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Cattiverìe Minime dall'Era del Provvisorio.
di Ermanno Bartoli Rubrica ad aggiornamento settimanale          Perché Cattiverìe?>>>
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2 giugno 2005
In SeBook: Il Primo Libro di Barlow
Arroyo Grande e Quadri da Esposizione

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- Speciale "Genio e follia"
(un mito da sfatare)
Tra gli innumerevoli falsi “miti” (spesso inutili, ma il più delle volte deleteri) ve ne sono alcuni di veramente immotivati, e fuor anche da ogni illogica; forse è proprio per questo motivo che sono così duri a morire. Fra essi, uno dei più odiosi, in quanto tende a bloccare qualsiasi accesso ad una qualsivoglia “altra” considerazione di valore, è il mito che identifica la follia con il genio; mito grazie al quale ancor oggi si organizzano fior di incontri, meeting culturali e simposi. Così diventano geni un po’ tutti i folli e i malati che hanno scritto, dipinto, teorizzato, musicato ecc. Pur sottolineando che per me non esistono gerarchie di valore assoluto; quindi non esistono geni propriamente intesi, (se non, forse, proprio nelle stesse peculiarità umane della persona), riconosco alcune genialità che hanno avuto modo di manifestarsi nonostante, e non grazie (e qui sta la grandezza) ad una incipiente o manifesta “follia”.
Geni erano (a mio personalissimo avviso): Poe, Mussorgskij, Van Gogh, London, Ligabue, Munch…
Non erano geni (sempre a mio modesto e personalissimo avviso): Nietzsche, Schpenhauer, Baudelaire…
Mi si obietterà: perché i primi sì e i secondi no? Perché i primi sui propri tormenti… le debolezze, le paure e le follie, non hanno preteso di farci una filosofia; una religione o peggio una chiesa; anzi, hanno cercato con tutte le loro forze, e nonostante loro stessi, di prendere le distanze dal loro male. I secondi hanno fatto il contrario.. Ma il merito del giudizio (se di giudizio si tratta) non si ferma qui… i primi davano, e danno ancora, emozioni pure. Gli altri, a parte sofisticate e ginniche elucubrazioni mentali… fate voi.
E geni erano pure Turner, Emerson, Whitman, Thoreau, Ghandi, Novalis, Bethune, Lincoln, Muir, Frost, Puccini, Emily Dickinson, Camille Claudelle, Groddeck… cito a caso, trasversalmente alle diverse categorie. Ma questi, pur se qualcuno di loro era un poco originale (anzi, tutti loro erano un poco originali!), non erano affatto folli… ed erano, e sono, pure piacevoli e propositivi.
Non è vero per niente che la follia, o l’allucinazione aiutino la creatività. Tanto meno è vero se si parla di genio. I due elementi sono completamente slegati fra loro, e variano da individuo a individuo.
E se proprio si volesse attribuire il genio in base alla follia, credo che la palma di migliore di tutti, e di più grande, (teniamo presente che dipingeva)… ad Adolf Hitler non gliela toglierebbe nessuno. Ma “quello” lo sappiamo cos’era.
Per finire, una cosa lieta. Mi fa piacere registrare che da un po’ di tempo in qua, proprio nei simposi letterari e culturali, la dotta teoria del folle o del maledetto come genio sopraffino e inimitabile, ha cominciato a prendere i pugni sul muso, le distanze e i sonori fischi che si merita.

Ermanno Bartoli

Perché queste cattiverìe? (con l'accento sulla i)
Secondo l'astrologia, nell'equinozio di primavera del 1998 si è entrati nell'era dell'acquario; da questa data il sole non sorgerebbe più nella costellazione dei Pesci, come da 2000 anni accadeva, ma in quella dell'Acquario. Per gli astrologi, entrare in tale era significherebbe mettere piede in un'epoca di nuovi fermenti positivi e si preparerebbe per il mondo un lungo periodo di nuovo amore e di nuove spinte propulsive alla crescita e al benessere di ognuno. Di contro, chi ha occhi per vedere sta assistendo ad un progressivo "imbarbarimento" dei rapporti sociali e fra le nazioni, con un incremento esponenziale di guerre, terrorismo, disagi, disperazione  e precarietà generale. Nei paesi progrediti si sta andando verso quel "Medioevo prossimo venturo" che il prof. Roberto Vacca descrisse magistralmente in un suo libro oltre vent'anni fa. Il lavoro non è più una certezza né un diritto, le famiglie stentano a crescere e a formarsi... anzi si sfaldano sempre più sotto la spinta di trasferimenti coatti, quasi sempre immotivati, di masse di lavoratori che pur di portare a casa la pagnotta si sobbarcano migrazioni che hanno quale unico risultato quello di distruggere i rapporti umani coi loro cari e il tessuto sociale più in generale... La cultura è in via di azzeramento. Il tutto sotto l'arroganza globalizzante e sempre più incontrastata dei potenti.
Secche e brevi, a volte ironiche, queste cattiverìe hanno l'intenzione empirica di aprire varchi per un confronto su quanto sta avvenendo e sull'avanzata travolgente di tanti disvalori. E se qualcuno obietterà che la carne al fuoco è troppa gli dirò che ha ragione... La carne al fuoco è troppa. Ma così sta andando il mondo. E chissà che a parlarne non si esca dall'empirismo delle intenzioni per entrare in qualcosa di costruttivo.

 


Ermanno Bartoli poeta e scrittore, è  fra i migliori talenti del panorama culturale italiano indipendente ovvero fuori dai giri e dai "giochi di famiglia" dell'industria culturale. Fa parte di quell'Altra Italia che sogna un mondo culturale in cui trionfi soltanto il talento. Ha firmato per i SeBook Simonelli electronic Book la raccolta di racconti Il Primo Libro di Barlow e la raccolta di versi Arroyo Grande e Quadri da Esposizione: ambedue  disponibili su eBooksItalia.com

 

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