltissimo, più che se corressi.
- Dall'esterno giungono i soliti brandelli di discorsi. Un pezzo grosso della finanza deve aver suggerito al Governo di fare una legge che impedisca d'andare in pensione fino a settant'anni, il che manda su tutte le furie uno che deve lavorare in fonderia, di passaggio, che urla la sua disperazione ad un collega che ripete le sue stesse frasi. È un tripudio di "stronzi", "vigliacchi", "vorrei vedere loro" e via così.
- La notizia più interessante, però, viene dall'interno. Sabino, ch'è tornato a trovarmi, mi riferisce frettolosamente dell'Addetto al Pitale, che è stato arrestato e condotto nientedimeno che dal giudice Guariniello. Pare che avesse taciuto al Minotauro la presenza di lipidi nelle urine reali. Il mio amico sostiene che il dignitario sia stato messo in prigione all'Acquacetosa. Prima d'andar via, Sabino lascia cadere un pezzo di cioccolato della Croce Rossa e mi promette che, appena possibile, mi porterà carta e lapis. Mi avverte, infine, che anche gli altri amici, fuor che Ggenio, sanno come venirmi a trovare.
- «meliores erimus singuli»
: le parole di Evaristo di avantieri cominciano ad acquistare un senso. Quel Seneca...
[Continua]