*UN GRANDE RITORNO* *UN GRANDE RITORNO* *UN GRANDE RITORNO*
12
settembre
La ragazza bruttina e piena di problemi, di cui s'è innamorato Filiberto, si chiama Melania. A sua volta stravede per quel topo di biblioteca e, nei corridoi, già si sussurra dei loro piani d'evasione.
Sabino mi ronza intorno impacciato e, alla fine, si
decide a farmi la domanda che lo tiene sulle spine: « 'On Benì, diciteme 'na cosa: chillu signore arrivate cch'e e turiste, ca s'è 'ntruppato int'o loculo dell'inglese ch'è muorto, non è quel famoso giornalista, coso, llà, Ggenio?»
Decido di fargli il verso:
«'On Sabbì, e cche ne sacce ije?»
Deluso, s'allontana mormorando qualche improperio nella mia direzione e commiserandosi, giacché in questo posto nessuno sembra dargli retta. Una cosa è vera: il distinto signore dai capelli e dalla barba bianchi, dopo infruttuosi tentativi di scavarsi un rifugio, s'è collocato nella dimora del fu J.T. Stockwell.
Kramer, a modo suo, commemora Lucio Battisti: per
tutto il giorno canticchia nervosamente, quindi balbettando, : «I ra..agazz'aaa.all'uscita di sc...cuuola vendevano i l.l.lib..bri...». Si interrompe ogni tanto per ripetere la stessa frase: «Ca.. acchio, qu..quello sì ch'era un ca..canta..autore».
Verso sera, "Ggenio" esce dal rifugio con grossi
sacchi di plastica pieni di spazzatura. Indossa una tuta da ginnastica ed ha il volto e le mani pieni di polvere. Stacca la tenda fatta coi tappi di
birra e la introduce nell'ultimo sacco ancora aperto. Poi va a buttare il
tutto dietro i servizi igienici, nei cassonetti. Qui trova Sabino che,
servizievole, gli dà una mano. Ggenio lo ringrazia e lo invita in
casa a bere qualcosa. Sabino esulta e gli chiede:
«Sc'kusato, ma voje fòssite per caso il giornalista Ggenio Sc..?»
L'uomo lo interrompe:
«Shhht! Ora sono solo uno del Labirinto.»
Il loro colloquio s'interrompe.
Più tardi, mentre rientro per cenare vedo che i due stanno alzando un foglio di politene al posto della vecchia tenda. È l'unico recluso, il Ggenio, che ha la porta di casa trasparente. Strano.
Passiamo la serata accanto al fuoco. Siamo soltanto
in cinque ma, addirittura, è come se fossimo in tre, visto che
Filiberto e Melania si estraniano dal gruppo, continuando a baciarsi ed a
far progetti. Evaristo e Sabino dopo pochi minuti iniziano a litigare ed io m'annoio. Mi domando che ci resto a fare accanto al fuoco. Sto per andarmene ma desisto quando m'accorgo che sta avvicinandosi il nuovo arrivato.
«Salve, bella serata eh?»
Contraccambio il saluto e condivido a malincuore la considerazione finale. Poi aggiungo: «Stavo per andar via, stasera
è impossibile conversare».
L'uomo s'accoccola vicino al fuoco e mi prega di descrivergli il Labirinto. Finisco per riassumergli ogni cosa in pochi minuti. M'accorgo che non lo spaventa la possibilità di finire in pasto al Mino, né teme la reclusione perpetua. Deve avere un paio d'ali nascoste da qualche parte. Poi sentenzia: «Ho corso rischi ben più gravi ed ho conosciuto posti peggiori».
A queste parole decido ed eseguo all'istante: m'alzo e vado a dormire!