*UN GRANDE RITORNO* *UN GRANDE RITORNO* *UN GRANDE RITORNO*

14 settembre

Uno dei motivi per i quali mi sono ricostruito addosso un labirinto, credo sia stata l'insofferenza verso il dover agire. Ogni volta che dovevo decidere qualcosa, quand'ero fuori, m'assaliva una tale angoscia che finivo addirittura per star male. Poi capitano giornate come oggi, così dense di grane che ti costringono comunque a decidere, ad operare scelte anche qui, ch'è il regno dell'ignavia, e finisci per domandarti chi cavolo te l'ha fatto fare ad entrare.

È cominciato tutto stamattina presto. Si sono presentati due ispettori dell'ufficio d'igiene a controllare lo stato di pulizia del corridoio e degli alloggi. Naturalmente le guardie li scortavano ed erano pronte ad eseguire, seduta stante, ogni ordine che ricevevano da quei due arcigni figuri. Così ho visto volar sulla strada le poche suppellettili dell'alloggio di Kramer e, dieci secondi dopo, anche Kramer stesso. Il poveretto è finito per terra ed è stato immediatamente colto dall'agitazione.

In men che non si dica anche il materasso di Evaristo, di Filiberto, di Ggenio e il mio, sono stati scaraventati per strada ed irrorati da una nube di DDT, il cui uso, in questo posto dimenticato da Dio e dagli uomini, è ancora legale.

Con una punta di sadismo malcelata, le guardie hanno provveduto a rapare a zero tutti i residenti del lato ovest, a cominciare dal sottoscritto, mentre l'odore della creolina rovesciata a secchi nelle latrine e nei lavatoi ci intossicava il respiro. La rapatura di Kramer è venuta a zig-zag. Ora sembra un vecchio punk.

Verso mezzogiorno, la dottoressa Deianira, Medico distrettuale oltre che dietologa di fiducia del Minotauro, ha provveduto ad aggiornare i nostri libretti sanitari. M'ha sgridato, per via della pinguedine, che aumenta malgrado le raccomandazioni che mi aveva dato nel corso della precedente visita periodica. Poi ha disposto che le guardie togliessero dalla mia riserva alimentare formaggi, carne ed uova e che lo stesso facessero in futuro ispezionando preventivamente i pacchi viveri a me destinati. Praticamente mi restano due biscotti e una tavoletta di cioccolato.

Alle tre del pomeriggio l'Analista, leggendomi i risultati degli esami del sangue e delle urine - transaminasi e colesterolo alle stelle e diabete mellito incombente - rincarava la dose, ingiungendo alle guardie di togliermi anche i dolciumi.

Il peggio, comunque doveva ancora arrivare. Ed è arrivato verso l'ora di cena. Mentre Kramer, che aveva saputo non so più attraverso quali canali delle contemporanee vittorie di ieri delle Ferrari e della Juve esultava a squarciagola balbettando in modo indecente, ed Evaristo per controcanto declamava con voce da venditore ambulante un'intera pagina del De Bello Gallico, due guardie sono venute a prelevarmi per condurmi davanti al Minotauro in persona.

Avevo già visto un'altra volta quel mostro e, nella precedente occasione, mi aveva guardato con una sorta di rimpianto. Il Mino adora i cibi grassi ma i medici non gli consentono nemmeno di sentirne l'odore, per cui m'aveva lasciato andare. Questa volta invece, mi sembra intenzionato sul serio a consegnarmi al capocuoco. Ed ecco arrivato il momento che più temevo: il dover escogitar qualcosa per salvare la pelle, il dover agire. Il cervello si rifiuta di assecondarmi. Del resto, è tanto tempo che non decide nulla che s'è disabituato a farlo. Noto che dietro di me c'è un certo tramestìo. Entrano altre guardie ed un'altra ventina di reclusi che non conosco, tutti di taglia extra large. Gli occhi bovini del Padrone di Casa esprimono rabbia. Muggisce in modo incomprensibile. Il Ciambellano s'affretta a tradurre: «Il mio Signore non tollera i parassiti. Tutti voi siete caldamente invitati a lasciare il Labirinto entro domani sera al massimo; le guardie provvederanno a condurvi all'uscita. È tutto».

Capite? Mi si pone un altro problema ancora più grande: devo escogitare qualcosa per restare. Se riuscirò a farla franca dovrò rubare del cibo agli altri; se riuscirò a procurarmi i viveri dovrò scavarmi un alloggio lontano dal lato ovest; se riuscirò a nascondermi dovrò... basta!

Domani è un altro giorno; ci penserò domani.

[Continua]